ANCONA – Conoscenza, dialogo, condivisione, sì alle nuove tecnologie senza escludere però immaginazione, comunità e valori. È questo essenzialmente il messaggio rivolto ai giovani da due fonti più che autorevoli: Sauro Longhi, rettore dell’Università Politecnica delle Marche e docente di robotica, e Ivano Dionigi, professore emerito e già direttore dell’Università di Bologna Alma Mater Studiorum.
L’occasione è stato l’incontro promosso dall’Ateneo dorico in collaborazione con l’Accademia Marchigiana di Scienze Lettere e Arti, focalizzato sulla necessità di creare un punto di incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica in una società che tende alla formazione specialistica con il rischio che creare professionisti preparatissimi nella loro materia, ma confinati nel proprio mondo.
Occorre superare timori e divisioni, ha detto il rettore Sauro Longhi, rivolgendosi agli studenti che hanno affollato l’aula A della Facoltà di Economia. «La differenza è un valore, mentre l’omologazione non porta da nessuna parte», ha aggiunto Longhi. Che prosegue: «Oggi siamo 8 miliardi di persone pensanti», un potenziale inespresso, «che dobbiamo capire come trasformare nella capacità di condividere e comprendere le differenze al di là di lingue e religioni diverse».
«Questo fa parte del futuro di voi ragazzi» ha detto rivolgendosi agli studenti, ai quali ha ricordato che nel momento in cui si crea isolamento si creano problemi. «Avete davanti un mondo che sta cambiando, le tecnologie stanno cambiando la nostra vita, ma i robot non potranno mai sostituisci perché non riusciremo mai a creare una macchina in grado di sognare».
Per il rettore della Politecnica la libertà di sognare e immaginare rende l’uomo unico.
«I robot possono aiutarci però sono soltanto strumenti per vivere meglio per darci soluzioni migliori». Longhi ha infine invitato i ragazzi a non farsi vincere dalla paura, ricordando le vicende dell’olocausto e spiegando che la stessa facoltà di Economia sorge su quella che era una caserma convertita poi in luogo di cultura.
Dionigi ha evidenziato la necessità di creare un dialogo tra saperi diversi, scientifico e umanistico, per non incorrere nel paradosso che due premi nobel di discipline diverse non siano in grado di capirsi fra di loro. «Il ruolo del nuovo umanesimo – ha detto – è quello di unire i due saperi e metterli insieme».
Il pensiero umanistico «deve saldare l’anello che non tiene nella tecnologia», ovvero quello dei valori di libertà giustizia e felicità.
Sulla questione della fuga di cervelli il professore dell’Alma Mater Studiorum ha posto l’accento sul fatto che non vengano trattenuti e ha ricordato che «quando i neo laureati se ne vanno all’estero non se ne vanno gambe e braccia, ma se ne vanno teste».
Per quanto riguarda la tecnologia, il professor Dionigi ha spiegato che rappresenta «una grande potenzialità, ma bisogna far capire ai giovani ciò che gli manca se non curano anche l’altra metà, ovvero il loro sogno, la loro poesia e soprattutto che ruolo hanno oggi alcuni valori di cui non si parla più come la libertà, l’uguaglianza e la felicità. Occorre rispondere a queste domande, occorre andare al cuore del problema».
«Oggi, il rischio grave di queste tecnologie è quello di creare degli eremiti di massa, mentre è necessario creare delle comunità, queste però non si costruiscono attorno ai click, ma attorno ai valori che si chiamano giustizia, libertà e felicità: se si toccano questi tasti i giovani rispondono».