Ancona-Osimo

Referendum sulla cannabis, le ragioni del sì e del no spiegate dai politici marchigiani

Più Europa, tra i promotori del Referendum che in una settimana ha già raggiunto il quorum delle firme necessario per il voto, ci spiega le ragioni per cui intendono legalizzare la Cannabis. Nel dibattito entra anche il Movimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia

CBD

ANCONA –  Il referendum sulla cannabis ha raggiunto in una settimana dal lancio le 500 mila le firme, quota limite che permetterà al quesito di andare al voto nella primavera del 2022. Si tratta della prima raccolta firme italiana, tenutasi interamente online. A promuovere l’iniziativa sono state le associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone, insieme ai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani. Contrario in blocco il centrodestra, con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Pro invece il Movimento 5 Stelle, mentre il Pd non ha ancora preso una posizione ufficiale.

Un tema controverso che divide non solo la politica, ma anche i cittadini: se da un lato c’è chi teme una “legalizzazione” della sostanza stupefacente, dall’altro c’è chi sostiene la tesi secondo cui il proibizionismo non paga e questa droga leggera continua a circolare nonostante tutto, arricchendo le mafie.

Il quesito referendario

Il quesito referendario, abrogativo, pone gli italiani difronte a questo interrogativo: «Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica del 9 ottobre 1990, n. 309, avente ad oggetto “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”, limitatamente alle seguenti parti: Articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; Articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; Articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni?».

In pratica si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione delle piante di cannabis e di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori, oggi prevista per tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa.
Abbiamo cercato di far luce sulla questione con i politici marchigiani che sostengono le ragioni del sì e quelli che invece sono per il no.

Morbidoni, + Europa: «Si tratta di legalizzazione e non di liberalizzazione»

I portavoce di + Europa Diletta Doffo e Mattia Morbidoni, coordinatore regionale (immagine di repertorio)

Mattia Morbidoni, coordinatore regionale di +Europa, nel porre l’accento sul fatto che la formazione politica «ha nelle sue radici la grande storia delle battaglie per i diritti condotta da Emma Bonino e Marco Pannella, per la legalizzazione della cannabis» evidenzia che il tema «è sempre stato per noi un punto irrinunciabile. Si tratta di sottrarre un business importante alla criminalità organizzata, creare nuovi introiti per le casse dello Stato grazie alla tassazione del prodotto, la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore».

+Europa fa notare che si tratta di «legalizzazione e non di liberalizzazione, perché il mercato proibizionista della cannabis è uno dei più liberi che ci siano: in qualsiasi ora del giorno e della notte ognuno può procurarsi il prodotto.
Oltretutto è oramai acclarato che la cannabis non crea danni alla salute come altre sostanze che sono legali, quali alcol e tabacco».

Secondo il coordinatore regionale di +Europa, «il referendum sulla cannabis, come quello sull’eutanasia, è stato un successo imprevisto solo per quei partiti che sottovalutano l’importanza di questi temi per gli italiani e non hanno voluto occuparsene. Il Pd, nonostante il successo nella raccolta delle firme, si è solo preoccupato della modalità digitale della raccolta delle firme, senza esprimere altra posizione».

Commentando il raggiungimento del quorum per il referendum in una sola settimana, aggiunge: «È un risultato eccezionale, perché è stato conseguito in pochi soggetti politici, senza l’appoggio dei grandi partiti. Gli italiani si sono dimostrati molto sensibili al tema e hanno voluto dare una prima risposta in sostegno alla legalizzazione».

Coltorti, M5s: «La cannabis è un potente medicinale contro il dolore»

Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato

«Quando pensa al referendum per la cannabis la maggior parte degli italiani poco o nulla informati pensa che si voglia giungere alla “libera droga” per tutti – dichiara Mauro Coltorti, senatore marchigiano del Movimento 5 Stelle -. Non è così. Il referendum mira a depenalizzare solo alcune parti del DPR 309/1990. Si vuole togliere la limitazione alla coltivazione autorizzata. La fabbricazione e la detenzione illecita cioè a ai fini di spaccio continuano ad essere perseguita. Si deve ricordare che la cannabis è anche un potente medicinale contro il dolore e che ogni anno ne importiamo dall’estero quantitativi enormi».

L’obiettivo del referendum, secondo Coltorti è quello di fare in modo che la cannabis terapeutica «potrà essere prodotta anche in Italia evitando l’importazione da altri Paesi che è consentita anche oggigiorno. La eliminazione della sospensione della patente di guida e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori riguarda chi guida in possesso di cannabis anche se non ha assunto la sostanza. In pratica una persona che ha coltivato la cannabis a fini terapeutici e vuole venderla a case farmaceutiche oggi può essere fermato ed andare incontro a sanzioni pesanti anche se non ne ha assunta. Si vuole permettere a chi la coltiva di trasportala. Non si eliminano le sanzioni per chi guida dopo averne assunte. È tempo di seguire gli esempi virtuosi dei paesi nord europei e non demonizzare con false informazioni la coltivazione e l’utilizzo di questa pianta».

Le ragioni del no

Prisco, Fratelli d’Italia: «Da sempre combattiamo contro tutte le droghe»

«La posizione di Fratelli d’Italia sul referendum della cannabis legale non può che essere contraria – afferma Emanuele Prisco, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia – . Questo per due motivi principali: in primo luogo, per un fatto di coerenza, da sempre combattiamo contro tutte le droghe come sintomo di una società proiettata all’incultura dello sballo e del degrado, senza considerare che favorire il consumo di droga non fa altro che promuovere comportamenti che possono risultare pericolosi per se stessi e per gli altri».

«In secondo luogo – prosegue – per un fatto di priorità: in un momento di crisi sanitaria, economica, lavorativa e sociale la priorità è davvero il consumo di cannabis? Credo che gli italiani, soprattutto i più giovani che possono risultare più sensibili a questo tema, abbiano bisogno di più sicurezze sulla loro indipendenza economica, non di specchietti per le allodole che non risolvono problemi ma anzi li acuiscono».