ANCONA – Il conto alla rovescia per l’ultimo dell’anno si fa incalzante. Se non sarà ancora un San Silvestro all’insegna della normalità a causa della pandemia, ma neanche un ultimo dell’anno in zona rossa come quello dell’anno scorso, c’è chi lo trascorrerà tra le mura domestiche. Per alcuni una libera scelta, per altri, coloro che sono sprovvisti del Super Green pass, una scelta obbligata.
Si può approfittare di questo San Silvestro in versione “casalinga” per trasformare il “solito cenone” in una serata che fonde insieme i piatti della tradizione marchigiana, presenti sulla tavola delle feste, abbinati e selezionati in chiave afrodisiaca. Quali sono gli ingredienti base? È presto detto: frutti di mare, cioccolato, spezie come peperoncino, zenzero e cannella, vino rosso, noci, tartufo e il miele.
Il potere afrodisiaco dei cibi travalica la leggenda: l’alimentazione può incidere in qualche modo sulla sessualità, grazie ai nutrienti contenuti in alcuni cibi: lo zinco nelle ostriche, la teobromina nel cioccolato, la capsacina nel peperoncino e il boro nel miele, solo per citarne alcuni.
Il cenone “made in Marche afrodisiaco”
Partendo da questi semplici ingredienti e prendendo spunto dai piatti tipici della tradizione marchigiana del periodo delle feste, vi scodelliamo “caldo, caldo” un menù afrodisiaco tutto “made in Marche”, che valorizza le eccellenze enogastronomiche della regione.
Si parte con un antipasto di polenta di mais rigorosamente “otto file” (una varietà coltivata nel territorio di Arcevia), condito con pecorino stagionato marchigiano grattugiato e tartufo. Da Acqualagna a Sant’Angelo in Vado, passando per Apecchio e Pergola, c’è solo l’imbarazzo della scelta per il pregiato frutto della terra, ma località famose per il tartufo sono anche Carpegna, Urbino, Novafeltria, Sassocorvaro, Cagli, Piobbico e Fossombrone.
Per condire la scelta non manca e gli oli marchigiani hanno ricevuto ambiti riconoscimenti. Tra le varietà di olive autoctone che danno origine al prezioso “elisir” ricordiamo la Coroncina, il Piantone di Falerone, il Piantone di Mogliano, la Rosciola, il Sargano di Fermo, l’Orbetana, la Mignola, la Carboncella, la Raggia e la Raggiola. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Ma torniamo al nostro menù.
Portata centrale di questo cenone afrodisiaco, che proponiamo come piatto unico, è il brodetto, un piatto povero che nasce nelle barche dei pescatori, quando in cucina “le vergare” (le massaie marchigiane) erano solite non buttare via niente e impiegare ogni ingrediente in dispensa in modo fantasioso e fruttuoso.
Non solo ostriche, ma anche cozze e vongole sono a pieno titolo cibi afrodisiaci, otre che ingredienti del brodetto. Qui però occorre fare subito alcune precisazioni, perché in una regione “al plurale” come le Marche, non poteva di certo esistere un solo brodetto: le ricette principali sono 4, il brodetto all’anconetana, quello alla fanese, alla portorecanatese e alla sambenedettese, ma ci sono anche altre città che rivendicano il loro brodetto, come Senigallia e Porto San Giorgio.
Il brodetto si prepara con almeno 13 varietà di pesce freschissimo, come San Pietro, Cannocchie, Coda di Rospo, Nasello, Moscioli e poi Seppie, Vongole, Gamberoni, Palombo, Sogliole, Razza, Calamari e per chi gradisce anche Triglie, Scorfani e Testole. In questo caso ovviamente il consiglio è quello di usare peperoncino e i moscioli selvatici del Conero, il noto, e amatissimo dagli Anconetani, presidio Slow Food.
Anche nei dolci della tradizione tipica delle feste (tra Natale e l’Epifania), le Marche fanno sfoggio degli ingredienti “giusti” per questo San Silvestro afrodisiaco made in Marche. Sulla tavola delle feste della tradizione contadina i dolci erano all’insegna della semplicità, e al pane, ingrediente base di queste ricette, veniva spesso aggiunto quanto era presente nella dispensa. Fanno capolino in queste ricette tramandate da generazioni, frutta fresca, frutta secca e cioccolato fondente.
Tra i dolci più tipici ce n’è uno che accomuna le Marche dal Nord al Sud, si tratta del Frustingo. È una antica ricetta che risale addirittura ai tempi degli Etruschi, tanto da essersi guadagnato la “nomea” di dolce più antico delle Marche e dell’Italia. Anche in questo caso le Marche non si smentiscono e questo dolce “svuota credenza” assume tanti nomi diversi a seconda delle aree geografiche della regione in cui viene preparato: frustingo, fristingo, pistringo o bostrengo, come dicono nel Pesarese.
Nella ricetta fichi, frutta candita, frutta fresca e frutta secca come le noci, poi cioccolato fondente, miele, cannella e per dare un tocco più chic consigliamo la Sapa, una specialità marchigiana chiamata anche “mosto cotto” o “vino cotto”. Se si vuole aggiungere un tocco esotico si può puntare sullo zenzero fresco grattugiato.
Tanti i vini e le etichette apprezzate a livello internazionale e premiate, che possono accompagnare con orgoglio questa cena: da un buon bicchiere di Verdicchio dei Castelli di Jesi, alla Passerina fino al Pecorino, o anche un buon Rosso Piceno o Rosso Conero.