ANCONA- Una domenica triste in cui il pensiero va a tutte quelle vite spezzate troppo presto, ma anche un momento per riflettere sull’importanza della prevenzione, dell’educazione e del contrasto affinché simili tragedie non accadano più.
Oggi, 15 novembre, è la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada 2020. Nelle Marche nel 2019 (fonte Aci/Istat) ci sono stati 5.399 incidenti stradali (+ 3.39% rispetto al 2018), di cui 93 mortali. Le vittime sono state 99 (+12,3%), 7.560 i feriti.
Nello specifico, lo scorso anno nell’anconetano si è verificato il maggior numero di incidenti stradali mentre nel maceratese si è registrato un incremento maggiore rispetto al 2018. In provincia di Ancona i sinistri sono stati 1.655 (+2,2% rispetto al 2018), in provincia di Pesaro Urbino 1.284 (+2,7%), in quella di Macerata 1.072 (+10,55%), in provincia di Ascoli Piceno 863 (+0,4%); in quella di Fermo 525 (-0,76%). La provincia di Macerata detiene il triste primato per il numero di vittime, 27, mentre Ancona il maggior numero di feriti, ben 2.345.
In Italia, lo scorso anno, sono stati 172.183 gli incidenti stradali con lesioni a persone, in lieve calo rispetto al 2018 (-0,2%), con 3.173 vittime e 241.384 feriti (-0,6%). Rispetto al 2018 diminuisce anche il numero dei morti (-161, pari a -4,8%). Tra le vittime risultano in aumento i ciclisti (253; +15,5%) e i motociclisti (698; +1,6%); in diminuzione i pedoni (534; -12,7%), ciclomotoristi (88; -18,5%), occupanti di veicoli per il trasporto merci (137; -27,5%) e automobilisti (1.411; -0,8%). Per quanto riguarda invece il 2020, i dati provvisori della Polizia Stradale mostrano un crollo dell’incidentalità durante il lockdown: tra marzo e maggio si sarebbe registrato un calo dell’80%. Alla fine del mese di settembre invece, l’incidentalità e la mortalità sarebbero diminuite del 30% rispetto al 2019.
Silvia Frisina, delegata di presidenza dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada | basta sangue sulle strade onlus, ci spiega l’importanza della sensibilizzazione per ridurre l’incidentalità nel nostro Paese.
«La nostra associazione è nata nel 2009 su iniziativa della signora Isabella Smussi. Nel 2002 suo figlio, Luigi Colosini, rimase coinvolto in un incidente stradale e attualmente è in stato vegetativo di grado 2. La signora ha voluto quindi istituire un’associazione per aiutare tutte quelle persone che devono affrontare un evento così drammatico e per supportarle dal punto legale, psicologico ed economico. Oggi l’Associazione è portata avanti dai fratelli di Luigi, Annamaria e Roberto unitamente a numerosi soci e volontari».
Di che cosa si occupa l’AFVS?
«Dal 2009 si occupa di sostenere e tutelare in sede legale le vittime della strada, ma anche di prevenire, educare e sensibilizzare alla sicurezza stradale attraverso campagne sociali. In questi 11 anni ne abbiamo fatte moltissime, tra le più importanti “Chi guida non beve”, il cui obiettivo è sensibilizzare a non mettersi alla guida dopo aver bevuto e informare sulle conseguenze penali dell’omicidio stradale. La campagna ha avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno, della Giustizia, delle Infrastrutture e Trasporti e della Polizia di Stato. Un’altra campagna di punta è “Chi guida non chatta”, contro l’utilizzo del cellulare alla guida. Lo smartphone oggi è divenuto la nuova ebbrezza, la maggior parte degli incidenti avviene per distrazione dovuta all’uso del telefonino. Altre campagne sono volte a sensibilizzare l’utilizzo del casco, delle cinture di sicurezza, dell’abbigliamento catarifrangente per chi va sulle due ruote. Altre riguardano i pedoni, i bambini ecc…».
Quali sono le cause più frequenti di incidenti stradali?
«Le prime tre cause di incidente stradale, dati ufficiali 2019 Istat, sono: la distrazione, la velocità e la mancata precedenza. Nell’alveo di velocità e mancata precedenza va considerata spesso anche la guida in stato di ebbrezza».
Secondo voi, che cosa servirebbe per ridurre l’incidentalità?
«Il contrasto, ovvero più pattuglie sulle strade, più controlli. Sicuramente prevenzione ed educazione – già a partire dalle scuole – sono importanti ma occorrono anche presidi delle Forze dell’ordine sul territorio e sanzioni per i comportamenti scorretti».