Ancona-Osimo

Saviano: «Non dare diritti significa dare spazio a organizzazioni criminali e mafiose»

Lo scrittore ha incontrato nell’Aula Magna di Ateneo, studenti e cittadini per parlare di integrazione e legalità. Prima di rispondere alle domande sul suo ultimo libro, l'autore si è soffermato su due questioni attuali: lo Ius soli e il testamento biologico

Roberto Saviano parla di legalità e iazione

ANCONA- «Non dare diritti significa dare spazio a organizzazioni criminali e mafiose». Lo scrittore Roberto Saviano ha incontrato questo pomeriggio (14 dicembre) nell’Aula Magna di Ateneo, studenti e cittadini per parlare di integrazione e legalità. I due temi vengono affrontati nel suo ultimo libro “Bacio Feroce” che rappresenta il bacio tra i camorristi, il bacio con il quale viene sigillato il silenzio. Prima di rispondere alle domande sul suo ultimo lavoro, lo scrittore napoletano si è soffermato su due questioni attuali: lo Ius soli e il testamento biologico.

Roberto Saviano

«Bloccare lo Ius soli costringe il Paese a rinunciare a talenti e intelligenza ed esclude i diritti di 800mila bambini. Dobbiamo smontare la falsità che questa legge favorisce gli sbarchi e incoraggia le donne a partorire in Italia- afferma Saviano di fronte ad una platea di oltre 700 persone-. Oggi mi sento più speranzoso perché è stata approvata la legge per il testamento biologico, dopo la battaglia ventennale del  Partito Radicale. Ora bisogna portare in aula l’eutanasia».

L’autore ha risposto alle domande formulate da due ragazze: Khadija Lasfsihi e Aicha Firmino. Khadija ha 20 anni, è nata in Marocco e vive in Italia da quando ne aveva 7. Oggi studia Scienze e Tecnologie alimentari all’Univpm. Aicha ha 26 anni, è nata in Angola e vive in Italia da quando aveva un anno. Lavora come interprete alla Prefettura di Ancona. Rispondendo alle due ragazze, Saviano ha spiegato come le vicende del libro si intreccino a piaghe sociali quali spaccio, droga, denaro, disoccupazione e  mancanza di diritti. Ha parlato della realtà di Forcella, dove è ambientato il libro.

Incontro con Roberto Saviano nell’Aula di Ateneo

«A 15 anni i paranzini sanno gestire la piazza dello spaccio. Vogliono fare soldi senza lavorare. L’assenza di prospettiva, l’assenza di un progetto rende la morte attraente. C’è un detto: «Se muori a 20 anni sei leggendario, se muori a 90 sei centenario». I paranzini muoiono giovanissimi come i jihadisti ma, a differenza di questi, non si fanno saltare in aria- dichiara lo scrittore- La disoccupazione è un enorme rischio. Non dare diritti significa dare spazio a organizzazioni criminali e mafiose. I paranzini non sarebbero nati se l’”erba” fosse stata legale. Laddove manca il diritto paga chi non può comprare quel diritto».

Aula magna gremita

Saviano ha concluso il suo incontro lasciando un messaggio agli studenti. «La parola è tutto: occhi e orecchie hanno un grande potere quando si informano. Ogni volta che fate qualcosa per conoscere, anche mettendo un “like”,  state trasformando questo mondo».

Il Rettore Sauro Longhi

«L’Università, più di ogni altra istituzione, deve progettare il futuro, deve intravederne le problematiche ma soprattutto deve contribuire alla definizione e costruzione di un futuro di condivisione e pace, con attività di ricerca, di studio e di confronto in cui la conoscenza si approfondisce e il sapere si arricchisce- afferma il Rettore dell’Univpm Sauro Longhi -. Abbiamo bisogno di contaminarci e lo facciamo con l’accoglienza. L’invito che faccio ai giovani è di cercare una persona che porta una tradizione, una cultura diversa. Non sono stranieri ma persone che hanno una vita simile alla nostra. Nei due anni che mi rimangono alla guida della Politecnica, continuerò a parlare di incontro, accoglienza e disponibilità nei confronti di chi emigra per trovare una vita migliore».

Platea