ANCONA – Barino del porto, raffica di furti. Sarebbero una decina dalla scorsa estate. L’ultimo in ordine di tempo sarebbe accaduto nella notte del 18 o del 20 dicembre. «Me ne sono accorta il 2 gennaio. Sono stanca, ormai la prendo con una certa filosofia, buttandola sul ridere».
Entrando in quel caratteristico locale a due passi dal mare, dietro piazza della Repubblica, dietro il bancone troviamo Francesca Mobiglia, la titolare. Nei giorni scorsi, Mobiglia ha affisso un cartello davanti al suo locale. Un cartello in cui campeggia un appello rivolto proprio a quello che sembrerebbe un furfante abituale.
«Per il nostro ladro di una volta alla settimana, tipo relazione Tinder – si legge – Siamo chiusi da due giorni, non c’è nulla da rubare». E ancora: «Quando hai rubato la cassa acustica, ci hai portato via un pezzo di cuore e con quella hai portato via la nostra dignità».
Se sia sempre lo stesso furfante? «Non lo so, ma penso di sì. Sicuramente, non è un tossicodipendente, perché in quel caso – ipotizza – avrebbe portato via anche le bottiglie con l’alcool. Una volta, ha rubato tutta la cassa. Poi, abbiamo capito l’andazzo ed eravamo noi a lasciare due spicci nel fondo cassa. Sarò onesta, lo facevamo anche perché evidentemente, per compiere simili gesti, questa persona avrà pure avuto bisogno di mangiare, no?».
Mentre parliamo con Francesca, alcune persone si fermano fuori dal bar e leggono l’appello della titolare. Qualcuno lo fotografa, altri esprimono solidarietà con un sorriso al di là della vetrina. «Questo ladro entra sempre dalla finestrella sulla sinistra. Abbassa la tavola di legno, la smonta ed entra. Ho pensato di tutto, pure che trascorresse la notte all’interno del mio locale, però non ne ho la certezza. Dovrei installare una piccola telecamera, ma a livello legale sarebbe poco utile, credo. La vigilanza privata che controlla gli accessi al porto? Beh, è poco efficace».
È ironica, Francesca, quando dice che «toccherà mettere della colla per topi. Non tanto per il ladro, quanto per la curiosità di sapere chi è. Io ormai sono rassegnata. Ci ha rubato di tutto, persino la cassa per la musica. Guardi, i danni non sono molti, ma a quella cassa musicale tenevamo davvero molto. Perché la musica per noi è tutto».
E denunciare alle forze dell’ordine, secondo lei, servirebbe a poco: «Credetemi – dice – di denunce ne ho fatte parecchie negli anni, però evidentemente servono a poco. Sarebbe facile risalire alla persona che si introduce nel locale, perché c’è qui pure la videosorveglianza del vicino ufficio postale. Però, sono stanca. Ogni volta che denuncio un furto, sembra che lo faccia per interesse personale, gli inquirenti sono dubbiosi e scettici e ci sono tantissime lungaggini e rilevamenti della Scientifica che non portano a nulla. Io ho più volte detto di non avere alcun tipo di assicurazione per i furti, ho la coscienza a posto».