ANCONA – Sono 7314 le richieste di contributo per la ricostruzione post sisma presentate nelle Marche al 31 dicembre 2019. Sono i primi dati della fotografia scattata dal report del Commissario alla Ricostruzione Piero Farabollini che annuncia in settimana nuovi dati sulla ricostruzione e la prima ordinanza per l’autocertificazione.
Le richieste di contributo per danni lievi presentate al 31 dicembre 2019 nelle Marche ammontano a 5106, quasi la metà delle quali sono in lavorazione (2471), mentre le richieste per danni gravi presentate sono state 2208, l’81,52% delle quali in lavorazione (1800).
«Le maglie della rete che ha ingabbiato la ricostruzione cominciano ad allentarsi – ha dichiarato Farabollini – grazie al lavoro costante e puntuale fatto nell’ultimo anno dal Commissario in totale collaborazione con Governo, Parlamento e territori».
Secondo Farabollini il report mostra un trend positivo per la ricostruzione privata ed evidenzia nell’ultimo trimestre del 2019 un +470% di richieste contributo ricostruzione per danni lievi e un +138% di quelle per danni gravi.
Sul fronte della ricostruzione pubblica sono 184 complessivamente i progetti esecutivi ultimati (dei quali 98 nelle Marche) su 1079 interventi (previsti dalle ordinanze 23 e32, 33, 37 e 56): i cantierati sono 156, 85 dei quali nelle Marche. Per il 60% degli interventi (650) invece deve ancora essere avviata la procedura di gara per l’affidamento della progettazione.
«Le proroghe contenute nell’ultimo decreto sisma che consentono ai professionisti di presentare unitamente al progetto la scheda periziata dovrebbero definire una volta per tutte la stima del danno privato sbloccando le circa 10.000 schede Fast ancora nel limbo (7.000 solo nelle Marche – prosegue Farabollini –. Stiamo lavorando congiuntamente con la Rete Professione Tecnici e gli Uffici Speciali della Ricostruzione delle 4 Regioni per intervenire sull’istruttoria concordando un percorso condiviso ed organico cui l’ultimo decreto Sisma, con l’articolo 12bis, ha offerto anche lo strumento dell’autocertificazione. Resta il nodo delle seconde case della ricostruzione Pubblica di competenza dei Comuni e delle Regioni che è ancora molto lontana dall’aver aperto i cantieri».
Dal report secondo Farabollini emerge «chiaramente che i Comuni non sono adeguatamente organizzati per gestire le attuali procedure e non solo per la quantità del personale a disposizione, ma soprattutto per la sua tipologia ed il know-how. Continueremo a lavorare, di concerto con tutti gli attori della ricostruzione, perché percorsi e procedure siano il più possibile facilitati».
«Finalmente sul tema della ricostruzione possiamo ragionare su dati oggettivi», commenta Patrizia Terzoni, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera. «Dopo enormi ritardi, grazie alla tenacia dei cittadini e anche alle numerose innovazioni legislative e al lavoro sul campo di amministratori e tecnici – prosegue – stanno iniziando ad arrivare delle risposte concrete con l’avvio di migliaia di pratiche e il loro esame. Come sempre ragionare sui dati è meglio per evitare di strumentalizzare un dramma che ha colpito le nostre comunità».
Secondo la Terzoni dopo ritardi che iniziavano ad essere «intollerabili», per i residenti nelle aree del cratere che vogliono tornare nelle loro case «finalmente si intravede la luce».
«Dobbiamo assolutamente insistere in questa direzione e migliorare quello che resta da cambiare o aggiornare nell’organizzazione, ma ora esiste un quadro normativo che facilita il deposito delle istanze, la loro valutazione e l’avvio dei lavori. Il compito che come comunità abbiamo di fronte è enorme ma con la cooperazione di tutte le figure i territori colpiti dal sisma rinasceranno».
Prioritario, secondo la Terzoni, «assicurare ulteriori risposte anche sul versante dello sviluppo economico e dei servizi e per questo è essenziale che le regioni facciano la loro parte in termini di supporto e programmazione».
APPENNINI ATTENZIONATI ALLA CAMERA
Intanto il 27 gennaio in Parlamento c’è stato un focus sulle aree montane, compreso l’Appennino marchigiano. Sono state approvate alla Camera 4 mozioni per la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo delle aree interne, rurali e montane.
Una presentata dalla maggioranza (Pd, M5s, Leu e Italia Viva), una da Fratelli d’Italia, un’altra dalla Lega e un’altra ancora da Forza Italia. Obiettivo assicurare un futuro alle aree montane vittime di uno spopolamento accentuato dal sisma, ma dovuto in particolar modo dalla carenza di servizi. «I residenti invecchiano e i giovani fuggono da queste realtà importanti che non offrono abbastanza servizi e sbocchi per questo abbiamo scelto di intervenire», ha dichiarato Patrizia Terzoni, intervenendo a Montecitorio durante le dichiarazioni di voto.
Per invertire la rotta «politiche attive che garantiscano diritti fondamentali in questi territori, dalla salute al lavoro, fino alla tutela ambientale e alla sicurezza. Attraverso la nostra mozione – precisa – rispondiamo al grido di dolore di intere comunità montane prevedendo nuove risorse per aree protette e le aree Natura2000 come i Monti Sibillini. Interventi che si aggiungeranno a un Piano quinquennale Nazionale per i piccoli comuni con uno stanziamento di 2 miliardi annui per dissesto idrogeologico, tutela della biodiversità montana, scuole e presidi ospedalieri.
Su quest’ultimo aspetto abbiamo inserito, nella mozione che impegna il Governo, richieste puntuali che riguardano da vicino anche il territorio marchigiano. L’accesso ai servizi connessi alla tutela del diritto alla salute deve essere fondato su parametri e criteri particolari e specifici per i territori montani, derogando anche a vincoli troppo restrittivi per territori così vulnerabili e con scarsi mezzi di comunicazione. Questo deve valere anche per i Livelli Essenziali di Assistenza, tenendo conto dell’alta percentuale di anziani che abitano queste aree».
Ma in previsione, sottolinea la Terzoni, ci sono «benefici fiscali anche per micro-attività sportive e centri di educazione ambientale, che possono far ripartire il turismo e l’occupazione per i tanti giovani che, da soli o in cooperative, vogliano restare e investire in montagna», ma anche sgravi e benefici fiscali per i rifugi montani «a partire da quelli sui Sibillini» e nelle altre aree montane della regione con «programmi specifici sull’esempio di Resto al Sud».
Inoltre saranno previste «condizioni fiscali di vantaggio con detrazioni e sgravi, anche per l’acquisto di mezzi» come microturbine per la neve o gruppi elettrogeni. «Occorre coraggio e tempestività per questo ci auspichiamo che il Governo possa attuare al più presto le richieste oggi approvate», conclude la deputata.
Il deputato del Pd Mario Morgoni ha sottolineato «l’importante partecipazione attiva di tutta l’Aula e delle forze parlamentari per la valorizzazione delle aree interne, dove sono custoditi i patrimoni di maggior valore paesaggistico, artistico, ambientale e di civiltà». Necessario secondo Morgoni, «tradurre in atti normativi l’indirizzo dato dal parlamento. Come sostiene l’ex presidente del Censis Giuseppe De Rita, le appenniniche sono lo scheletro del paese, importante curarlo. Il rischio di queste zone è lo scarso appeal elettorale da parte della politica dovuto al fatto che sono poco popolate. Spero però che la politica occasione riesca ad affrancarsi da questa sudditanza al consenso. Nelle aree interne si giocano le sfide dell’economia circolare e della qualità produttiva di livello elevato, qui possono nascere anche filiere, sia nell’ambito dell’agroalimentare, sia dell’artigianato che della trasformazione dei prodotti agricoli e del turismo».
Insomma secondo il parlamentare proprio nelle aree montane può fiorire una forte economia, importante per il paese. Dobbiamo scommetterci di più. «Intanto le mozioni hanno acceso un faro su un tema trascurato».