MARCHE – La produzione di miele è drasticamente ridotta negli anni, sia per il meteo che per l’emergenza acari che indebolisce le api. Un problema che interessa tutte le Marche, per cui tanti apicoltori sono in apprensione.
«Speriamo che questa stagione sia favorevole. Il problema è che spesso anche in questo periodo ci sono gelate tardive, proprio come quest’anno – dice Sergio Cocciarini, presidente del apistico provinciale di Ancona -. Il cambiamento climatico che tutti proviamo sulla nostra pelle fa sì che le stagioni piovose, caldo esagerato, freddo a maggio e poi siccità, scompensino l’equilibrio naturale e di conseguenza anche le api. I raccolti sono diventati un quinto di quello che erano solo cinque-sei anni fa. Il fiore di acacia ad esempio è molto delicato e la pianta per difendersi dal freddo produce meno fioriture. E poi non c’è solo il problema delle basse temperature, è arrivato anche un acaro parassita che intacca la covata creando danni devastanti. L’emergenza riproduzione insomma c’è».
Non è tutto. E’ cambiata anche la qualità dei girasoli che una volta erano molto più nettariferi e oggi sono spesso trattati e non hanno bisogno dell’ape per riprodursi. Ciò che viene piantato spesso non produce nettare e quindi le api non hanno molto da fare. Oggi poi le api vanno nutrite con un quantitativo di zucchero, prima non ce n’era bisogno. «La Regione Marche è stata molto sensibile al problema comunque e con due interventi (uno del 2019 e uno del 2021) ha riconosciuto questo stato di calamità con indennizzi per mancate produzioni apistiche che possono darci una mano e l’Europa ha inserito l’ape nella Pac (Politica agricola comune) come insetto impollinatore. Speriamo di superare questo periodo».
L’opera del Consorzio di bonifica
Il Consorzio di bonifica delle Marche intanto ha messo a disposizione i propri laghi e le aree verdi per aiutare gli apicoltori in questo momento difficile. Un apicoltore in particolare ha chiesto di posizionare le sue arnie attorno ai laghetti artificiali del Consorzio nei pressi di Casenuove di Osimo e Bagnolo di Recanati. «Nulla di insolito in realtà – aggiunge Cocciarini -. La legge quadro sull’apicoltura, la 313 del 24 dicembre 2004, stabilisce che gli enti pubblici e le onlus devono cercare delle possibilità di agevolare l’inserimento degli impianti apistici. Quelli di cui sopra sono ricchi di acqua e circondati di verde, fondamentali per tenere in vita un apiario».