ANCONA – Era in aula e ha parlato per la prima volta, ascoltato dai pm e dal giudice. «Non proponevo io i finanziamenti, le pratiche arrivavano al vice direttore generale». Si è espresso così oggi, in tribunale, l’ex direttore generale di Banca Marche Massimo Bianconi durante l’udienza del processo che lo vede coimputato per corruzione tra privati con gli imprenditori Davide Degennaro e Vittorio Casale per il processo stralcio rispetto a quello per bancarotta dell’istituto di credito e relativo a presunti scambi di favore tra lui e gli imprenditori in cambio di vantaggi relativi ad un immobile di pregio in via Archimede a Roma. Vantaggi tramite una società facente capo alla moglie e alla figlia.
In aula l’ex dg ha parlato anche di questioni private relative alla consorte e specificando che è separato da Anna Rita Mattia da tre anni. «Quattro, cinque mesi prima che arrivassero gli avvisi di garanzia dell’inchiesta», ha detto Bianconi. Le vicende personali si sono intrecciate con quelle dei crediti concessi da Bm. Secondo l’accusa, Bianconi avrebbe favorito Degennaro e Casale con finanziamenti e anticipazioni Iva in cambio di un immobile a Roma tramite la società Archimede 96, intestata appunto a moglie e figlia di Bianconi.
Ascoltato in aula anche l’imprenditore Degennaro che alle domande dei pm su Bianconi ha risposto: «Non l’ho mai conosciuto. L’ho visto qui in tribunale per la prima volta, due udienze fa e ci siamo presentati».
CREDITI. «Non proponevo io i finanziamenti, avevo solo potere di veto. Le pratiche arrivavano al vice direttore generale», ha spiegato Bianconi ai pm Andrea Laurino, Serena Bizzarri e Marco Pucilli. Il manager ha respinto l’accusa di essere stato a capo delle presunte operazioni contestate dalla procura. Ha ripercorso la filiera del credito di BM, dall’istruttoria delle filiali al capo area fino al responsabile crediti e al vice direttore generale Stefano Vallesi. Bianconi ha ribadito che le firme che si vedevano erano successive, insieme al presidente, solo per “ammessa pratica” cioè dopo la loro approvazione. L’accusa contesta presunti scambi di favori tra lui e i due imprenditori quali fidi e anticipazioni di Iva.
LA MOGLIE. L’ex dg ha respinto ogni collegamento, affermando che con la consorte il rapporto era già al capolinea dal 2007, quando lei si trasferì a Roma e tra loro
c’era una «gestione separata del patrimonio». La Mattia, ha detto Bianconi, era insegnante elementare ma anche imprenditrice dagli anni Novanta con un «patrimonio di circa 20 milioni di euro» mentre lui «è condannato a fare il pensionato». Bianconi ha ribadito inoltre di non essere il deus ex machina dell’operazione immobiliare ai Parioli: la moglie, ha sostenuto il manager, aveva portato a termine una fruttuosa operazione immobiliare in Sardegna e voleva scambiare le case costruite con la palazzina di via Archimede. Per il mutuo da 7 milioni di euro concesso da Tercas all’Archimede 96 e l’assunzione di un figlio del dirigente Tercas in Banca Marche Bianconi ha risposto che non è mai intervenuto e non ha mai fatto pressioni per le assunzioni.