ANCONA – Il Partito Comunista Italiano (sezione di Ancona) appoggia in pieno la proposta della Cna-Pensionati provinciale perché «l’ex ospedale cardiologico di via Baccarani sia destinato a scopi sanitari-assistenziali per anziani e disabili, dato che il capoluogo è gravemente carente di strutture per anziani». ll segretario del PCI Ruggero Giacomini ricorda la petizione di qualche anno fa sottoscritta da oltre 3mila cittadini in cui si chiedeva la stessa cosa, depositata dal Comitato “A. Paolinelli” sul tavolo del Sindaco di Ancona e del Presidente della Regione Marche.
In particolare nella petizione si denunciava «la mancanza cronica di posti letto e servizi per gli anziani e disabili ad Ancona» e si chiedeva che l’ex Cardiologico fosse «destinato ad una residenza sanitaria assistenziale ed una residenza protetta per anziani con un centro diurno, un hospice, un centro diagnostico polispecialistico e di primo intervento». La petizione denunciava il dato allarmante delle liste di attesa e la fuga da Ancona. «I tempi per ottenere un posto letto in una struttura – riportava la petizione – supera oggi i 7 mesi, un tempo improponibile per un anziano malato o invalido. Sono più di 250 gli anziani disabili anconetani costretti a ricorrere a un posto letto fuori dal capoluogo, con gravi disagi per le famiglie che vogliono assistere i propri parenti».
«Da allora sia la Regione che il Comune hanno dormito sonni profondi – denuncia Ruggero Giacomini – è ora che si sveglino». Passano infatti gli anni e uno dei contenitori vuoti della città continua a navigare nel degrado e nell’abbandono. Chiuso dal giorno del trasferimento definitivo del Cardiologico a Torrette (nel 2003), l’immobile attende di essere immesso di nuovo sul mercato immobiliare. A febbraio 2016 il consiglio comunale ha approvato la variante urbanistica che ne permette la trasformazione in residenze, uffici e negozi e, con il cambio d’uso, la Regione potrà mettere all’asta e vendere i 7 mila metri quadri dell’ex cardiologico di via Baccarani. Valore stimato in 5 milioni di euro. Sarà poi il nuovo proprietario a dover presentare un piano di recupero con un progetto dettagliato sulla ricostruzione del Lancisi.