ANCONA – C’è una nuova «emergenza». Si chiama Psa, acronimo di Peste suina africana e la parola d’ordine, in questi casi, è “prevenzione”. La guardia è alta in tutta Italia, ma soprattutto in Lombardia, come ci spiega la dottoressa Maria Paola Cassarani, segretaria nazionale del Sivelp, il Sindacato Italiano Veterinari Liberi Professionisti. «Per impedire che il virus si diffonda nei nostri allevamenti e nelle nostre porcilaie è urgente sapere e procedere correttamente – dice Cassarani – Gli interventi devo essere attuati nel più breve tempo possibile, perché in Lombardia è concentrato la metà del patrimonio zootecnico suinicolo italiano».
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Dottoressa Cassarani, cosa sta succedendo?
«In queste settimane, e soprattutto in questi ultimi giorni, stanno comparendo nuovi casi di focolai di peste suina africana nelle aziende agricole e nelle porcilaie della Lombardia. È un problema enorme perché il virus sta circolando molto velocemente causando danni agli animali allevati, ma anche agli allevatori, agli agricoltori e a tutta la filiera».
Un problema solo del nord Italia?
«No, il patrimonio zootecnico suinicolo italiano è concentrato nel settentrione, ma offre lavoro a molte figure e condiziona l’andamento del mercato alimentare ben oltre la nostra nazione. Il prodotto della filiera suinicola è importante e un ipotetico crollo nella sua produzione determinerebbe a cascata un serio problema economico. Comprendere come la Psa si trasmette all’interno delle aziende ed evitare che la malattia si diffonda è l’emergenza a cui gli addetti ai lavori sono chiamati a rispondere nel rispetto e nell’attuazione delle norme di sicurezza e di biosicurezza».
Qual è, in questo caso, il ruolo dei veterinari?
«I veterinari libero professionisti che si dedicano al settore suinicolo sono consapevoli di quanto sia grave la situazione e stanno operando in sinergia con le Ats, veterinari pubblici dipendenti e operatori di stalla per contrastarne la diffusione. Per contenere la diffusione dei focolai sono state emesse dal Commissario Straordinario per la Psa numerose ordinanze che entrano nel vivo delle decisioni e forniscono indicazioni chiare, mettendo in atto delle misure stringenti».
Prosegua…
«Un chiaro esempio è l’aver vietato la movimentazione di suini se non verso il macello e il divieto di accesso agli allevamenti di qualsiasi automezzo e di persone compresi i medici veterinari, se non autorizzato».
Cosa si può fare, ancora?
«Rafforzare la collaborazione fra le persone che sistematicamente vivono e lavorano all’interno delle porcilaie e degli allevamenti zootecnici e la Regione. Le regioni coinvolte devono orchestrare la formazione, i rapporti e l’informazione tra gli operatori, i veterinari liberi professionisti e i veterinari delle Ats di riferimento per garantire in tempo reale interventi adeguati nell’area geografica interessata dall’emergenza e la messa in atto di procedure volte a bloccare i focolai e la diffusione. Nelle aziende a medio e alto rischio, ancora indenni, sarà importante attuare opere di prevenzione centrate sulla formazione degli operatori e la messa in atto delle procedute di biosicurezza fondamentali per impedire che la Psa possa circolare».