Ancona-Osimo

Payback, imprese marchigiane sul piede di guerra. Aform: «La situazione è drammatica, costo insostenibile»

Nelle Marche le ditte fornitrici di dispositivi sanitari devono pagare circa 22 milioni e 753mila euro relativi al quadriennio 2015-2018

Economia, soldi
Foto di fancycrave1 da Pixabay

ANCONA – Pmi marchigiane agguerrite in vista della scadenza del 30 giugno prevista per il payback, lo strumento di controllo della spesa pubblica per i dispositivi medici, che prevede, in caso di sforamento, un contributo da parte dei fornitori. Dalle garze alle siringhe, passando per le protesi ortopediche e cardiache, fino al materiale chirurgico, per le piccole e medie imprese attive nella fornitura di dispositivi sanitari il payback è una vera e propria scure che incombe e che rischia di far chiudere molte aziende.

«La situazione è drammatica» dice Cristiana Cori, imprenditrice e presidente di Aform, Associazione fornitori ospedalieri regione Marche, aderenti a Confcommercio e Fifo Confcommercio. Dalla costituzione, avvenuta il 22 dicembre 2022 proprio in vista della batosta del payback, sono già 22 le imprese aderenti.

Secondo una stima dell’associazione, nelle Marche le ditte fornitrici di dispositivi sanitari devono pagare «circa 22 milioni e 753mila euro relativi al quadriennio 2015-2018, con una stima media del 53% di impatto del payback sul fatturato 2022 della nostra associazione» spiega Cori, sottolineando come «le imprese marchigiane, appartenendo ad una regione piccola, risultano incredibilmente penalizzate in base al metodo di calcolo, infatti – spiega – inserendo il fatturato delle nostre aziende nella tabella di una regione come il Piemonte, ci troveremmo a pagare una cifra molto più bassa».

Cristiana Cori, presidente Aform Confcommercio

A livello nazionale è pioggia di ricorsi contro la norma del 2015 entrata in vigore quest’anno. Le aziende stanno presentando ricorso al Tar del Lazio e «nelle Marche sarebbero circa 200 quelle che hanno presentato ricorso. L’attuale Governo ha stanziato con il Decreto Energia delle risorse, ma per beneficiarne occorre ritirare il ricorso. Non possiamo farlo perché è collegato anche agli importi considerati negli splafonamenti – dice – dove sono finite anche le manutenzioni e le assistenze che non sono dispositivi medici, così come i beni pluriennali».

Secondo l’associazione per «il 99,9% delle imprese marchigiane attive nella fornitura di dispositivi medici» il payback è un costo non sostenibile e mettendo a bilancio questa voce di spesa «dovremo dichiarare la crisi aziendale e portare i libri in Tribunale. Le Pmi sono la colonna portante dell’economia italiana – osserva -, noi forniamo dispositivi partecipando a gare pubbliche con prezzi definiti, non possiamo conoscere il budget dell’azienda ospedaliera».

Le imprese chiedono di «rimodulare il decreto per salvare il nostro lavoro, quello dei nostri dipendenti e dell’indotto, non possiamo chiedere l’annullamento della norma, perché non è nelle possibilità del Governo», e si preparano a manifestare a Roma il 17 aprile.

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