ANCONA – «Diversi docenti non sono rientrati in servizio, in aperta polemica» con le disposizioni che prevedono il rientro a scuola, ma non in classe, non a contatto con gli studenti. A una settimana dal rientro dei prof non vaccinati «la situazione si presenta a macchia di leopardo nelle Marche» spiega il presidente regionale dell’Associazione Nazionale dei Presidi, Riccardo Rossini.
«Si aprono contenziosi» spiega, perché i docenti sono rientrati a scuola a 36 ore «come previsto quando ritenuti temporaneamente inidonei all’insegnamento, la diatriba – osserva – è legata al fatto che di solito l’accertamento avviene tramite una commissione medica collegiale, invece in questo caso l’operazione sembra una “forzatura”, tuttavia noi come dirigenti non possiamo fare altro che applicare la direttiva».
Per quanto riguarda il personale rientrato in servizio spiega che «si è registrato qualche problema di ricollocamento dei professori, ma con una buona dose di creatività da parte dei presidi nella maggioranza dei casi si sono trovate soluzioni».
Secondo Rossini «è contraddittorio che con la fine dello stato di emergenza non si sia consentito ai docenti di riprendere l’insegnamento: si poteva sostenere le presenza dell’1% di personale non vaccinato in un sistema scolastico dove il 95% degli insegnanti e l’80% degli studenti è vaccinato. Speriamo che questa situazione sia presto solo un brutto ricordo».
Intanto però si aprono contenziosi, anche perché per quanto concerne i docenti non rientrati in servizio «non si sa bene che norma applicare e molti colleghi mi dicono che non sanno che fare: c’è un vuoto normativo sulla questione».
Sulla vicenda interviene anche l’avvocato Patrizia Paolucci che segue i contenziosi del personale scolastico non vaccinato, così come dei sanitari. «La maggior parte dei docenti e degli insegnanti è rientrata in servizio a scuola, ancora prima del nuovo decreto legge, perché hanno contratto il Covid – spiega il legale del Foro di Ascoli Piceno -. Molti sono arrabbiati per essere stati demansionati e ricollocali e vogliono andare avanti per ottenere giustizia. Intanto abbiamo impugnato i provvedimenti di sospensione dei dirigenti scolastici, poi procederemo con i ricorsi al giudice del lavoro, sollevando la legittimità costituzionale di questi provvedimenti».