Ancona-Osimo

Porto di Ancona, sequestrate 280mila mascherine non a norma

I presidi sanitari erano a bordo di un tir bulgaro. Il mezzo è stato controllato dalle Fiamme Gialle non appena sbarcato da una motonave proveniente dalla Grecia

Alcune delle mascherine sotto sequestro al porto di Ancona

ANCONA – L’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli (ADM) e la Guardia di Finanza proseguono nelle attività ispettive all’interno del porto dorico al fine di contrastare i traffici illeciti. Uno dei settori sotto controllo è riferito all’importazione e alla conseguente messa in commercio dei dispositivi di protezione individuale idonei a contrastare l’emergenza sanitaria covid-19.

A seguito di approfonditi riscontri sui prodotti trasportati, i funzionari dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e i militari della Guardia di Finanza hanno individuato, all’interno di un autoarticolato bulgaro appena sbarcato da una motonave proveniente dalla Grecia, 280.000 mascherine facciali chirurgiche completamente sprovviste della marcatura CE, in violazione dell’art. 18 Reg. UE n. 2017/746. I presidi sono stati sottoposti a sequestro amministrativo.

L’apposizione della marcatura «CE» sui dispositivi di I classe, come le mascherine, è obbligatoria in base alla normativa comunitaria di settore, e viene attestata dal produttore per mezzo della dichiarazione di conformità ai requisiti di sicurezza e salute previsti dalle relative disposizioni europee. Ai fini della procedura, è necessaria la registrazione presso il Ministero della Salute sia del fabbricante che del dispositivo.

La marcatura «CE» costituisce, quindi, una certificazione di qualità con la quale il fabbricante, sotto la propria responsabilità e in conseguenza delle opportune verifiche, dichiara che la merce è conforme a tutti i requisiti di sicurezza previsti dalla normativa.

Tale sistema di garanzia di qualità per il consumatore viene purtroppo spesso aggirato da molteplici aziende produttrici con l’indicazione di un marchio/logo molto simile a quello «CE» originale, volto ad ingannare i consumatori ingenerando l’erronea convinzione di acquistare merce regolare e sicura per la salute.

Alla ditta responsabile dell’immissione in commercio è stata quindi contestata la violazione dell’art. 23 comma 7 del D.lgs. 46/97, con l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 21.400 euro a un massimo di 128.400 euro.

L’attività svolta dai funzionari dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e dai militari della Guardia di Finanza ha garantito un efficace presidio di legalità per la repressione dei traffici illeciti all’interno del porto dorico.