ANCONA – Le Marche? Una regione «davvero poco gay friendly». Non ci pensa su mezzo minuto, Matteo Marchegiani, segretario generale di Arcigay Comunitas Ancona per rispondere alla domanda sulle condizioni della nostra regione. Il nostro giornale, www.CentroPagina.it, proprio nel mese del Pride, ha voluto indagare su quanto le Marche siano effettivamente amiche della comunità Lgbtq+.
«Se a Roma c’è la Gay street e a Milano è celebre via Lecco, beh, qui, nelle Marche, tutto questo non c’è. Certo – dice – ci sono bar e negozi Lgbtq+ friendly, dove ci si può incontrare e ritrovare, ma nei bar – ad esempio – può sempre capitare di trovare il ˈdeficiente di turnoˈ che ti insulta».
Ecco perché per la comunità arcobaleno sono più sicure le associazioni, «benché per queste gli spazi siano sempre troppo piccoli». È noto come la vicina Emilia Romagna abbia persino litorali e spiagge gay friendly, ma non è sempre tutto oro ciò che luccica. Qualche settimana fa, proprio in Emilia, a Parma, è balzato all’onore della cronaca la violenta reazione omofoba di un ragazzo alla vista di una coppia gay.
«Nel corso della mia esperienza, nelle Marche funziona così – evidenzia Marchegiani – Pesaro è abbastanza aperta, anche se uno degli ultimi episodi di omofobia ha coinvolto proprio il pesarese. Poi, c’è Ancona, che è claudicante e si pone (non solo fisicamente) nel mezzo tra il nord e il sud della regione.. A seguire, il maceratese in cui la situazione non è poi così rosea e Fermo ed Ascoli, ancora peggio in termini di spazi e accettazione verso persone Lgbtqia+».
Nelle Marche, però, la comunità arcobaleno può contare sulla presenza di serate itineranti e inclusive per tutti. Si chiama Teekanne, ma di cosa si tratta? «Di eventi in giro per la regione – spiega Giulio, uno dei fondatori – Tutto è nato nel 2014».
Il Teekanne, negli anni, ha preso sempre più piede: «Abbiamo iniziato con gli aperitivi della domenica e poi tutto si è trasformato in eventi itineranti per accontentare la comunità Lgbtqia+ di ogni angolo della regione».
Un’iniziativa, questa, nata – probabilmente – anche per sentirsi liberi di ballare in uno spazio considerato – per così dire – sicuro. A dire il vero, il Teekanne non è rivolto soltanto alle persone appartenenti alla comunità rainbow: «Alle nostre serate, ci sono anche uomini e donne eterosessuali. Il nostro scopo non è ghettizzare, tutt’altro. Vorremmo infatti che le persone siano incluse in una comunità più grande che è quella delle Marche. Al Teekanne, ognuno può sentirsi sé stesso e c’è libertà di espressione: ok a tacchi e maglie a rete, per esempio».
Ci si può vestire come più si preferisce, per ballare di fronte a drag queen su una musica di vario genere. Il Teekanne ha persino un proprio corpo di ballo e d’estate, solitamente, viene organizzato quasi un evento a settimana nei locali e nelle discoteche che decidono di aderire e di ospitare questo genere di feste: «Un tempo, da parte dei titolari delle disco, c’era più ritrosia e scetticismo, ora – invece – noto più apertura nei nostri confronti».
E se a Bologna uno dei più frequentati locali gay è il Red, nelle Marche, un locale fisso, manca: «Ormai è tempo di ricambio generazionale – scherza Giulio – Noi, a suo tempo, optammo per serate itineranti per accontentare un po’ tutti e anche perché – diciamolo – i marchigiani sono un po’ pigri. Per esempio, in inverno organizziamo poche feste, perché abbiamo notato che non si è così disposti a spostarsi. Però se in futuro sorgerà anche qui una discoteca gay tipo il Classic di Rimini, ben venga».