ANCONA – Accolta la richiesta di archiviazione per l’incidente mortale costato la vita ad Huub Pistoor, 56 anni, l’ingegnere olandese residente ad Osimo. Era il 29 marzo del 2019 quando fu schiacciato dal rimorchio di un tir, ad Agugliano, che si sganciò dalla cabina di guida. L’accoglimento della richiesta di archiviazione, decisa dal pm Marco Pucilli, relativa alle responsabilità dei proprietari del mezzo pesante, una società con padre e figlio, è arrivata giovedì.
«Una delusione enorme per me e la sua famiglia in Olanda – commenta Gioia Bucarelli, compagna di Pistoor -. Non c’è stata la volontà di approfondire e coinvolgere nelle indagini i titolari proprietari dei mezzi e addetti alla manutenzione e si è scelto di concentrarsi solo sul conducente, l’anello debole della catena di responsabilità (lui è stato condannato per omicidio stradale, ndr). Ci informeremo per capire se rivolgerci alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, che ha richiamato più volte l’Italia per diniego di giustizia alle vittime e alle parti offese. Mi torna di nuovo in mente la domanda frequente di Huub, perché in Italia è così difficile individuare le responsabilità di tante tragedie prevedibili?».
Huub Pistoor era un ingegnere elettronico, accompagnatore di Alpinismo Giovanile del CAI Ancona e socio fondatore della Scuola Popolare di Filosofia di Macerata.
Per tre anni la compagna e la figlia con gli altri familiari di Huub hanno lottato affinché fossero accertate tutte le responsabilità, che secondo i loro legali non sono solo quelle del conducente moldavo ma soprattutto di chi ha messo su strada mezzi usurati e pericolosi per l’incolumià pubblica. Nonostante le perizie tecniche attestanti la pessima manutenzione e la pericolosità dei due mezzi pesanti, la gip Sonia Piermartini ha accolto l’archiviazione presentata dal pm per i titolari della società proprietari di rimorchio e autocarro.
La compagna di Pistoor con i familiari in Italia e in Olanda esprime la sua amarezza unita all’indignazione: «Una delusione enorme, una scelta ingiusta e incomprensibile che al dolore aggiunge amarezza e indignazione – continua Bucarelli -. I nostri legali hanno presentato due volte l’opposizione alla richiesta di archiviazione. Mi chiedo da tre anni perché le famiglie siano costrette a combattere per dare giustizia ai propri cari, che non possono più difendersi. In un Paese in cui perdono la vita nove persone al giorno sulle strade e tre sul lavoro, tragedie come questa non possono essere sottovalutate. Due gravi piaghe italiane che devono essere riconosciute e affrontate, non trattate con indifferenza e archiviate. Non sono solo fatti privati ma riguardano la coscienza sociale, la cultura e la civiltà, i diritti fondamentali di tutti i cittadini: la vita, la salute, la sicurezza sulla strada e sul lavoro. A Huub e a tutte le altre vittime dell’incuria altrui, spesso molto giovani, questi diritti sono stati negati. Ora è stato negato anche il diritto alla giustizia. Valuteremo la possibilità di rivolgerci alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo».