ANCONA – È stato presentato stamattina, ad Ancona, nella sede della Cgil Marche, il dossier statistico sull’immigrazione 2021, con focus specifici sulla situazione e le condizioni dei migranti che vivono nelle Marche. Il rendiconto annuale, come di consueto, è stato realizzato dalla cooperativa sociale Idos, grazie al supporto dell’8xmille Chiesa Valdese, il Centro studi Confronti e l’Istituto di studi politici S. Pio V.
Tante le persone intervenute, a cominciare dalla dottoressa Grazia Branca della Prefettura di Ancona e dall’assessore ai Servizi sociali del capoluogo, Emma Capogrossi. Presenti in sala i rappresentanti dei sindacati, alcuni dei quali collegati anche da remoto, come pure persone che si occupano di accoglienza e progetti dedicati all’inserimento delle persone straniere.
Branca, che dirige proprio l’area IV, Tutela dei diritti civili, Cittadinanza e Immigrazione, della Prefettura dorica ha relazionato le azioni messe in campo dall’Ente, facendo riferimento, in particolare, a due bussole per coordinare e orientare gli interventi: il Testo unico sull’Immigrazione del 1998 e il Decreto 142 sull’Accoglienza del 2015. Nella panoramica generale, la dottoressa ha illustrato le fasi dell’accoglienza preliminare, nei cosiddetti Hot Spot, dove avvengono le prime operazioni di soccorso e assistenza ai migranti, che poi vengono trasferiti nei centri di prima e seconda accoglienza, gestiti più direttamente dagli enti locali. Per poi arrivare ai Cas (Centri di accoglienza straordinaria), diretti generalmente da cooperative e associazioni, che rappresentano strutture temporanee prima degli ulteriori transfer. La Prefettura si occupa di compiere ispezioni, verificare che le cose funzionino correttamente e che vengano rispettate le regole. Naturalmente il Covid ha inciso in maniera pesante sull’accoglienza ai migranti, ma non ha comunque impedito di attivare (balzando alle più recenti cronache) i corridoi umanitari, come nel caso dei profughi afgani.
Capogrossi, invece, ha fornito uno spaccato di come vengono gestite le varie fasi dal Comune di Ancona e dai Servizi sociali di riferimento, rafforzando il concetto che per svolgere al meglio le operazioni di accoglienza e integrazione, è decisivo un coordinamento tra enti, una sinergia tra istituzioni. Nel capoluogo c’è una presenza massiccia di persone straniere, dunque per l’allestimento dei Cas si cercano soluzioni che possano essere diffuse e non concentrate, anche per governare meglio il fenomeno. «Il percorso di accoglienza va costruito insieme – ha sottolineato l’assessore -. Non basta aprire le porte per garantire integrazione e convivenza. Servono strumenti, idee e fondi».
Un flash anche sui minori: il Comune ha aumentato a 42 posti la disponibilità di ospitare ragazzi stranieri non accompagnati, nell’ambito dei progetti Sai (Sistema Accoglienza e Integrazione), «compiendo uno sforzo importante e non solo in termini economici».
Dossier statistico 2021 sull’immigrazione: focus italiano e il parere dei sindacati
Per Claudia Mazzucchelli, segretaria della Uil regionale, che ha parlato anche a nome delle altre organizzazioni sindacali Cgil e Cisl, il report rappresenta «un lavoro estremamente importante perché i numeri fotografano una realtà molto spesso mal percepita o volutamente distorta – ha detto -. E allora si parla di invasione, di sostituzione etnica quando i numeri raccontano un’altra storia».
Ed è entrata nel dettaglio: «Intanto gli stranieri presenti sul territorio italiano sono meno di quelli percepiti e meno di quelli presenti in molti altri Paesi europei come Spagna, Germania, Regno Unito o Lussemburgo. Il lavoro degli stranieri vale 134 miliardi e incide per il 9% sul PIL italiano (dati fondazione Leone Moressa). Se guardiamo poi al 2020 abbiamo il più basso numero di permessi di soggiorno a non comunitari rilasciati negli ultimi 10 anni, 106.500. Calano anche i permessi per studio (- 58%) e per asilo (-51%)».
Nel territorio, «rileviamo un progressivo abbandono infatti le nostre categorie, ad esempio quelle che seguono il settore agroalimentare, evidenziano come lavoratori extracomunitari, inseriti e con un lavoro stabile, si spostino verso altri paesi – ha aggiunto Mazzucchelli -. Se di provenienza dell’Est-Europa verso Svizzera o Germania, se provenienti da India o Bangladesh verso l’Inghilterra (esodo importante prima del 30 giugno). Le motivazioni: difficoltà e lungaggini burocratiche, ad esempio per i permessi di soggiorno, ma anche politiche di welfare meno efficaci rispetto ad altri paesi».
Dunque ha concluso citando i dati di un sondaggio Demos, realizzato per Repubblica il 27 settembre 2021, in cui è stato evidenziato un cambiamento nella percezione dei migranti: «Il sondaggio ha rilevato come i migranti determinino un grado di preoccupazione minore rispetto a qualche anno fa. Il problema sembra ridimensionato. Secondo Ilvo Diamanti questo fenomeno è ascrivibile sia ad una maggior consapevolezza di quanto gli immigrati costituiscano una componente necessaria alla nostra società e della nostra economia, ma anche ad una sorta di “effetto Covid” che ha catalizzato “le paure”». La ricetta per Mazzucchelli è quella di «operare e agire subito per l’integrazione con politiche efficaci e razionali, non condizionate da ondate emotive, che abbiano un orizzonte ampio e che considerino gli immigrati non un problema ma una risorsa».
Qualche numero più ampio, nel dettaglio
Il fenomeno migratorio ha coinvolto 281 milioni di persone nel 2020 (+9 milioni, rispetto al 2019). Il primo Paese per l’accoglienza risulta essere la Germania, mentre i residenti stranieri in Unione Europea si attestano, all’incirca, in 36,5 milioni.
La tratta più battuta dai migranti è quella del Mediterraneo, nonostante il Covid e le chiusure. La quale rappresenta, però, anche la più pericolosa. Secondo un dato inequivocabile, i morti e dispersi in mare tra il primo gennaio e il 30 settembre 2021, sono inesorabilmente (almeno) 1.445. Per i migranti le rotte più “attrattive” sono Europa, America e Oceania, meno rispetto ad Africa e Asia
E nelle Marche? Ecco cosa è accaduto tra il 2019 e il 2020
Le caratteristiche della presenza immigrata mostrano un calo di stranieri in regione. Nel 2020, su 1.501.406 abitanti, c’è stato un -11.266 di immigrati. Dei residenti stranieri (totale 127.104), addirittura la flessione è stata dell’8,5% (- 9.221). I nuovi nati stranieri sono stati 1.445 (-7,8%), gli iscritti nei Comuni marchigiani 5.485 (-21,9%), gli stranieri cancellati per l’estero 1.072 (-55,4%), le donne straniere 54,5%, mentre coloro che hanno acquisito la cittadinanza sono stati 6.266.
La distribuzione provinciale, nel 2020, ha evidenziato che Fermo è la provincia con la percentuale maggiore di abitanti stranieri (9,9% del totale). Seguono Macerata con 8,9%, Ancona con l’8,8%, Pesaro Urbino con il 7,9% e Ascoli Piceno con il 6,7%. Tutte le province hanno registrato un calo, come ben evidenziato dai dati generali. Nel 2019: Fermo 10,7%, Macerata 9,7%, Ancona 9,3%, Pesaro Urbino 8,2% e Ascoli Piceno 7,0%.
Gli stranieri provengono per la maggioranza dall’Europa (52,5%). Asia 21,7%, Africa 19,9% e America 5,0%. Le nazioni maggiormente rappresentate, a seconda dei continenti, sono Romania, Cina, Marocco e Perù.
Interessante è il dato relativo agli studenti con background migratorio: nell’anno scolastico 2019-2020 risultavano essere l’11,5% (+0,3% rispetto a quello precedente), per un totale di 24.452. I nati in Italia sono 15.665, il 64,1%. Sono particolarmente presenti nella scuola primaria. La maggiore incidenza è nel Maceratese (12,8%). Le principali nazioni da cui provengono: Albania, Romania e Marocco. Gli studenti con background migratorio scelgono per il 41% gli istituti professionali (-0,9%), il 31,2% gli istituti tecnici (+0,2%) e il 27,8% i licei (+0.7%).
Immigrazione e mercato del lavoro. Gli occupati complessivi sono stati 622.089 (-14mila unità sul 2019), mentre gli occupati stranieri l’8,9% (-0,8% sul 2019). I settori principali in cui sono stati impiegati nel 2020 gli stranieri sono stati i servizi (52,9%) e l’industria (41%). Per quanto concerne il lavoro autonomo, da 16.250 nel 2019, sono passati a 16.486 nel 2020 (9,9% delle aziende regionali). Il comparto prevalente è stato quello del commercio (33,6%).
L’ambito dell’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Nelle Marche, nel ’20, erano 93.182 (-8.500 rispetto al 2019) i cittadini non europei regolarmente soggiornanti: albanesi, marocchini e cinesi, di cui 38.874 coniugati. I soggiornanti di lungo periodo costituivano il 60,7%.
Tendenzialmente, i motivi principali per cui gli immigrati richiedono il permesso di soggiorno sono famiglia, lavoro e protezione internazionale. Nelle strutture di accoglienza regionali, attualmente, ci sono 2.010 migranti (-66 rispetto al 30 giugno 2020). Nelle Sai, invece, sono 830. Le persone collocate in altre strutture sono 1.180.
Stranieri nelle Marche: boom nel lavoro domestico, stipendio annuo non oltre i 13mila euro lordi
Indubbiamente rilevanti, poi, sono stati i dati forniti dalla Cgil Marche, sulla base degli studi dell’Inps e dell’Ires dello stesso sindacato. Dal report si è appreso che «i lavoratori stranieri (extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e persone nate nei Paesi comunitari) sono quasi 88 mila e nel 2019 hanno rappresentato il 13,6% del totale dei lavoratori del settore privato – ha riferito la Cgil -. Nel dettaglio, i comunitari sono il 3,9% del totale, mentre gli extracomunitari rappresentano il 9,7%. L’incidenza dei lavoratori stranieri è maggiore nei rapporti subordinati, dove si attesta al 15,9% (contro l’8,3% degli autonomi). In modo particolare, la presenza relativa degli stranieri rispetto al totale dei lavoratori è più elevata nel lavoro domestico (61,1%) e nel settore privato agricolo (29,9%)».
«Considerando il complesso dei lavoratori stranieri – ha aggiunto -, rispetto al 2010 questi sono diminuiti di circa 2mila unità (-2,2%). A diminuire sono i lavoratori stranieri dipendenti e in particolare i lavoratori domestici (-5mila unità); dall’altra parte, invece, aumentano gli stranieri autonomi, soprattutto per effetto della crescita dei commercianti, i quali crescono di 1.309 unità (+32,3%)».
Significativo anche il dato sulla distribuzione per qualifica che «mostra come l’85,4% dei lavoratori stranieri del settore privato non agricolo ha una qualifica di operaio, mentre solo l’8,2% di impiegato». Fa molto riflettere infine il dato relativo alle retribuzioni: «Nel 2019 i lavoratori stranieri dipendenti hanno percepito una retribuzione media lorda annua di 13.084 euro, dato che registra una crescita del 23,5% rispetto al 2010. Tuttavia, restringendo il campo al settore privato non agricolo, è possibile notare una differenza sostanziale tra le retribuzioni dei dipendenti stranieri e quelle degli italiani: i primi percepiscono 5.619 euro annui in meno dei lavoratori italiani, ovvero il 27,8% in meno».
A margine del report sono arrivate le considerazioni di Rossella Marinucci, segretaria Cgil Marche: «Le condizioni di vita e di lavoro dei migranti sono troppo spesso critiche, segnate da maggiore precarietà, insicurezza e insalubrità, bassi salari e collocazione nei livelli inferiori dell’inquadramento – ha detto -. Il tutto senza contare le situazioni di sfruttamento e irregolarità. Questa situazione non può non coinvolgerci ed impegnarci, come Cgil, alla costruzione di un cambiamento sociale profondo e una nuova fase di sviluppo collettivo e inclusivo».
Altri spunti dal convegno
Oltre agli interventi dei sindacati, è stato proiettato anche il video di presentazione del dossier. Poi si sono succeduti al microfono altri relatori, che hanno portato contributi differenti dal territorio e frutto delle loro esperienze sul campo. Vittorio Lannutti, referente Idos regionale, ha parlato dell’immigrazione nelle Marche e ha moderato il convegno. Un contributo più di carattere nazionale, invece, è arrivato dal professor Eduardo Barberis dell’Università di Urbino Carlo Bo.
Non sono mancate le esposizioni dei vari progetti correlati all’integrazione degli stranieri in regione. Patrizia Carletti, dell’Osservatorio diseguaglianze nella salute/Ars/Regione Marche ha offerto uno spaccato su ‘Salute Mentale e migranti’. Marco Amichetti, dell’Ires-Cgil, ha fornito numeri sui lavoratori stranieri nelle Marche. E Luisa Cecarini, de ‘L’Africa chiama’, ha esposto il progetto ‘Fin-Finanza inclusiva nelle Marche’.