ANCONA – «Un presidio che vuole realizzare la sicurezza urbana, intesa come vivibilità del territorio e decoro dei contesti urbani più degradati». Con queste parole il nuovo questore di Ancona, Cesare Capocasa, ha illustrato gli obiettivi del nuovo servizio di pattugliamento del territorio da lui stesso avviato e condiviso con il prefetto di Ancona Darco Pellos e le altre forze dell’ordine.
La pattuglia, attiva già da oggi – 8 novembre – sarà operativa fino al marzo 2022, per il controllo delle aree del capoluogo marchigiano che presentano le maggiori criticità sul fronte dell’ordine pubblico.
Un servizio che andrà ad affiancarsi alle altre unità per il controllo del territorio e che vedrà anche l’ausilio delle unità cinofile e del reparto prevenzione crimine dell’Umbria. La pattuglia sarà operativa dalle 7 alle 24, con la possibilità di prolungare l’orario anche di notte, in particolari circostanze. A questo presidio si affiancherà anche il poliziotto di prossimità, di imminente istituzione.
Sotto la lente della questura, le zone centrali della città, come Piazza Cavour, Piazza Roma, Piazza del Plebiscito, Corso Garibaldi e via Catena, insieme alle aree periferiche, fra le quali il Piano San Lazzaro. «Sono realtà che richiedono una presenza preventiva sul territorio, per evitare che vengano commessi reati o condotte incivili» come quelli che si sono verificati negli ultimi mesi ad opera di gruppi giovanili.
Il questore, parlando con i giornalisti, ha rimarcato che «gli autori di tutti gli episodi sono stati scoperti e denunciati e abbiamo emesso provvedimenti, misure di prevenzione, avvisi orali, daspo urbani e fogli di via. Tutto quello che poteva essere fatto dal punto di vista repressivo è stato fatto. Non abbiamo alcun nervo scoperto, manca forse un tassello, che potrebbe essere questo progetto, la strategia di contrasto dell’esserci prima di coloro che hanno intenzione di realizzare comportamenti penalmente rilevanti o incivili».
Capocasa è tornato a sottolineare il fatto che la sicurezza urbana «deve essere partecipata, integrata» con il coinvolgimento «fondamentale degli esercenti per quanto può riguardare il discorso della movida», un tema, che come ha spiegato sarà affrontato in sede di comitato.
«Non possiamo pensare ad un controllo del territorio alla “vecchia maniera” – aggiunge – con controllo delle Volanti e del Radio Mobile, questo non è più efficacie», per questo occorre integrare i vari aspetti, come videosorveglianza, vigilanza privata, georeferenziazione dei reati, lo studio delle aree dove vengono maggiormente commessi i reati, per poi eseguire servizi specifici in quelle zone.
Insomma una collaborazione interforze, che «parte dalla questura, ma che viene integrata poi dall’arma dei carabinieri e dalla guardia di finanza» perché «bisogna fare sistema».