ANCONA – Vaccinazione rapida delle persone seguite dai distretti di salute mentale, di quelle ospitate nelle comunità o inserite nel contesto familiare, poi istituzione di un tavolo regionale permanente sulla salute mentale e incremento della quota del bilancio destinata a questi servizi. Sono le richieste avanzate dal tavolo regionale sulla Salute Mentale alla Giunta Acquaroli.
La pandemia, imponendo limitazioni alle relazioni sociali per contrastare la diffusione del virus, ha condannato all’isolamento le persone seguite dai centri di salute mentale e quelle accolte nelle comunità, e sta facendo crescere il disagio tra la popolazione, causando un incremento del numero delle persone che si rivolgono a questi servizi.
Roberto Grelloni, portavoce del tavolo regionale sulla salute mentale, rappresentante delle famiglie spiega che «la pandemia di covid-19 ha aumentato le difficoltà delle persone affette da patologie mentali. Queste persone, confinate in casa per non contrarre l’infezione – prosegue -, devono trovare il modo di poter tornare ad uscire di casa per riprendere una routine che garantisca il loro benessere».
Le persone che «in questa fase si trovano a carico delle famiglie o chiuse nelle comunità, in un isolamento che accentua le problematiche di cui sono affette, rischiano una importante regressione, che potrebbe vanificare o disperdere l’importante lavoro svolto dai servizi nel tempo». Per questo nei giorni scorsi il portavoce del tavolo regionale si è confrontato su questi temi con l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini e il consigliere regionale Mirko Bilò vicepresidente consiliare della Lega che si sta adoperando per sensibilizzare sul tema la IV Commissione Sanità regionale, dopo i colloqui telefonici dei giorni scorsi con l’assessore.
Nell’occasione ha posto sul tavolo dell’assessore una serie di richieste, fra le quali spicca l’istituzione di un osservatorio permanente sulla salute mentale, in modo da affrontare i tanti nodi «che si trascinano dalla Giunta precedente» e che vedono «scarse risorse investite in questo ambito, tanto da aver reso le Marche penultima in ambito nazionale per quanto concerne le risorse regionali destinate ai centri di salute mentale».
Roberto Grelloni evidenzia che «nelle Marche si è sempre investito poco in salute mentale: la quota di bilancio regionale destinata a questi servizi – spiega – non supera il 2,5%, alla nuova Giunta abbiamo chiesto di innalzare al 3,5%». Un maggiore investimento che si tradurrebbe in nuove assunzioni in termini di personale per sopperire ad una «carenza cronica che perdura da tempo: servono medici, psicologi, oss, terapisti, figure specializzate – spiega – fondamentali per erogare i servizi che vedono una richiesta crescente».
Nelle Marche sono 30mila gli utenti seguiti dai distretti di salute mentale, il 2% della popolazione e ad essere toccate da questa problematica sono circa 24mila famiglie. «Attualmente sono 730 gli operatori in attività, contro i 1.043 che sarebbero effettivamente necessari – afferma Grelloni – con un delta negativo del 30%». Altro dato negativo sottolineato dal portavoce del tavolo regionale è quello della «spesa complessiva destinata alla salute mentale che si attesta a 76milioni di euro, contro «una indicazione di circa 150milioni».
A questo si aggiungono le problematiche legate al tasso di persone presenti all’interno delle residenze, i Tso che si moltiplicano, l’inclusione lavorativa che con i blocchi agli spostamenti è venuta meno, poi il tema dell’abitare in termini di vita indipendente, che richiede comunque un monitoraggio da parte di personale specializzato, i servizi di prossimità domiciliare, «temi che comportano una trasformazione delle realtà familiari in micro manicomi» a causa della pandemia.
Tra le altre richieste poste sul tavolo ci sono anche la ripresa delle convocazioni della Consulta Regionale per la Salute Mentale, la rappresentanza delle associazioni nella Cabina di Regia e nel gruppo di Lavoro per il controllo delle strutture.
Poi la rivisitazione della normativa regionale sui servizi di salute mentale e un intervento sul Fondo Regionale di Solidarietà, volto a fare adottare da parte di tutti i Comuni il regolamento Isee in modo da evitare alle famiglie di dovere ricorrere al Tar, «con notevoli sacrifici economici, per vedere riconosciuti legittimi diritti alla compartecipazione delle spese di ricovero nelle strutture da parte degli stessi Comuni. Infine – conclude – è necessaria l’istituzione dei Gruppi Appartamento così da abbandonare il ricorso alla residenzialità leggera affidata a privati».