ANCONA – Saranno demoliti i silos utilizzati per i traffici di cereali nella darsena Marche dell’area commerciale del porto. Tra i cilindri di cemento, scompariranno anche quelli dove gli artisti Blu ed Ericailcane erano intervenuti con rulli e colori realizzando l’opera Bottles. Anni fa Blu aveva iniziato l’opera realizzando la prima “bottiglia” ed Ericailcane aveva concluso il lavoro intervenendo sul secondo silos. «La street art è interessante – sottolinea il presidente dell’Adsp Rodolfo Giampieri – ma nasce e muore a seconda delle destinazioni urbanistiche dei luoghi e questo gli artisti lo sanno. Desideriamo incontrare entrambi e chiederemo loro un’altra opera all’interno del porto».
Perché questa decisione? Il 31 dicembre 2019 scadranno le concessioni alle società Silos Granari della Sicilia srl e Sai srl che gestiscono i silos utilizzati per i traffici dei cereali. Su queste concessioni e sull’utilizzo degli spazi portuali su cui sono situati i silos, 34 quelli di Silos Granari Sicilia, alti 20 metri, 12 quelli di Sai con un’altezza di 44 metri, è stato approvato all’unanimità dal Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale un indirizzo sulla futura destinazione dell’area che, nel complesso, ha una superficie di 33 mila metri quadrati. Con le società concessionarie degli impianti, l’Autorità di sistema portuale, alla sottoscrizione delle concessioni a gennaio 2016, s’impegnò infatti a comunicare 18 mesi prima della scadenza le proprie valutazioni sulla futura destinazione di queste aree demaniali che sarà definita nel nuovo Piano regolatore portuale.
«Il Comitato di gestione – chiarisce Giampieri – ha deciso che eventuali domande di concessione che dovessero pervenire rispetto agli impianti in questione non potranno essere valutate positivamente. I motivi sono molteplici, ma finalizzati a rafforzare la competitività e il rapporto porto-città, e a creare nuovi posti di lavoro». Diversi gli elementi che sono stati presi in considerazione dal Comitato di gestione per esprimere la valutazione.
«In primis – spiega Giampieri – è stata valutata l’esigenza complessiva del porto di disporre di spazi adeguati e sufficientemente dimensionati per sviluppare le tipologie di traffico che caratterizzano lo scalo. Questa esigenza troverà una risposta nel prossimo Piano regolatore portuale che dovrà tenere conto anche del nuovo dinamismo rispetto alla trattativa sull’area ex Bunge, ulteriori 49 mila metri quadri di area industriale dismessa, strategicamente importante in un porto alla continua ricerca di spazi».
«Inoltre il Piano regolatore comunale – spiega Matteo Paroli, segretario generale dell’Adsp – prevede la demolizione dei silos, che nel frattempo possono essere solo oggetto di interventi di manutenzione e conservazione. La manutenzione straordinaria avrebbe un costo oneroso, pari a circa 7 milioni di euro. E l’analisi dei dati tra il 2010 ed il 2017 dei traffici nazionali del settore cerealicolo rispetto alla portualità adriatica ha evidenziato la sempre maggiore concentrazione del traffico negli scali di Ravenna (1,9 milioni di tonnellate nel 2017) e Bari (1,6 milioni di tonnellate nel 2017)». In confronto, il porto di Ancona ha movimentato 217 mila tonnellate, con un trend negativo rispetto al 2016. Dal primo gennaio ad oggi sono state movimentate solo 18.314 tonnellate.
«Adotteremo – assicura Giampieri – tutte le azioni necessarie per favorire il riassorbimento dei 12 dipendenti che lavorano nei silos, anche presso altre imprese che operano nel porto. Sarà anche posta forte attenzione alla tutela del lavoro delle persone occupate nell’indotto». In questo anno e mezzo, «decideremo la futura destinazione dell’area, dove ora insistono i silos, che sarà definita nel nuovo Piano regolatore portuale. In futuro l’area sarà sicuramente sfruttata in maniera più intensa per la parte commerciale del porto e per creare nuovi posti di lavoro».