ANCONA – Via al percorso di mobilitazione dei sindacati per accendere i riflettori sulla sanità marchigiana. Cgil, Cisl e Uil hanno dettagliato le iniziative nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella giornata di ieri nella sede di Cgil di Ancona in via Primo Maggio. Un percorso di iniziative che si snoderà attraverso una serie di tappe intermedie, scandite da assemblee e altre manifestazioni a carattere territoriale e che vedrà il suo culmine nel presidio regionale che si terrà ad Ancona il 14 luglio.
I sindacati sollecitano la Regione a un confronto «che finora non c’è ancora stato», anche alla luce delle pesanti ripercussioni generate dalla crisi pandemica, con l’obiettivo di risolvere le criticità presenti a livello regionale: dai tempi di attesa, ai Pronto Soccorso sovraffollati, passando per i servizi territoriali e l’integrazione socio-sanitaria, per arrivare alla prevenzione, alla rete ospedaliera e alle Case della Salute. Tra le questioni poste sul tavolo dai sindacati anche le cure primarie e intermedie, la mobilità sanitaria, gli organici insufficienti e il precariato, insieme alla progressiva privatizzazione della sanità.
La segretaria generale Cgil Marche, Daniela Barbaresi, ha sottolineato che «ad otto mesi dall’insediamento della nuova Giunta non abbiamo mai avuto un vero confronto né una vera interlocuzione con la Giunta e in particolare con l’assessore alla Sanità Saltamartini».
Secondo Barbaresi, se da un lato la crisi pandemica ha evidenziato i punti di forza della sanità delle Marche, dall’altro ne ha anche disvelato le «tantissime criticità: pensiamo al tema dei tempi di attesa, dell’emergenza-urgenza e dell’affollamento nei Pronto Soccorso» e poi «la debolezza della medicina territoriale e della prevenzione».
Se le Marche avessero avuto un sistema di prevenzione strutturato, per la segretaria generale di Cgil Marche, «forse avremmo reagito in maniera più efficace», «cenerentola» anche la prevenzione degli infortuni nei luoghi di lavoro. Urgente affrontare poi l’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza con gli investimenti da mettere in campo a livello locale.
La segretaria regionale di Uil, Claudia Mazzucchelli, ha posto l’accento sulla necessità di rivedere le retribuzioni del personale sanitario «che non sono uniformi sul territorio regionale e di vedere i rapporti con la sanità convenzionata».
Poi il tema delle Rsa con la necessità di «rivedere quella struttura organizzativa che è stata molto penalizzata dalla pandemia» e quello delle liste d’attesa con i sindacati che chiedono alla Regione di sapere come intende organizzarsi e di garantire «trasparenza nel meccanismo delle prenotazioni».
Le richieste di Cgil, Cisl e Uil in un documentp
Nodi che hanno raccolto in un documento che sarà inviato alla Regione anche in vista del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel documento i sindacati chiedono interventi per la riduzione dei tempi di attesa, il rafforzamento della sanità sul territorio, come previsto anche dal Pnrr con la riorganizzazione e lo sviluppo delle cure primarie, delle cure intermedie e il potenziamento delle strutture socio sanitarie residenziali e diurne e dell’assistenza domiciliare,
Fondamentale per Cgil, Cisl e Uil che le Marche possano dotarsi di un piano della cronicità e di una legge regionale per la non autosufficienza e finanziamento della legge sull’invecchiamento attivo. Accanto a questo un progetto condiviso e trasparente sulla dislocazione, il potenziamento e l’operatività delle Case della Salute-Case e Ospedali di Comunità, anche in attuazione del Pnrr, orientando i Medici di Medicina Generale ad operare all’interno delle Case della Salute/di Comunità.
Tra le priorità quella di riqualificare le funzioni dei Distretti sanitari e avviare un percorso per renderli coincidenti con gli Ambiti territoriali sociali, ed i Servizi per il Lavoro, a garanzia dell’integrazione socio sanitaria e dello sviluppo di percorsi di inclusione sociale, lavorativa e di contrasto alla povertà. Cgil, Cisl e Uil chiedono poi l’aumento delle risorse dedicate alla Prevenzione, con una particolare attenzione alla tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro. Va superato il sostanziale sottofinanziamento, dal momento che solo il 2,8% della spesa sanitaria (rispetto allo standard del 5%) va in prevenzione, con un ammanco di 80 milioni. Da definire poi il Piano Mirato e i Piani Tematici di Prevenzione.
Cruciale una rete di emergenza-urgenza capillare ed efficace, capace di integrare l’attività dei Pronto Soccorso ospedalieri con quella del Sistema 118, della continuità assistenziale, delle postazioni territoriali di emergenza, dei mezzi sanitari e dei Punti di Assistenza Territoriale attivati negli Ospedali di Comunità. Riflettori accesi anche sulla Medicina di Genere, con la richiesta di potenziamento dei Consultori familiari e di piena applicazione della legge 194 del 1978.
Un focus del documento riguarda la necessità di chiarezza sugli assetti istituzionali della sanità marchigiana: competenze e rapporti tra Servizio Sanità, ASUR, ARS, INRCA, Aziende Ospedaliere, Aree Vaste e Distretti Sanitari; qualificazione e sviluppo delle reti ospedaliere: la funzionalità delle strutture periferiche (ospedaliere e territoriali) è cruciale per consentire agli ospedali di I e II livello di svolgere al meglio l’attività di elevata intensità assistenziale. Completare e realizzare i nuovi e moderni ospedali ricorrendo all’appalto. In tema di personale, i sindacati chiedono un massiccio piano di assunzioni e il completamento dei percorsi di stabilizzazione, oltre che di riconoscere gli istituti contrattuali, inclusa la premialità Covid. Stop alla privatizzazione della sanità mentre si chiede partecipazione sia sulle politiche occupazionali che sull’assetto e l’operatività dei servizi.
Capitolo a parte il Piano nazionale di ripresa e resilienza sul quale i sindacati chiedono fin da subito l’attivazione di un confronto per progettare gli interventi previsti dalla Missione 6 del piano, ovvero la realizzazione delle Case della Comunità e della presa in carico della persona come luoghi di cure primarie, il potenziamento dell’assistenza domiciliare con la Casa come primo luogo di cura grazie anche alla telemedicina, il rafforzamento dell’assistenza territoriale intermedia e delle sue strutture con l’obbiettivo di attivare a livello nazionale 381 Ospedali di Comunità e poi interventi per spingere il pedale dell’acceleratore su innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario.