Nelle Serie dilettantistiche, da sempre, si nascondono molte storie. Storie di speranze, promesse, treni persi e mai più ripresi, storie di un talento mai sbocciato, storie di salite interrotte poco prima di arrivare fino alla vetta. Una di queste è senza dubbio quella di Valerio Borgognoni, classe 1993 in forza al Villa Musone, girone A del campionato di Promozione.
Borgognoni cresce calcisticamente nel Settore Giovanile dell’Ancona e già in età molto acerba dimostra di avere grandissime qualità. Il suo dribbling secco e la sua innata abilità nell’uno contro uno non sfuggono all’attenzione dei grandi club del panorama nazionale. La chiamata che può valere una vita arriva il 27 Luglio del 2010, quando il Chievo Verona di patron Campedelli lo preleva aprendogli direttamente le porte della Serie A. Da lì in poi succedono tante cose, quelle classiche cose che trasformano il sogno nella cruda realtà.
Il suo ritorno al goal nell’ultima giornata, pareggiata dalla sua squadra 1-1 contro l’Audax Piobbico, è sembrato l’occasione adatta per contattarlo e farci raccontare un po’ la sua storia, con un occhio anche al mondo giovanile di oggi, spesso tanto chiacchierato da chi magari non ne conosce così bene le dinamiche.
Ciao Valerio e grazie di aver accettato il nostro invito
«Grazie a voi, è veramente un piacere per me!».
Il goal realizzato nell’ultimo turno arriva durante una stagione che per te è stata molto travagliata dal punto di vista fisico. Cosa rappresenta?
«Il goal realizzato sabato è stato importante, perché arrivato dopo un periodo difficile. Per via di un problema al ginocchio sono stato fuori parecchio e non ho potuto assaporare la gioia che solo un goal sa trasmetterti ».
Nel tuo passato è impossibile non soffermarsi sulla parentesi al Chievo Verona. Cos’è accaduto da lì in poi?
«Il Chievo è stato un sogno che si realizzava, mi sono ritrovato ad un passo dall’essere un giocatore professionista, ma purtroppo non sono riuscito nel mio intento. L’età, la lontananza da casa e forse anche un pelo di scarsa determinazione sono stati i fattori che mi hanno fatto ritornare sui miei passi. Tengo comunque per me ancora dei bellissimi ricordi di quell’esperienza, che porto nel mio cuore».
Secondo te, essendoci passato in prima persona, cosa è cambiato nei settori giovanili di oggi rispetto a quelli di qualche anno fa?
«Penso che la differenza sostanziale tra i settori giovanili di oggi e quelli passati stia, appunto, nei ragazzi stessi. È la generazione ad essere diversa e con essa i valori e la mentalità. C’è poco sacrificio oggi, prima non era così. La cosa che è rimasta la stessa invece è l’amore puro per questo sport che spinge ogni ragazzo a intraprendere questa strada».
Sei cresciuto calcisticamente nell’Ancona, giocando con le categorie Esordienti, Giovanissimi, Allievi e Primavera. Che idea ti sei fatto della situazione attuale?
«L’Ancona purtroppo è stata sempre una società incapace di fare progetti a lungo termine e di avere una stabilità; sicuramente è mancata negli anni una base finanziaria solida e un capitale umano in grado di avviare un progetto vincente. In controtendenza con il pubblico, che invece negli anni malgrado tutte le categorie affrontate è sempre stato presente, e non ha mai smesso di dimostrare il suo attaccamento alla squadra».
Guardando alla tua storia che consiglio ti senti di dare ai giovani che vivono con il sogno di “sfondare”?
«Ai ragazzi dico che il sacrificio e il lavoro sono gli ingredienti per avere una vita sportiva di successo, perché senza questi fattori il talento da solo ormai non è più sufficiente. Dico anche di tenere duro negli eventuali momenti negativi, perché il calcio insegna che ogni occasione è buona per una svolta».
Il Borognoni calciatore ha ancora dei sogni nel cassetto come quelli di un adolescente?
«L’unico obiettivo che mi pongo ormai è quello di divertirmi, perché le grandi occasioni passano ed io la mia chance già l’ho avuta, ma non sono stato in grado di coglierla! Continuo sempre a dare il 100% in ogni mia esperienza, perché come detto in precedenza la svolta è sempre dietro l’ angolo e tutto può succedere».
Una curiosità personale. Quando vedi esordire un giovane in Serie A ti capita mai di pensare che al posto suo potevi esserci anche tu un giorno?
«E’ un pensiero molto ricorrente questo, però allo stesso tempo penso a quanto sono forti e maturi già a quell’età e capisco che la differenza tra me all’epoca e loro è tanta. Avessi magari adesso la possibilità di un’esperienza importante, avrei sicuramente una mentalità diversa per affrontarla».
Se non ne hai ancora avuto l’occasione ti lascio ora ringraziare e salutare chi ritieni opportuno.
«Mi piacerebbe ringraziare tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo percorso sportivo, perché ognuna mi ha lasciato qualcosa e mi ha fatto imparare qualcosa di nuovo. Ringrazio anche tutte le Società in cui ho militato tra cui Ancona, Chievo Verona, Biagio Nazzaro Chiaravalle, Olimpia Marzocca e ora il Villa Musone, per la fiducia che hanno avuto in me».