ANCONA – «La formica di fuoco? È una di quelle specie animali che non ama perdere. Non va sottovalutata, né sotto il profilo dei rischi per l’uomo né sotto quello dei rischi per l’equilibrio ecosistemico. Ma nelle Marche – assicura l’entomologa dell’Università politecnica delle Marche, Sara Ruschioni – ancora nessuna segnalazione».
«Nessun allarmismo – ribadisce più volte l’esperta – ma dobbiamo tenere tutti la guardia alta». Sono 88 le colonie di formiche di fuoco avvistate a Siracusa, vicino al porto di Augusta, in Sicilia. «Se ne parla ora, ma pare che le formiche guerriere (nome comune per indicare le Solenopsis invicta, che significa mai sconfitta) fossero già arrivate in Italia nel 2019, quando i siculi subìrono diverse punture molto fastidiose».
A giocare un ruolo determinante nella loro diffusione potrebbe essere il cambiamento climatico, dato che la specie, originaria del Sud America, ama gli ambienti umidi e caldi: «In Sicilia, la formica è arrivata probabilmente attraverso container approdati al porto di Augusta. Siamo stati noi a portarle. Nel breve percorso, è il vento a spostarle, ma nei tragitti lunghi è il commercio il vettore».
Questa specie sta destando preoccupazione – spiega la docente Univpm – perché è una formica vincente nell’ecosistema. La puntura pare sia più dolorosa di quella della vespa e c’è il rischio di shock anafilattico per i soggetti allergici. L’Unione internazionale per la conservazione della natura (Ucn) l’ha inserita tra le 100 specie più invasive e dannose al mondo».
Infatti, «ha una capacità di popolare zone non già popolate e di conquistare quindi territori nuovi in modo veloce. E poi è dannosa in quanto eccessivamente vorace (ogni colonia conta centinaia, migliaia di individui) ed è un predatore generalista. Che significa che ha una dieta zoofaga (mangia animali di varie taglie, altri artropodi, ma anche piccoli mammiferi, animali malati, uccellini) e fitofaga (si ciba pure di piante)». Insomma, è una sorta di pulitore della natura.
«Il pungiglione lo usa come strumento di difesa e offesa, guai a infastidirla. La voracità e la sua resistenza a un clima anche non troppo ideale mette definitivamente in crisi gli equilibri ecologici delle zone che invade, sia naturali che non. È un insetto alieno per l’Europa, nel senso che – illustra Ruschioni – è un insetto che in Europa non era mai stato visto, è nuovo e non originario di qui».
La soluzione? «Cercare di eradicare questa specie in origine, senza commettere gli stessi errori che sono stati fatti in passato per il batterio della xylella. Particolare attenzione – conclude l’entomologa – è da tributare alle zone urbane costiere, centri nevralgici per il commercio».
Ancona potrebbe dunque rivelarsi un territorio fertile per la diffusione della formica guerriera («Abbiamo il porto e i voli diretti con la Sicilia», fa notare), ecco perché il consiglio dell’entomologa è di «non abbassare la guardia», senza però fare dell’«inutile terrorismo mediatico».