ANCONA – Le vittime erano arrivate al punto di non uscire di casa. Terrorizzate di incontrare gli aguzzini che per mesi li avrebbero minacciato di morte, picchiati con schiaffi e pugni e costretti a subire le peggio angherie come inginocchiarsi davanti a loro e fare ciò che gli veniva ordinato.
“Lí non ci devi andare”, “Non uscire di casa”, “Dammi i soldi delka paghetta”. Queste alcune delle minacce subite da almeno otto vittime, tutte minorenni. Con l’accusa di stalking e estorsione aggravata, in concorso, la Procura dei Minorenni di Ancona ha chiesto ed ottenuto cinque misure cautelari in carcere nei confronti di ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni (la maggiore età di uno è stata compiuta da poco ma era minorenne all’epoca dei fatti), tutti italiani, per aver picchiato, minacciato ed estorto denaro a dei loro coetanei, due addirittura affetti da una minorazione psicofisica.
«Le vittime sono state anche minacciate di morte – ha detto il procuratore dei Minori Giovanna Lebboroni – con tanto di spiegazione sulla fine che gli avrebbero fatto fare. Tra le minacce dicevano ai ragazzi che li avrebbero messi in un sacchetto». L’indagine è partita a fine 2019 e ha visto impegnata la Squadra Mobile dorica diretta da Carlo Pinto e la polizia giudiziaria della procura minorile. Per gli stessi reati sono indagati a piede libero altri 8 minori. Gli episodi si sono consumati ad Ancona, in centro città, nei quartieri periferici e anche in una scuola superiore del capoluogo dorico. Gli atti e i fatti accaduti sono stati ritenuti molto gravi dalla Procura, e commessi nell’arco di un anno e mezzo, interrotti solo durante il lockdown. Oltre allo stalking e all’estorsione sono contestate la violenza privata, le lesioni e le minacce che hanno indotto le vittime in una situazione di paura, di terrore, al punto di non voler più uscire di casa.
Quando la banda veniva in contatto con loro venivano picchiati, minacciati e veniva loro estorto del denaro. Tra chi ha subito le angherie anche due minori con disagi psichici e cognitivi, il che ha reso gli atti persecutori penalmente più gravi. Perfino la madre di uno dei ragazzi bersagliati è finita nel mirino della gang. La donna è stata minacciata e vessata con parole irripetibili. I fatti sono stati efferati, le vittime costrette a consegnare somme di denaro sia per le strade che in ambito scolastico (sono state consumate decine e decine di estorsioni) nonché prostrate ed umiliate, in alcuni casi costretti ad inginocchiarsi sotto la minaccia di morte e la descrizione dettagliata di come avrebbero fatto ad ucciderli.
Secondo la Procura dei Minori le misure cautelari applicate ai cinque adolescenti sono state necessarie in quanto gli indagati non avrebbero interrotto le loro azioni criminose commesse per così tanto tempo e, soprattutto, le vittime non avrebbero avuto una probabile certezza dell’interruzione delle loro azioni ai loro danni. Non si sarebbe potuto dire, con una elevata probabilità, nemmeno che queste persone non avrebbero commesso altri reati della stessa specie, accertati nel procedimento, nei confronti di altre potenziali vittime.
Giovedi mattina, i poliziotti della Squadra Mobile hanno raggiunto i cinque (dei 13) indagati nelle loro abitazioni e, dopo le formalità di rito avvenute negli uffici della Questura di Ancona, sono stati tradotti presso gli Istituti Penali per Minorenni di Bologna, Napoli e Roma. Mercoledì affronteranno l’interrogatorio di garanzia assistiti dai propri avvocati.
«L’ottica deve essere sempre quella del recupero di questi ragazzi – ha commentato la Lebboroni – lavorando anche per una rieducazione».
(Servizio aggiornato alle 15.40)