ANCONA – «L’Ordine degli Infermieri della Provincia di Ancona prende atto sia delle note riportate ai “media” dalle associazioni dei malati, riguardante la carenza degli Infermieri in alcune aree ad alta complessità assistenziale (es. nefrologia e dialisi), sia delle istanze pervenute all’Ordine Professionale da parte degli iscritti e dai livelli dirigenziali professionali». A dirlo è Giuseppino Conti, Presidente di OPI Ancona. «E’ l’occasione – insiste – per richiamare nuovamente l’attenzione di tutte le forze politiche all’impegno per garantire l’adeguatezza della risposta assistenziale ai bisogni di salute delle persone».
Le condizioni demografiche per l’aumento della vita media ed aumento delle persone di età superiore a 65 anni e delle vedovanze con età superiore ad 80 anni, epidemiologiche per l’aumento delle patologie cronico-degenerative, sociali e socio-economiche con aumento delle persone sole, sono profondamente mutate, con la necessità e l’urgenza di rivedere in tempi rapidi il sistema delle reti ospedaliere e territoriali per la garanzia di risposte vere alle necessità della popolazione. «L’Ordine Professionale, quale Ente Sussidiario dello Stato, non vuole certamente mettere in discussione le scelte politiche della Regione – insiste Conti – però non può esimersi dal manifestare una forte preoccupazione, stante la situazione in essere, nei confronti della popolazione e degli infermieri». Tra i compiti istituzionali dell’Ordine Professionale c’è proprio la tutela e la garanzia nei confronti degli utenti e degli infermieri. Secondo Opi Ancona le strade sono due: il DM 70/2015 (rete ospedaliera) e il DM 77/2022 (rete dei servizi territoriali).
Potrebbe risultare semplicistico affermare la necessità di assumere un maggiore numero di Infermieri per il superamento delle criticità, ammesso di reperirli e/o di evitarne “la fuga”, ma questo non appartiene alla linea propositiva dell’Ordine degli Infermieri della Provincia di Ancona che vuole richiamare l’attenzione invece alle seguenti necessità:
· la revisione della distribuzione delle discipline nel rispetto dei principi definiti dal DM 70/2015. Ci potrebbero essere difformità in eccesso e in difetto, sia di strutture ospedaliere, sia di reparti di degenza
· il superamento degli “ospedali unici” che non consentono la corretta analisi dei volumi di attività e dei carichi di lavoro
· gli interventi di accorpamento e/o di trasformazione in attività non di ricovero per le discipline che hanno volumi di attività e tassi di utilizzo dei posti letto inferiori agli standard ministeriali
· l’eventuale trasformazione di reparti e/o strutture ospedaliere in strutture territoriali così da riuscire anche a ridurre le liste di attesa
· la revisione di staffing e skill-mix (rapporto tra infermieri e OSS), tenuto conto dell’evoluzione normativa e formativa che ha riguardato le professioni infermieristiche
· l’eventuale integrazione con le strutture periferiche che hanno avuto potenziamento strutturale e tecnologico, previa analisi dei volumi di attività e dei carichi di lavoro con lo spostamento di attività nei centri minori e/o spostamento dei professionisti nei centri maggiori, per una migliore risposta ai bisogni delle persone e per la riduzione delle liste di attesa
· il recupero di risorse assistenziali attualmente impegnate in attività di supporto che potrebbero svolgere altri operatori compatibilmente con le eventuali prescrizioni del Medico Competente
· l’implementazione dei servizi territoriali, nel rispetto del DM 77/2022, per favorire la continuità tra ospedale e territorio con la riorganizzazione del lavoro sia in ospedale, sia nei servizi territoriali
· la garanzia della funzione di “governance” alla dirigenza infermieristica e delle professioni sanitarie, nel rispetto dei principi definiti dai CCNL di Comparto e Dirigenza Sanitaria
«Senza scelte coraggiose – conclude Giuseppino Conti Presidente Opi Ancona – il prezzo maggiore sarà pagato dagli utenti e dai professionisti della sanità».