Ancona-Osimo

Arriva la pillola anti-Covid. L’infettivologo Giacometti: «Dovremo sempre più confidare sull’efficacia»

È distribuito da oggi l'antivirale Molnupiravir. Il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette chiede che la gestione degli antivirali sia affidata a medici generici e Usca. «Il virus ormai è endemico»

ANCONA – Sarà distribuito alle Regioni da oggi, 4 gennaio, l’antivirale Molnupiravir (la cosiddetta pillola di Merk – anti Covid) autorizzato da Aifa (Agenzia italiana per il farmaco) nei giorni scorsi insieme all’estensione dell’impiego di un altro antivirale, il Remdesivir.

I due farmaci saranno impiegati per il trattamento di pazienti affetti da Covid-19 non ospedalizzati, con malattia lieve-moderata, che si è manifestata da pochi giorni e con condizioni cliniche che rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo della malattia grave.

Molnupiravir e Remdesivir: come si utilizzano

Il Molnupiravir è un antivirale orale da utilizzare entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi per 5 giorni di trattamento. Il Remdesivir è un antivirale ad infusione endovenosa già utilizzato, recentemente autorizzato da Ema (Agenzia europea per i medicinali) con un’estensione per il trattamento dei malati non in ossigeno-terapia ad alto rischio di Covid-19 grave (finora era usato per i malati con polmonite con supporto respiratorio): il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi, per 3 giorni di trattamento. Per entrambi i farmaci l’Aifa ha previsto un Registro di monitoraggio per la prescrizione del farmaco.

I dubbi dell’infettivologo Andrea Giacometti

Andrea Giacometti, primario Clinica Malattie Infettive Torrette

«Accolgo favorevolmente la decisione dell’Aifa, ma diversi punti sono ancora da decidere e non mancano zone d’ombra», afferma il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette, Andrea Giacometti. Il professore esprime però dubbi sulla distribuzione e somministrazione dei farmaci adottata a livello nazionale ed invoca per questi due antivirali l’opportunità di una gestione ad opera dei medici di famiglia e delle Usca.

«Il Molnupiravir, farmaco somministrabile per via orale ed efficace, peraltro nemmeno tanto, solo se assunto nei primissimi giorni dall’insorgenza dei sintomi – spiega -, dovrebbe essere gestito, a mio avviso, completamente dai medici di medicina generale e dai medici delle Usca. Purtroppo invece è previsto il monitoraggio attraverso i Registri Aifa e temo che questo produrrà il coinvolgimento dei Centri di Malattie Infettive con perdita di tempo ed ulteriore intasamento dei Centri».

L’infettivologo fa notare che i medici di famiglia e quelli delle Usca spesso si trovano a visitare pazienti «che forse non sono neanche più al primo giorno di malattia» e che con la procedura che si profila «il medico dovrà comunicare la richiesta di fornitura del farmaco all’infettivologo (probabilmente compilando un modulo informatizzato). L’infettivologo dovrà poi compilare la richiesta nel Registro Aifa e darne comunicazione alla Farmacia Ospedaliera e il paziente (o chi per lui) dovrà recarsi presso il Centro di Malattie Infettive per ritirare l’impegnativa e poi recarsi presso la Farmacia Ospedaliera per prelevare il farmaco».

«Tutto questo – aggiunge – sperando che non venga richiesta anche la visita medica da parte dell’infettivologo per la conferma dell’idoneità alla terapia, perché i servizi ambulatoriali per Covid-19 sono già in difficoltà per il grande incremento di richieste di somministrazione di anticorpi monoclonali».

Per quanto riguarda il Remdesivir, «la cui reale efficacia contro il Coronavirus SARS-CoV-2 è sempre rimasta piuttosto imprecisata, le cose potrebbero essere ancora più complicate – spiega – perché la somministrazione è soltanto per via endovenosa. Dubito che, stante l’attuale situazione carenziale di organico, i Centri di Malattie Infettive possano accogliere pazienti che per tre giorni si dovrebbero presentare per le infusioni. Peraltro la reale efficacia del Remdesivir non è chiaramente dimostrabile neanche quando viene infuso per cinque giorni, sebbene finora di solito sia stato usato non nelle primissime fasi di malattia (come sarebbe logico), in quanto il paziente doveva essere in condizioni tali da necessitare il ricovero».

Giacometti sugli antivirali: «In futuro dovremo sempre di più confidare sulla loro efficacia. Il virus è ormai endemico»

In ogni caso, «a parte i miei dubbi ed i miei timori su come verrà organizzata la distribuzione-somministrazione degli antivirali ai soggetti non ricoverati, ritengo che in futuro dovremo sempre di più confidare sulla loro efficacia, perché con quello che sta succedendo in questi giorni sembra probabile che la strategia vaccinale, seppur efficace nel ridurre forme gravi e decessi, si stia comunque trasformando in una lunga rincorsa delle varianti virali».

Secondo Giacometti «il virus è ormai endemico e, a meno che non si trovi un vaccino con effetto veramente duraturo, potremmo essere costretti a ripetere la vaccinazione più volte nello stesso anno (cosa che ritengo poco praticabile nell’intera popolazione). Un virus endemico può essere considerato come un batterio endemico (es. lo Streptococcus pyogenes) che quando ti causa infezione lo elimini con un antibiotico (in questo caso sarà un antivirale). Potrebbe essere una strategia accolta favorevolmente anche dai no-Vax. Unico dubbio: il prezzo imposto dalle case farmaceutiche».