ANCONA – Il progetto di un ristorante di lusso nel faro del Cardeto non convince i consiglieri Francesco Rubini (Sel-Abc) e Stefano Tombolini (60100), per i quali «potrebbe non essere più garantita la fruizione pubblica e il piano economico-finanziario presentato da Artingegneria è insostenibile». I due consiglieri hanno così depositato questa mattina in Comune una proposta di deliberazione consigliare con cui chiedono una modifica delle destinazioni d’uso.
«Chiediamo che venga tolto l’uso ricettivo – spiega Stefano Tombolini – e che vengano garantiti altri usi. Il faro potrebbe ospitare centri civici, uffici di quartiere, associazioni, servizi sociali, assistenziali, educativi ed edifici per il culto e le opere parrocchiali. E ancora impianti e servizi per il gioco, il tempo libero e lo sport, oppure mostre, centri culturali, musei, biblioteche».
Il progetto della società di ingegneria architettura e servizi Artingegneria srl che, è stata l’unica ad aver presentato una proposta per il faro del Cardeto nell’ambito della terza edizione del progetto “Valore paese-Fari”, prevede invece la realizzazione di un ristorante di lusso dove far degustare piatti preparati in presa diretta da uno chef stellato. Sei tavoli interni nel periodo invernale, fino a venti tavoli nel periodo estivo quando verrebbe utilizzata anche la parte esterna del faro, mentre nella vecchia casa del custode verrebbe realizzato un bar.
«Dal 2013 la Giunta non ha avuto un progetto complessivo per il parco del Cardeto – dichiara Francesco Rubini, consigliere Sel-Abc – tant’è che si è distinta per il caos amministrativo. Basti pensare all’ex Polveriera che, dopo un anno dall’apertura, è stata chiusa per altri due anni. Oppure all’ipotesi di un hotel nell’ex Caserma Stamura, senza alcun tipo di progettualità. Il modo di amministrare di questa Giunta è delegare. Abbiamo assistito alla vicenda curiosa della realizzazione di uno studentato all’ex deposito derrate con un’assenza di una vera sinergia tra enti, e ora c’è la vicenda surreale del vecchio faro, un bene storico-paesaggistico con più di 150 anni di storia. Questo simbolo della città è stato lasciato per anni privo di una manutenzione e in completo abbandono. È arrivata così l’Agenzia del Demanio con un bando che non dà nessuna garanzia sulla fruizione pubblica dell’area».
Rubini sottolinea che «in tutta questa vicenda c’è un grande assente: il Comune che non ha un ruolo e alcuna idea progettuale. Chiediamo quindi una modifica al piano regolatore perché in quell’area non si possono realizzare attività legate alla ricettività e alla somministrazione di cibi. Dovrebbero invece nascere attività che garantiscano la fruizione pubblica del bene».
«Siamo d’accordo sul recupero dei beni pubblici attraverso il parternariato pubblico- privato – dichiara Stefano Tombolini, consigliere 60100 – ma secondo noi il piano economico- finanziario presentato dalla società non è sostenibile. La superficie netta fuori terra è di 75 mq e 20 mq serviranno per il piano cucina, l’intervento di ristrutturazione costerà circa un milione di euro, 720 mila euro in 30 anni saranno dati allo Stato per la concessione (72mila euro dal Comune) e dovrà essere pagato lo chef stellato. Ho molti dubbi, anche perché d’inverno sono previsti solo sei tavoli».
Per Tombolini, «devono essere mantenuti gli usi pubblici nel faro e chiediamo una variante al Prg. Il 23 agosto l’Amministrazione ha sottoscritto un protocollo di intesa con l’Agenzia del Demanio per la collaborazione nella valorizzazione del bene. L’area esterna però è vincolata ai sensi dell’art.25 della NTA del Prg da un vincolo convenzionale di uso pubblico che deve essere approvato dal consiglio comunale. L’Amministrazione solo con delibera del consiglio comunale e apposita convenzione può consentire interventi di iniziativa pubblico-privata o solo di iniziativa privata. Il passaggio in consiglio invece non c’è stato. Notificheremo quindi la proposta di variante anche all’Agenzia del Demanio a cui abbiamo richiesto l’accesso agli atti».
«Anziché sprecare i soldi – continua Tombolini – l’Amministrazione potrebbe utilizzarli per ristrutturare il faro. Nel bilancio c’è un milione di euro per il ponte da Porta Pia alla Mole. In più l’Amministrazione ha speso circa 260mila euro per le iniziative e gli addobbi natalizi, 155mila per il Primo Piano Festival, 60mila per l’inaugurazione dell’ascensore del Passetto, e ci siamo trovati con 150mila euro di buco in bilancio per la mostra sul Caravaggio in Pinacoteca». Intanto per la Commissione di gara dell’Agenzia del Demanio, la società Artingegneria merita l’aggiudicazione della concessione di valorizzazione del vecchio faro. La Commissione ha infatti ritenute idonee l’offerta tecnica, ovvero il progetto, e l’offerta economico-temporale. Ora la documentazione è stata inviata alla Commissione di congruità dell’Agenzia del demanio, con sede a Roma, che dovrà verificare la convenienza economica dell’offerta presentata e, se il parere sarà positivo, si procederà con l’aggiudicazione definitiva.