ANCONA – Arrivano i primi esiti sul dna delle ossa ritrovate vicino all’Hotel House. Il materiale estrapolato utile all’accertamento è scarso, non da tutti i reperti è stato possibile prendere il codice genetico, e quindi non sufficiente per confermare che è Cameyi Mosammet, la 15enne bengalese scomparsa nel nulla dal capoluogo dorico il 29 maggio 2010. Ci sarebbero inoltre più dna riscontrati e quindi le ossa di più persone. Per sciogliere ogni dubbio e attribuire l’appartenenza di alcuni di quei resti alla giovane studentessa, che voleva vivere all’occidentale, occorreranno ulteriori accertamenti. Gli esiti sono stati consegnati al pm titolare del fascicolo d’indagine, Mariangela Farneti, nei giorni scorsi, dal medico legale Adriano Tagliabracci. Risultati parziali.
Il ritrovamento delle prime ossa era avvenuto il 28 marzo scorso (leggi l’articolo), in un terreno accanto al grattacielo multietnico, vicino ad un casolare disabitato. Era stata la guardia di finanza, sul posto per dei controlli antidroga, a notare un primo osso, spuntare dal terreno. L’area era stata poi transennata e per settimane si era scavato fino al recupero di tutte le ossa presenti. Ossa non solo umane che i primi di maggio sono state portate all’istituto di medicina legale dell’ospedale di Torrette dove è partita una lunga analisi per la comparazione con il dna prelevato dalla mamma e dal fratello più grande, attraverso campioni di saliva. Fino a questa mattina i familiari, seguiti dall’avvocato Luca Sartini (dell’associazione Penelope), non erano stati avvisati dei primi esiti. Sartini, che rappresenta la mamma della bengalese, è stato affiancato in questi giorni da un secondo legale che rappresenta il fratello maggiore, l’avvocato Michele Zuccaro. La famiglia della bengalese scomparsa aveva incaricato, nelle fase di accertamento per il dna, una scienziata esperta di genetica, Marina Baldi, che in passato si è occupata anche del delitto dell’Olgiata (leggi l’articolo).