Ancona-Osimo

Regionali: dimissioni di Ricci da europarlamentare, botta e risposta Ciccioli-Mangialardi

L'Europarlamentare in quota FdI invita il collega a iniziare la campagna elettorale regionale senza il 'paracadute' dello scranno di Bruxelles. La replica del vicepresidente del Consiglio regionale del Pd

ANCONA – La polemica del giorno su vista elezioni regionali registra un botta e risposta tra l’europarlamentare di FdI Carlo Ciccioli, e il vicepresidente del consiglio regionale delle Marche, Maurizio Mangialardi, in quota Pd. Motivo del contendere le dimissioni o meno da europarlamentare del candidato Matteo Ricci.

La polemica

«Quali siano i problemi di Matteo Ricci legati ad ‘affidopoli’ sono piuttosto chiari e, seppur da garantista, non posso dimenticare che uno dei maggiori refrain del Pd è che loro, in particolare Ricci, sono migliori di noi. Per questo invito il candidato unico del Pd a dimettersi da parlamentare europeo. Tanto ha dichiarato che vince, quindi l’immunità parlamentare non gli serve. Suvvia Matteo, dimostra con i fatti il coraggio, io la chiamerei arroganza, che ti attribuisci ogni due per tre. Andiamo insieme a protocollare le tue dimissioni, così i marchigiani sapranno con certezza assoluta che non imiterai Ida Simonella e tanti altri tuo compagni di partito che hanno dichiarato che non si sarebbero dimessi in caso di sconfitta salvo poi farlo. Ripeto tanto hai detto che vinci, quindi non farai altro che anticipare ciò che sarai chiamato a fare a ottobre.

La verità è che non lo farà perché in primis perderà e, in conseguenza di ciò, molto utile sarà l’ombrello dell’immunità parlamentare, metti caso che l’inchiesta ‘affidopoli’ si complichi, non si sa mai, meglio rimanere ben ancorato al seggio europeo. L’ultimo pensiero lo dedico al Movimento 5 Stelle e al resto dei partiti del centrosinistra, satelliti nel migliore dei casi, vassalli alla corte di Ricci nella realtà. Oltre qualche comunicato con parole di fuoco non possono fare. È già tutto deciso, Ricci ha il programma, è il testimonial, è l’uomo solo al comando, e a tutti gli altri non resta che recitare una parte in commedia, meglio sarebbe dire una tragedia, fingendo dissapori, fibrillazioni, punti programmatici conquistati, ma in realtà ossequiare l’unico candidato possibile di una ritrovata, finta, unità del Pd, accettando l’inaccettabile. Del resto nel Matrix di Ricci, o nel più borghese Marchese del Grillo, lui è lui e tutti gli altri, marchigiani compresi, non sono un…». Questa la dichiarazione dell’europarlamentare di FdI, on. Carlo Ciccioli, in replica alle dichiarazioni dell’on. Matteo Ricci durante il suo annuncio di candidatura.

La replica

«Matteo Ricci non è oggetto di alcuna indagine. Inoltre, per ciò che concerne l’opportunità politica, in molti hanno ricordato casi analoghi e ben più significativi di esponenti del centrodestra che si sono candidati per un nuovo ruolo senza dimettersi previamente da quello che ricoprivano precedentemente. Gli ex assessori regionali Castelli, Carloni e Latini, protagonisti nel 2022 della ‘grande fuga’ da Ancona a Roma, essendosi candidati al Parlamento senza ovviamente aver dato le dimissioni. Per carità, in modo del tutto legittimo. Ancora Francesco Acquaroli che nel 2020 era parlamentare della Repubblica e che si è candidato contro di me senza dimettersi. Dimissioni che sono arrivate solo il 22 ottobre 2020, ovvero più di un mese dopo la data delle elezioni regionali del 20 settembre 2020. Lo stesso Carlo Ciccioli, candidatosi da consigliere regionale per le Elezioni europee dell’8 e 9 Giugno 2024, essendo poi risultato eletto. Ebbene, non solo Ciccioli non si è assolutamente dimesso all’atto di accettazione della candidatura, come invece sollecitato di fare al suo collega Ricci, ma si è aggrappato con le unghie e con i denti alla sua poltrona anconetana. Pensate che la presa d’atto delle sue dimissioni risale a quasi due mesi dopo, nella seduta dell’Assemblea Legislativa del 30 luglio 2024. Ricordo bene, da consigliere regionale, che per settimane tutti si chiedevano come mai Ciccioli non avesse ancora dato le proprie dimissioni. Ricordo la preoccupazione dei suoi colleghi di partito e di maggioranza, che avevano festeggiato e brindato per la sua elezione a Bruxelles e che attendevano con ansia il suo trasferimento dai banchi del Consiglio regionale a quello del Parlamento europeo», conclude Mangialardi.