ANCONA – Non solo chi gestiva e ha portato più gente in discoteca quella sera ma anche chi quell’immobile lo possedeva, dandolo in affitto, deve pagare. Così oggi nel processo bis per la strage di Corinaldo gli avvocati di parte civile oggi hanno chiesto la condanna anche per i proprietari della discoteca Lanterna Azzurra «senza distinguo di responsabilità per l’inidoneità del locale» hanno detto. Questo perché tutti sarebbero colpevoli «ciascuno con le proprie responsabilità», ha sottolineato l’avvocato Federica Ferro.
I legali hanno formalizzato le richieste di condanna per tutti durante l’udienza davanti alla gup Francesca De Palma, dove è in corso il procedimento relativo alle carenze strutturali e sui permessi rilasciati. Quello che riguarda gli imputati che stanno procedendo con il rito abbreviato, sette in tutto. La Procura, nell’udienza di metà gennaio, aveva chiesto le condanne solo per cinque, il dj Marco Cecchini, il socio Carlantonio Capone, il responsabile della sicurezza Gianni Ermellini e i due proprietari dei muri Micci Alberto e Micci Marco. Per altri due proprietari della discoteca, Micci Letizia e Mara Paialunga, madre e figlia, il pm Paolo Gubinelli aveva chiesto l’assoluzione perché all’esito dell’attività indagine non erano emersi elementi di colpevolezza.
Le parti civili oggi hanno chiesto la condanna anche per queste due donne, perché tutti guadagnavano dal locale. «Sono morti per soldi i ragazzi e la giovane mamma», ha osservato l’avvocato Irene Ciani che tutela la famiglie di Benedetta Vitali, una delle vittime della Lanterna. Il papà di Emma Fabini, altra giovane vita spezzata, Fazio, ha detto che «non mi basterà di saperli tutti in carcere, ogni minuto devono avere il peso di quelle morti».
Prossima udienza il 2 marzo quando parleranno le difese degli imputati.