ROMA – Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo marchigiano nel 2020 ha prodotto quasi 1,9 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 5,3% della ricchezza prodotta dall’economia regionale e al 2,2% di quella nazionale. In termini di occupazione, i 37 mila e 200 addetti della filiera incidono per il 5,7% dei posti di lavoro regionali e per il 2,6% sul totale Italia. Rispetto all’anno precedente, il 2019, si è registrata una variazione del -9,2% di ricchezza prodotta dall’intero comparto, e -3,6% di occupazione. Le imprese del settore sono 7.017, di cui 2.348 per architettura e design, 910 per la comunicazione, 502 nell’audiovisivo e musica, 765 imprese di videogiochi e software, 1.684 per editoria e stampa, 777 nelle performing arts, 31 nel patrimonio artistico e storico. Tra le prime venti provincie per ruolo nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo nell’economia locale, Ancona si colloca decima per incidenza del valore aggiunto (5,7%) seguita da Pesaro e Urbino al 15esimo posto con il 5.5%; Pesaro Urbino è poi la prima delle marchigiane per incidenza dell’occupazione (14esima in Italia con il 6,1%), segue Ancona (al 20esimo posto con il 5,9%).
Sono fra i dati di “Io Sono Cultura 2021”, il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, giunto all’11/a edizione, realizzato insieme a Regione Marche e Credito Sportivo, illustrato in un incontro in streaming cui hanno preso parte il ministro della Cultura, Dario Franceschini, Ermete Realacci presidente della Fondazione Symbola, Andrea Prete presidente Unioncamere, e Domenico Sturabotti direttore della Fondazione Symbola, con i saluti dell’assessore alla Cultura della Regione Marche, Giorgia Latini. Durante il convegno, la Latini ha fatto sapere che «la Regione Marche sta lavorando sui borghi per rilanciare il territorio attraverso l’esaltazione della cultura e l’organizzazione di festival tematici».
Lo studio affronta con ampiezza di dati lo stato di salute dell’intero sistema produttivo culturale e creativo, a livello nazionale e nelle singole regioni. Ne emerge un quadro complessivamente problematico, a causa dei pesanti effetti della crisi sanitaria che ha colpito il settore. In Italia, la ricchezza prodotta dalla filiera si è ridotta del -8,1% e l’occupazione è scesa del -3,5% Fra le attività più colpite, le performing arts, che registra il -26,3% (ricchezza prodotta) e del -11,9% in termini occupazionali e il comparto del Patrimonio storico e artistico con una contrazione del -19,0% e del -11,2%. Ma alcuni comparti culturali e creativi hanno mostrato segnali di tenuta generale, tra cui le attività di videogiochi e software che, pur registrando una leggera riduzione degli occupati (-0,9%), hanno aumentato la ricchezza prodotta del +4,2% anche per via della spinta al digitale e all’home entertainment che i vari lockdown succedutisi hanno prodotto.
Stando ai numeri, il sistema produttivo culturale e creativo del 2020 vale 84,6 miliardi di euro corrispondenti al 5,7% del valore aggiunto italiano e attiva complessivamente 239,8 miliardi. Poco meno di 1,5 milioni le persone occupate, pari al 5,9% dell’occupazione complessiva. Nonostante il difficile anno trascorso, la filiera culturale e creativa si conferma dunque centrale all’interno delle specializzazioni produttive nazionali, con una una capacità moltiplicativa pari a 1,8 (per un euro prodotto se ne generano 1,8 nel resto dell’economia) che sale a 2,0 per il patrimonio storico e artistico e a 2,2 per le industrie creative.
Nel sistema produttivo culturale e creativo, tra il 2019 e il 2020, nessuna regione italiana ha fatto registrare variazioni positive in termini di ricchezza prodotta e occupazione. Tra le regioni che hanno maggiormente risentito della crisi troviamo la Toscana, il cui valore aggiunto generato ha subito una contrazione a doppia cifra (-10,4%). Particolarmente accentuate sono state anche le contrazioni registrate in Basilicata (-9,9%) e nel Molise (-9,7%). In termini occupazionali, invece, le dinamiche peggiori sono da associare alla Sicilia (-4,3%) e alla Sardegna (-4,2%), seguite dalla Valle d’Aosta (-4,1%). Lombardia e Lazio sono le regioni che producono più ricchezza con la cultura.
Nella top ten delle province troviamo Milano, Roma, Torino, Arezzo, Trieste, Firenze, Bologna, Padova, Siena e Ancona. In termini di occupazione la leadership per incidenza dei posti di lavoro sul totale dell’economia è da attribuire a Milano. Ma il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. Importanti sono anche i legami tra cultura e turismo. La Lombardia è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura (3,9 miliardi di euro) e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale (47,6%, quasi 10 punti in più della media nazionale). Il legame tra cultura e manifattura appare evidente nelle realtà distrettuali, ovvero in quelle aree dove è presente una rilevante concentrazione di professioni artigianali, che valorizzano competenze creative del made in Italy. Fra queste eccellenze distrettuali, fortemente orientate ai mercati esteri, si possono citare Monza-Brianza, Arezzo, Alessandria, Modena, Reggio Emilia, Pesaro-Urbino.