Perdono posizioni le province marchigiane sul ranking nazionale della qualità della vita. Il dato emerge dall’indagine annuale condotta da Italia Oggi. I principali indicatori presi in esame: ambiente, sviluppo, affari e lavoro, disagio sociale, istruzione, sanità, reddito, lavoro, tempo libero e turismo.
L’arretramento
Di tutte le quattro province marchigiane, nessuna riesce a scalare posizioni nella classifica generale. L’arretramento complessivo fa segnare una desolante progressione verso il basso che frena gli entusiasmi e le aspettative dei singoli territori. Tutto sommato le province delle Marche si attestano su un posizionamento di metà classifica, quindi non c’è da disperare. Ascoli Piceno ha il ranking più elevato, con la 27esima posizione. Ma rispetto all’anno scorso fa ben 22 passi indietro (nel 2020 era al 5° posto). Segue Ancona, che scende dal 32° al 39° posto. Poi c’è Fermo, che fa un balzo indietro di ben 26 posizioni: dalla 18esima alla 44esima. Ed infine Pesaro-Urbino, che va alla 56esima posizione dalla 49esima del 2020. Insomma un panorama alquanto desolante, se si prende in considerazione la classifica generale. Il podio nazionale è guidato dalla provincia di Parma, seguita da Trento e poi Bolzano. Mentre la coda è presidiata dai capoluoghi di provincia di Campania, Sicilia e Calabria.
Gli indicatori
Se il quadro complessivo lascia l’amaro in bocca, qualche motivo di soddisfazione arriva addentrandosi nei dettagli dell’indagine. Infatti, sulla base degli indicatori specifici, emerge una situazione più rassicurante. In termini di Affari e Lavoro, infatti, al primo posto si colloca Bolzano, seguita da Bologna e al terzo posto spicca Fermo. Niente male. Sul sistema Salute si conferma Isernia al primo posto seguita da Ancona al secondo davanti a Catanzaro e Terni. Ma se il territorio del capoluogo di regione può festeggiare un così felice piazzamento, va peggio ad un’altra provincia marchigiana all’interno dello stesso indicatore. Infatti chiudono la classifica Fermo, Gorizia, Barletta-Andria-Trani, Vibo Valentia e, a sorpresa, Trento che si piazza 107esima principalmente per mancanza di dati. Sul disagio sociale, purtroppo, la coda della classifica è di nuovo rappresentata da una provincia marchigiana. Infatti insieme a Udine, Prato, Rimini, Forlì-Cesena compare proprio Ancona. Insomma, le autorità politiche e cittadine ne hanno di materiale per cominciare a guardare all’interno del proprio territorio e capire che cosa sia intervenuto in quest’ultimo anno ad aggravare quelle criticità che ci hanno sbattuto nella zona gialla di allarme sociale. Per fortuna, come si evince dall’indagine, resistono aspetti qualitativi nei singoli territori. Ma, a quanto pare, non sono bastati ad evitare l’arretramento di tutte le quattro province.