ANCONA – Il nuovo Dpcm in vigore dal 6 marzo ha portato dei cambiamenti per le cosiddette zone rosse. Ad esempio, tra le altre cose, è stata disposta la chiusura dei parrucchieri e dei barbieri. Ancona, così come la sua provincia, vive la zona rossa ormai da giorni e per questo motivo ha visto chiudere i propri parrucchieri. Come hanno recepito questa misura? Ne abbiamo interpellati tre che hanno messo in risalto vari aspetti.
Per Daniele Carlino, titolare de Le Nereidi: «Nessuno può avere la verità in tasca per indicare quale sia la strada migliore da percorrere per arginare l’aumento dei contagi. Certo è che le zone rosse a macchia di leopardo potevano essere una soluzione qualche mese fa, ora serve a poco questa sorta di lockdown parziale. Come si fa a dire che i parrucchieri vadano considerati un ricettacolo per il virus? Da mesi limitiamo gli ingressi, sanifichiamo ogni seduta, teniamo la clientela a 180 cm di distanza, sterilizziamo l’attrezzatura, teniamo perennemente la mascherina e osserviamo tutte le forme di cautela possibili e immaginabili. I clienti sono sconcertati, esprimono solidarietà perché le cose potevano essere gestite meglio. Prendete quello che sta succedendo con il vaccino ad esempio. Dispiace perché non crediamo che una barba, una piega o un colore favoriscano il virus, l’igiene personale è molto importante soprattutto in questa fase».
Silvio Forini di Silvio Coiffeur è più sintetico ma non per questo meno allarmato: «La logica delle chiusure non l’approvo e sono sincero. Non parlo solo del nostro settore ma un po’ di tutti. Personalmente avrei ridotto anche di più le postazioni di lavoro ma non avrei interrotto con una chiusura tempestiva. Dobbiamo anche considerare che le riaperture future provocheranno un esubero di persone e noi dovremmo imparare a far meglio gestendo quello che è nelle disponibilità».
Non poteva mancare il parere dello storico Giorgio Domenichelli di Acconciature Figaro: «Dopo il primo lockdown abbiamo fatto fatica a ripartire e probabilmente non siamo mai tornati ai livelli di prima. La gente ha paura, esce di meno, si limita a fare l’essenziale. Con queste premesse la clientela si abbassa e questa nuova chiusura potrebbe essere un colpo durissimo. Il mio pensiero va a a chi come noi condivide questo momento di difficoltà. Spero di riaprire il prima possibile, anche prima di questo provvedimento lavoravamo solo su appuntamento. È un’abitudine che avevamo dato ai clienti».