ANCONA – È Mattarella bis. Il presidente della Repubblica è stato riconfermato con 759 voti dopo sei giorni di votazioni in cui le diverse fazioni politiche hanno tentato di raggiungere la quadra senza riuscire però a trovare una soluzione che mettesse d’accordo tutti.
Alla fine l’intesa è stata raggiunta su un nuovo mandato settennale da riaffidare a Sergio Mattarella, che ha accettato di buon grado per il bene del Paese. Una soluzione che però non accoglie il favore di Fratelli d’Italia. Abbiamo raccolto alcune reazioni tra i politici marchigiani. Ecco cosa ci hanno detto.
«Finisce con questa ottava votazione la mia esperienza da grande elettore» ha commentato il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, a Roma per votare in qualità di grande elettore designato per le Marche, con il presidente del Consiglio regionale Dino Latini e il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi. «Auguri al presidente della Repubblica per l’impegno che profonderà al servizio della più alta Istituzione. Viva l’Italia».
Morgoni, Pd: «A senso di responsabilità di Mattarella, corrisponda quello delle forze politiche»
«Nell’incapacità di trovare una soluzione condivisa da parte delle forze politiche la scelta di Mattarella diventa oltre che una scelta obbligata la scelta anche più di buon senso, in grado di garantire una continuità alla collaborazione istituzionale tra governo e presidente della Repubblica che ha dato stabilità, garanzie e prospettive al nostro paese in questo ultimo anno – dichiara il parlamentare del Pd Mario Morgoni, fra i grandi elettori dal 2013 -. Al senso di responsabilità di Mattarella adesso dovrà corrispondere quello delle forze politiche che hanno il dovere di garantire l’operatività di un governo che è tenuto non a sopravvivere per arrivare a fine legislatura, ma a fare una serie di scelte impegnative, severe, coraggiose e complesse per un ritorno alla normalità, ma anche per dare nuovo slancio e vigore alla spinta verso l’innovazione, le riforme e una rinnovata credibilità del sistema politico istituzionale».
Mangialardi, Pd: «Soluzione che rafforza il governo Draghi»
«Grande soddisfazione per l’accordo raggiunto sulla rielezione del presidente Mattarella – dichiara il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Maurizio Mangialardi -. Un’ottima scelta per l’Italia e per l’Europa, dopo giorni di grandi tensioni, causate dallo scriteriato tentativo perseguito da Matteo Salvini e Giorgia Meloni volto a imporre contro ogni logica e contro l’evidenza dei numeri un candidato del centrodestra. Un tentativo al limite del fanatismo, durante il quale i due leader della destra sovranista non hanno esitato a consumare strappi istituzionali, sacrificando e umiliando figure di primo piano appartenenti al loro stesso schieramento».
Mangialardi sottolinea la «sconfitta netta, rumorosa e senza appello» del centro destra il «grande senso di responsabilità dimostrato dal Partito Democratico, che fin dall’inizio, constatata l’assenza di una maggioranza chiara in Parlamento, aveva responsabilmente proposto la condivisione di un nome di alto profilo istituzionale, al di sopra delle parti e capace di unire non solo le forze politiche, ma anche la Presidenza della Repubblica al Paese».
Il dem parla di soluzione «doppiamente importante, perché oltre a salvaguardare l’istituto della Presidenza della Repubblica, consente di rafforzare il governo Draghi, la cui azione da qui alla fine della legislatura sarà chiamata a dare le risposte che gli italiani si attendono con l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per portare il Paese fuori dall’emergenza sanitaria».
Prisco, Fratelli d’Italia: «Parlamento non all’altezza degli Italiani»
Critico il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. Il coordinatore regionale Emanuele Prisco dichiara: «Ancora una volta il Parlamento dimostra di non essere all’altezza degli italiani che dovrebbe rappresentare. In molti, troppi, hanno scambiato 7 anni di Quirinale per 7 mesi di stipendio. Da domani Fratelli d’Italia moltiplicherà i suoi sforzi per una riforma presidenziale della nostra Repubblica e per ribadire che la sovranità appartiene al popolo, non agli intrighi di Palazzo».
Coltorti, M5s: «Avrei preferito che i gruppi politici trovassero il coraggio di cambiare e mettere una donna “giovane” e superpartes»
«Credo che Mattarella abbia fatto un buon lavoro ma, personalmente, avrei preferito che i gruppi politici trovassero il coraggio di cambiare e mettere una donna “giovane” e super partes – commenta il senatore Mauro Coltorti, M5s -. Purtroppo tutti parlano di parità di genere ma anche in questa occasione si è mostrato come ci sia ancora tanto da fare».
«Ho sperato che si concretizzasse una candidatura di una persona di alto profilo e super partes – aggiunge -. Speravo che finalmente, con il M5s come forza di governo principale, questa speranza si concretizzasse e che uscisse fuori il nome di una donna. Ieri quando prima Matteo Salvini e poi Giuseppe Conte hanno dichiarato che c’era la possibilità di una convergenza e sono usciti i nomi di Elisabetta Belloni, Paola Severino e Marta Cartabia pensavo che questa speranza si concretizzasse. Insieme a Matteo Salvini sembrava tra l’altro che ci fosse anche Fratelli d’Italia dato che Elisabetta Belloni è al vertice dei servizi segreti. Mi stupiva che il Pd non desse il proprio avallo perché si trattava di tre candidate di ottimo livello con la mia netta preferenza per la Belloni. Ma Forza Italia, cioè Berlusconi, ha richiamato a sé gli alleati ed il Pd, ancora troppo influenzato dai reclutamenti durante l’epoca di Renzi, che si è subito messo di traverso, ha fatto fallire questa soluzione che credo sarebbe stata ottima per il paese».
Montesi Articolo 1: «Così legislatura avanti per affrontare emergenze»
«La rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica, significa che a prevalere, in una fase così difficile per il nostro Paese, è stato il senso di responsabilità, l’esigenza dell’unità contro i tentativi di divisione, messi in atto da molti, in particolare nel centrodestra – dichiara Massimo Montesi, coordinatore regionale di Articolo Uno – . Un uomo che come fatto in tutta la sua vita pubblica, metterà le sue capacità, il suo equilibrio e soprattutto l’amore per il bene pubblico e per le istituzioni democratiche. Una soluzione che permetterà alla legislatura di andare avanti e di affrontare le emergenze sociali ed economiche, e mettere a terra i progetti e le risorse del Pnrr».
Aggiungendo una riflessione politica: «Come Articolo 1 avevamo posto come orizzonte politico quello di tenere insieme la sinistra, il Pd e il M5s, per l’elezione del capo dello Stato e per dopo. Mi sembra un obiettivo raggiunto».
Carrescia, Italia Viva: «Che nulla cambi perché nulla cambi»
«Premetto che avrei ben visto l’elezione di Draghi per rispettare la volontà espressa da mesi da un grande presidente come è Sergio Mattarella – afferma Piergiorgio Carrescia, componente dell’Assemblea nazionale di Italia Viva – penso che la sua rielezione sia nel contesto attuale più che ottima e pragmaticamente l’unica alternativa a quello che ormai era per molti un teatrino».
Secondo Carrescia «la destra ha perso la sua occasione: ha sbagliato tutti i passaggi (da Berlusconi a terne improponibili per una sintesi ampia per arrivare fino alla candidatura della Casellati)» mentre «la sinistra non ha saputo trovare una quadra su un nome: Letta non ha saputo proporre nulla, stritolato dalle beghe delle correnti del Pd su Draghi-sì-Draghi-no».
Invece per quanto concerne «Conte (“arruolato d’ufficio” a sinistra ma doppiogiochista come sempre) ha cercato l’accordo con Salvini (prima su Frattini poi sulla Belloni) pur di mettere il cappello sulla scelta, come se ci fosse ancora la maggioranza del Conte 1. Fuori dai tempi, fuori dai giochi».
«In sostanza alla fine si è condiviso che “nulla cambi perché nulla cambi” – afferma – per poter mantenere l’equilibrio nella coalizione di Governo e quello delle correnti dei Partiti più grandi (M5S, PD e Lega). Con Mattarella avremo per fortuna ancora per altri anni un ottimo presidente ma purtroppo oggi la consapevolezza che i Partiti più rappresentati in Parlamento non hanno capacità di gestire situazioni complesse. Ultima chiosa: la scelta di Matteo Renzi su Sergio Mattarella che portò nel 2015 alla fine dell’accordo di Governo con Berlusconi e poi alla richiesta di impeachment di Mattarella da parte di Di Maio si dimostra valida anche oggi e ancor di più una scelta lungimirante».