ANCONA – «Ma lei è la mamma di Tamberi? Signora, complimenti per suo figlio». Una voce, al di là della cornetta, interrompe l’intervista telefonica con Sabrina Piastrellini. Quando entra in farmacia, mamma Sabrina è inondata di complimenti per il figlio. Un figlio che – scherza Piastrellini – «sarebbe stato perfetto se fosse stato un po’ più calmo e studioso». «Ieri, durante la gara, ho rivisto Gianmarco bambino: da piccolo, era irrequieto, rideva e scherzava continuamente. Nella mia mente è tornato bimbo quando saltellava, davanti ai microfoni della Rai».
E poi, il sorriso di Gianmarco, «quello che gli mancava da un po’. Ultimamente – evidenzia la madre – aveva perso la solarità che l’ha sempre contraddistinto. Come un bruco, si era chiuso in sé stesso, si era incartato nella sua rabbia, inglobandosi nel suo dolore. Un dolore che, a dire il vero, va (anche) al di là dello sport. Ci sono stati dei momenti difficili per Gianmarco. Poi, invece, quando è uscito dal tunnel dello stadio, a Tokyo, l’ho visto trasformato: una metamorfosi. L’ho capito vedendolo correre. E non parlo di tecnica, ma di come l’ho visto da madre. Ho visto un uomo, quando guardava l’asticella, così come quando esultava, anche se si è buttato a terra come faceva da bimbo. Nel salto? Sembrava volasse, come un artista che, con una toccata di pennello, disegna la sua vita».
Piastrellini, insegnante di scienze motorie alle scuole superiori, ricorda anche il Gimbo adolescente, quello «border line. Non che fosse insofferente alle regole – precisa – ma non stava mai fermo. Ha fatto impazzire le maestre e gli insegnanti, poveretti. È come se avesse da sempre avuto un talento che non riusciva ad esprimere».
Accanto a lui, a Tokyo, il padre, Marco (anche lui atleta) e la fidanzata Chiara. «Non è semplice, per un figlio, allenarsi col padre. E neppure è facile, per un padre, allenare il proprio figlio. Tra l’altro, in campo, padre e figlio sono molto competitivi, quasi identici. Ma solo in campo, eh» – ride.
Eppure, è davvero tutto iniziato per caso, in quella famiglia di sportivi. «Frequentavamo gli ambienti sportivi e un giorno io e il padre abbiamo detto a Gianmarco di provare a saltare. Lui, allora, faceva basket, e quando ha saltato era identico al padre: stesso slancio. La cosa strana, però, è che non aveva mai visto il padre saltare».
Da qui, la strada per l’oro. «Mi ha telefonato, non ho fatto in tempo a rispondere. L’ho richiamato, ma ha riattaccato», perché era in conferenza stampa. Forse, a 24 ore dalla medaglia, mamma e figlio si parleranno. Uno a Tokyo, l’altra a Camerano.
Anche la fidanzata di Gimbo, Chiara Bontempi, ha esultato. A raccontarlo, è la madre, Francesca Baldantoni: «Ci siamo fatte un bel pianto in videochiamata. Mia figlia ha riabbracciato Gimbo solo poche ore fa, perché ha seguito la gara da Casa Italia». Infatti, per le restrizioni anticovid, allo stadio potevano entrare solo l’allenatore e il fisioterapista. «Ma è riuscita a seguire la premiazione». Ora, li attendiamo ad Ancona.