L’Italia è una Repubblica fondata sul tirocinio. Si potrebbe parafrasare così l’articolo 1 della Costituzione per raccontare la vicenda dei tirocinanti degli uffici giudiziari, circa 1500 persone in tutta Italia. La loro storia inizia nel 2010 quando vengono avviati i primi bandi, finanziati con i fondi sociali europei, per reclutare soggetti disoccupati o in cassa integrazione da inserire nei vari tribunali del territorio. Il loro tirocinio formativo prevedeva un rimborso spese di 400 euro lordi mensili e il compito di aiutare il personale di ruolo degli uffici giudiziari.
L’esperimento funziona e tra rinnovi vari e promesse di assunzione si va avanti così per 8 anni fino a tutto il 2018, quando scade l’ennesima borsa lavoro e nel 2019 i tirocinanti perdono il posto. Dal Ministero della Giustizia finora nessuna risposta, nonostante l’annuncio fatto lo scorso anno dell’allora Ministro Orlando di «aver inviato la richiesta di procedere all’assunzione nel 2018 di 300 operatori giudiziari». Un reclutamento da avviare «mediante le liste dei centri per l’impiego, attraverso una corsia preferenziale per i tirocinanti che hanno completato il percorso presso l’ufficio per il processo negli uffici giudiziari».
Buone intenzioni cui non sono seguiti fatti concreti. E dopo otto anni di formazione i tirocinanti si trovano ora senza occupazione e soprattutto senza alcun sussidio di disoccupazione, non essendo considerato il loro un lavoro subordinato. Alcune regioni come Calabria, Lazio e Abruzzo nel frattempo si sono prese direttamente carico del problema avviando a proprie spese l’ennesimo tirocinio formativo, ma nel resto d’Italia la situazione è in fase di stallo.
Nelle Marche sono circa 45 gli operatori giudiziari rimasti a casa, di cui una quindicina nella provincia di Ancona. «Abbiamo avuto diversi incontri con il governatore Ceriscioli e con alcuni parlamentari marchigiani tra cui Alessia Morani e Piergiorgio Carrescia – spiega uno dei tirocinanti coinvolti – ma per ora nessuna novità. Si stima che le carenze negli uffici giudiziari siano di quasi 9000 unità, è evidente la necessità di immettere nuovo personale e chiediamo di non disperdere le professionalità acquisite».
Anni di tirocini e milioni di risorse pubbliche spese per la loro formazione, ma i “precari della giustizia” italiana dopo aver sperato nella stabilizzazione ora rischiano la beffa.