ANCONA – Pensionati marchigiani sempre più anziani e poveri. La fotografia di questa realtà è stata scattata dall’Ires Cgil che ha elaborato i dati dell’Inps (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici). Le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale sono 559mila di cui 298mila pensioni di vecchiaia (pari al 53,3% del totale), 42mila pensioni di invalidità (7,6%), 120mila pensioni ai superstiti (21,5%), 16mila pensioni/assegni sociali (2,8%) e 83mila prestazioni a invalidi civili (14,8%). Negli ultimi 6 anni, il numero delle pensioni complessivamente erogate nella regione è diminuito del 3,4%, pari a circa 20mila prestazioni in meno (di cui 9mila pensioni da lavoro dipendente), con un calo superiore alla media nazionale. Diminuiscono in particolare le pensioni di anzianità (-1,7% pari a 5 mila prestazioni in meno) per effetto delle riforme che si sono succedute e che hanno innalzato i requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione.
In controtendenza al dato nazionale, diminuiscono anche le pensioni di invalidità, quelle di reversibilità e gli assegni sociali, mentre aumentano notevolmente le invalidità civili. L’età media dei pensionati si è alzata. Ciò è particolarmente evidente per l’età di coloro che sono stati lavoratori dipendenti: dal 2012 ad oggi, i pensionati con meno di 65 anni di età sono passati dal 16,8% al 10,5% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati dal 29,1% al 37,8%. L’importo medio delle pensioni vigenti nelle Marche è di 720 euro con valori medi che variano dai 925 euro medi delle pensioni di vecchiaia ai 406 euro delle pensioni e assegni sociali. Inoltre, gli importi delle pensioni sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali: -212 euro lordi medi mensili. Particolarmente significativa la differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti: -299 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali.
Differenze anche tra le province marchigiane: le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti passano da 974 euro medi nella provincia di Pesaro-Urbino, a 955 euro a Macerata, a 951 ad Ascoli Piceno, a 886 euro ad Ancona, fino a 873 euro a Fermo. Significativa anche la differenza tra uomini e donne: i primi percepiscono nelle Marche 951 euro di pensione, le donne arrivano a 558 ovvero mediamente 393 euro in meno ogni mese; una differenza che per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a 575 euro mensili. «Questi dati evidenziano come le diseguaglianze tra uomini e donne presenti nel mercato del lavoro si riflettano poi anche nella pensione. Emerge la condizione di difficoltà di migliaia di pensionati marchigiani che dopo una vita di lavoro, sono costretti a fare i conti con pensioni troppo basse. È evidente come le riforme che si sono succedute negli anni abbiano pesantemente penalizzato tanti lavoratori nell’accesso alla pensione» afferma Daniela Barbaresi, Segretaria della CGIL Marche.
Nelle Marche 387 mila prestazioni pensionistiche, pari al 69% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese (valori peggiori rispetto alla media nazionale): dunque, 7 pensionati su 10 percepiscono una pensione che non consente loro di superare la soglia della povertà. Una condizione pensionistica nella quale si rilevano notevoli le differenze di genere: mentre gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 49% del totale (45% a livello nazionale), per le donne tale percentuale sale all’83% (77% in Italia). «Il tema delle pensioni è stato recentemente oggetto del confronto con il Governo che a giorni dovrà varare i decreti attuativi per l’attivazione dell’APE social e volontaria, per la riduzione dei requisiti contributivi per i lavoratori precoci e per la revisione dei criteri per l’anticipo dei lavoratori impegnati in attività usuranti- riferisce Barbaresi-.
Restano alcune questioni ancora irrisolte come il numero di anni continuativi nelle attività gravose per accedere all’APE social, che rischia di escludere i lavoratori di interi settori come l’edilizia, così come i lavoratori disoccupati per scadenza del contratto a termine. È importante poi che si sia avviata anche la discussione sulle pensioni di garanzia per i giovani e per i lavoratori discontinui, su come favorire una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro, sulla rivalutazione delle pensioni in essere e sul riconoscimento ai fini previdenziali il lavoro di cura, causa principale della differenza di importi pensionistici tra uomini e donne. «Dopo anni di politiche discriminatorie che hanno tolto risorse ai pensionati e le tante mobilitazioni, con il verbale d’intesa sottoscritto a settembre scorso da Governo e Sindacati, abbiamo ottenuto l’estensione e l’aumento della quattordicesima per le pensioni contributive con redditi bassi e l’innalzamento dell’esenzione delle tasse nazionali e locali» dichiara Emidio Celani, Segretario SPI CGIL Marche.
Intanto, l’assemblea provinciale SPI Cgil di Ancona ha eletto a larga maggioranza Franco Sturani che entra così nella segreteria del sindacato dei pensionati. Sturani, 60 anni, originario di Ancona, ha ricoperto vari incarichi in CGIL: è stato segretario FP CGIL di Ancona, è stato componente della segreteria della Camera del Lavoro di Ancona e, da ultimo, segretario generale della SLC di Ancona. L’elezione di Sturani completa la segreteria provinciale dello SPI di Ancona: gli altri componenti sono Domenico Sarti, segretario generale, e Mina Fortunati.