ANCONA – Gestire i rifiuti in modo oculato ed efficiente, soprattutto in questo periodo storico, è un percorso virtuoso che gli amministratori pubblici sono chiamati a compiere in maniera rigorosa.
Tra lo stato dell’arte e le prospettive del futuro, ai sindaci è demandato il compito di amministrare la questione nell’interesse dei propri cittadini che raramente sono consapevoli di quanto avviene anche nelle realtà limitrofe.
Ogni anno il Ministero delle Finanze ed ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale nazionale, pubblicano uno studio con i dati ufficiali raccolti nelle città italiane circa il costo della gestione rifiuti. Le considerazioni conseguenti riguardano l’impatto sia sull’ambiente che sulle tasche dei cittadini chiamati a pagare la Tari.
Quanto costa la raccolta differenziata? Quanto spendono i cittadini per la Tari? Stiamo facendo qualcosa per l’ambiente e per le tasche degli italiani? Dove agire per ridurre l’impatto dei costi? Dove ricercare la tanto decantata efficienza ed efficacia?
Queste ed altre domande sono i quesiti che sorgono quando si affronta l’annoso tema dei rifiuti e dei suoi costi.
Secondo l’ultima rilevazione curata da Ispra, nelle Marche i costi sono cresciuti, dal 2011 al 2019, del 27,7% passando da 131 euro procapite a 168 euro in palese contrasto con le problematiche delle economie familiari in forte crisi e con la gestione delegata alle ATA che dovrebbe perseguire obiettivi di efficienza ed efficacia.
Analizzando i comuni marchigiani al di sopra di 20.000 abitanti si evidenzia come il più performante per efficienza di costo sia Jesi e, a seguire, Recanati, Fermo, Fabriano e Civitanova Marche, tutti ampiamente al di sotto della media regionale.
Il più costoso in assoluto è San Benedetto del Tronto, seguito da Senigallia, Ascoli Piceno, Falconara Marittima, Ancona, Pesaro e Fano evidenziando una forte coerenza con la performance ambientale in termini di produzione rifiuti redatti da Arpam.
Il costo più rilevante che incide sulla tariffa è la Raccolta e Trasporto (40% di incidenza) per poi passare allo Smaltimento e Riciclo (26% di incidenza) e quindi Spazzamento, Lavaggio, Costi Comuni e Capitalizzazioni.
È in corso un dibattito articolato sulle voci di spesa che impattano sull’incremento dei costi tra cui il nuovo metodo ARERA, la scarsità di impianti per lo smaltimento e la saturazione delle discariche.
Per abbattere il costo in modo strategico, una delle soluzioni proposte è agire sulla reingegnerizzazione dei modelli di raccolta e trasporto. Innovazione e nuove tecnologie possono supportare tale miglioramento, portando all’abbattimento della produzione di rifiuti e dei relativi costi. La filiera istituzionale coinvolta, Comuni, ATA, Regione, Stato ed Europa, concordano nell’asserire che l’obiettivo primario sia l’abbattimento dei costi anche se i dati, come avviene mediamente nelle Marche, hanno una tendenza inversa agli indirizzi auspicati. La soluzione più efficace nel cercare l’abbattimento costi è nella concorrenza sempre più tutelata dalla normativa dopo la conferma della Corte Costituzionale che, con una recente sentenza, obbliga le stazioni appaltanti a motivare il ricorso all’in house.