ANCONA – Lo spostamento della campata centrale era emerso 40 minuti prima che il ponte crollasse e sia gli operai che il responsabile del cantiere si erano accorti. Quaranta minuti di errori durante i quali si poteva disporre la chiusura dell’autostrada ed evitare la morte dei coniugi Emidio e Antonella Diomede. A più di un anno dalla tragedia, emergono dettagli sul crollo del cavalcavia 167, avvenuto in A14 il 9 marzo 2017, tra i caselli di Ancona sud e Loreto. Il particolare, in parte già evidenziato nella relazione della commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’ex senatrice Camilla Fabbri, è emerso oggi durante il controesame dei tre operai romeni al lavoro quel giorno sul ponte (due della Delabech e uno della Nori) e rimasti feriti, già sentiti a novembre dalla procura con la formula dell’incidente probatorio. Dello spostamento non sarebbe stata data alcuna informazione alle figure preposte per legge come il direttore dei lavori. Questa la tesi della procura. In quel frangente, il responsabile del cantiere, resosi conto dell’anomalia, ha telefonato ai vertici della Delabech, inviando foto con il cellulare per indicare le anomalie presenti. Sarebbero stati poi i vertici dell’azienda a fornire le indicazioni per risolvere il problema. Nei 40 minuti si sarebbe quindi provato a risolvere l’anomalia riscontrata in autonomia. A stabilirlo con certezza toccherà comunque all’autorità giudiziaria.
Oggi il controesame degli operai, davanti al gip Antonella Marrone, si è concluso dopo oltre tre ore e durante le quali i tre operai hanno risposto alle domande degli avvocati della difesa. L’inchiesta, che vede 42 indagati tra persone fisiche (in tutto 38) e società (che sono 4, Autostrade per l’Italia, Delebech, Pavimental e Spea Engineering) per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni colpose e violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, si avvia alla fase della chiusura delle indagini preliminari. La procura (titolare del fascicolo è il pm Irene Bilotta) procederà con la richiesta o meno del rinvio a giudizio. La filiera delle responsabilità emerse oggi conferma solo parzialmente quanto già detto in commissione parlamentare nella fase di innalzamento del ponte 167 dove era emersa una cattiva organizzazione della sicurezza. In commissione era stato ricostruito che il cedimento di uno dei quattro martinetti, che hanno portato poi al crollo, era avvenuto alle 13. I martinetti reggevano la struttura, di 400 tonnellate, che ha avuto una torsione con sbilanciamento, quella che ha portato poi al crollo della struttura stessa. Intanto i familiari dei coniugi morti per il collo del ponte, rappresentati dall’avvocato Vincenzo Maccarone, sono stati risarciti e sono usciti dal procedimento. È invece del 14 aprile scorso il montaggio del nuovo ponte 167, ancora chiuso al transito e in attesa del collaudo che consentirà la riapertura.