ANCONA – «Non possiamo accettare che la categoria degli infermieri che godeva della riconoscenza di tutti per il servizio generoso e puntuale prestato nel corso della pandemia, oggi subisca un pesante attacco alla propria dignità personale e professionale».
È molto chiara la posizione dell’Ordine degli Infermieri della Provincia di Ancona (OPI), sentiti anche gli Ordini Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno, che esprime profondo disappunto e preoccupazione per la pubblicazione della L.R. 19/2022.
Non è intenzione dell’OPI Ancona che rappresenta oltre 3.700 infermieri, entrare nel merito della decisione politica di modificare l’attuale assetto in n. 5 Aziende Sanitarie Territoriali oltre all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Ancona ed INRCA, «e proprio per questo ci siamo riservati un po’ di tempo per analizzare i contenuti del testo della legge regionale per gli approfondimenti del caso» – spiegano.
«La sintesi – dice il presidente Giuseppino Conti – è che non possiamo che constatare che la presentazione dei dati sul SSN effettuata all’Assessore Saltamartini e l’audizione presso la IV Commissione Consiliare non abbiano impedito di prendere decisioni che non possiamo condividere e che non vanno assolutamente nella direzione auspicata dagli Infermieri, non nell’interesse corporativistico della categoria ma in quello del paziente e della sua assistenza».
La Regione Marche era stata tra le prime in Italia ad attivare il Dipartimento delle Professioni Sanitarie, definendone anche gli ambiti di intervento, il ruolo e le responsabilità, LR 13/2003. L’auspicio era che quello che venisse dato ulteriore corpo e sostanza a tale istituto nel rispetto dei dettati normativi e generando una valorizzazione vera della disciplina infermieristica e degli infermieri.
«Nei fatti – insiste – con la L.R. 19/2022 (art. 36) viene eliminato il Dipartimento delle Professioni Sanitarie e sostituito con un generico “servizio”, così come non viene prevista la Dirigenza Infermieristica e delle professioni sanitarie a livello di presidio ospedaliero (art. 37) e a livello distrettuale (art. 31), evidenziando una considerazione diversa rispetto alla direzione medica».
Secondo l’Ordine delle Professioni Infermieristiche non è possibile ripensare i servizi territoriali che obbligano ad una contestuale riorganizzazione dei servizi ospedalieri senza una direzione infermieristica e delle professioni sanitarie adeguata nelle competenze e nel riconoscimento pieno della responsabilità diretta nell’operatività, al pari delle altre dirigenze sanitarie.
«Urge inoltre – puntualizza la dirigenza provinciale dell’Ordine – un immediato confronto con chi governa la sanità nelle Marche e che porti a recepire le nostre istanze e non, come si legge al punto z) del nuovo testo normativo “il periodico confronto con le rappresentanze delle organizzazioni sindacali, degli ordini professionali dell’ambito sanitario e dei principali stakeholder regionali pubblici e privati, per contribuire alla corretta attuazione del Piano socio-sanitario regionale”».
Per quanto concerne l’annosa questione del reperimento del personale, secondo l’Ordine è di tutta evidenza che il reclutamento è possibile se il mercato del lavoro offre tali professionalità richieste e se soprattutto il SSN è disposto a ripensare il vincolo di esclusività, il sistema di valorizzazione (anche stipendiale) e la crescita professionale degli infermieri.
«Diversamente – chiude il Presidente Conti – molto presto anche nelle Marche la soluzione adottata dovrà inevitabilmente reperire personale infermieristico dai paesi asiatici, dell’Europa dell’Est e del Sud America, come già avvenuto in altre regioni nelle scorse settimane».