Ancona-Osimo

I medici incrociano le braccia davanti alla Regione: adesione superiore all’80%

Le sigle sindacali chiedono un adeguato finanziamento del sistema sanitario pubblico e il rinnovo del contratto di lavoro. Talè: «Liste d’attesa, pronto soccorso e la modifica della delibera 1331 che riguarda la gestione dei centri diurni per disabili sono i tre temi su cui stiamo lavorando»

Sciopero di medici e dirigenti di fronte alla sede della Regione Marche

ANCONA – Medici e dirigenti sono scesi in piazza con un sit-in di fronte alla sede della Regione Marche. Le sigle sindacali unite di medici, veterinari e dirigenti sanitari si sono mobilitati di fronte a Palazzo Raffaello, a partire dalle 10.30, a difesa della sanità pubblica e contro «lo smantellamento del sistema sanitario nazionale in atto da oltre 10 anni».

«Le rivendicazioni sono le stesse ormai da anni ma finora nulla è successo e temiamo che poco succederà anche dopo questa iniziativa», ha detto Oriano Mercante, segretario di Anaao Assomed Marche, in riferimento alla giornata nazionale di sciopero indetta su tutto il territorio nazionale. Le sigle sindacali chiedono un adeguato finanziamento del sistema sanitario pubblico e il rinnovo del contratto di lavoro ma le speranze di ottenere delle risposte adeguate non sembrano molte. La mobilitazione che ha avuto un’adesione superiore all’80% anche se solo una parte dei 2.500 medici marchigiani ha potuto effettivamente astenersi dal lavoro essendo stato precettato per garantire i servizi minimi, riguarda soprattutto la politica ed il legislatore anche se, a livello regionale, qualcosa si può fare procedendo velocemente alla stabilizzazione dei precari, scongiurando la chiusura dei piccoli ospedali e dicendo stop al convenzionamento delle strutture private.

«Siamo poco considerati, sfruttati e sottopagati, però poi siamo indispensabili – ha detto Oriano Mercante – perché la gran parte di noi non hanno potuto esercitare legittimamente il diritto allo sciopero che è sancito dalla Costituzione. È stato molto bello però che anche alcuni cittadini abbiano partecipato alla mobilitazione e indossato con noi il camice bianco a tutela della salute di tutti».

Da sin. Fabiola Fini e Alessandra Moraca

«Il nostro è un grido di allarme – denuncia Fabiola Fini, vice segretario nazionale dello SMI – per una categoria che da anni è stata messa all’angolo. Chiediamo che venga garantito il sistema sanitario nazionale pubblico e vogliamo un contratto per i medici adeguato agli standard europei. Chiediamo formazione, più posti di specializzazione e che i giovani medici entrino nel sistema ospedaliero che ha tanto bisogno di nuove risorse. La politica dei tagli ha creato difficoltà nell’assicurare un servizio adeguato al cittadino che deve rimanere sempre al centro del sistema. Deve essere risolto il problema delle liste di attesa e stop al precariato. Serve una riorganizzazione del sistema del 118». «Rivendichiamo che il sistema sanitario nazionale non venga definanziato – spiega Alessandra Moraca, responsabile dirigenza medica per la regione Marche e responsabile delegato aziendale per gli Ospedali Riuniti di Ancona – e che rimanga pubblico. Per quanto riguarda il rinnovo del contratto che è fermo da 10 anni è opportuno che venga fatto perché i medici sono demotivati e la perdita economica è stata notevole in questi anni. Chiediamo quindi che i medici possano avere uno stipendio equiparato a quello dei colleghi europei. Chiediamo un impegno al governo per il rinnovo triennale del contratto 2019-2021 perché noi medici abbiamo bisogno di risposte rapide e risolutive».

Anna Grazia Cerioni

Della stessa idea Anna Grazia Cerioni, psicologa e psicoterapeuta, che lavora al Centro di salute mentale ad Ancona: «Chiediamo che la sanità funzioni meglio, servono più personale e una maggiore attenzione verso gli operatori. La categoria degli psicologi ha il numero maggiore di precari e quindi chiediamo che la stabilizzazione venga effettuata in tempi brevi. Ad esempio nell’area vasta 1 di Pesaro ci sono colleghi precari che dovevano essere stabilizzati nel 2008 e che ancora non si sa che fine faranno. Questa mancanza di turn over mette in grande difficoltà i cittadini perché le prestazioni che noi eroghiamo nel privato sono molto dispendiose e un trattamento psicoterapeutico può durare persino anni».

Roberto Connestari

«Ci sentiamo come se fossimo un costo – denuncia Roberto Connestari, segretario regionale Sinafo (sindacato dei farmacisti ospedalieri) – piuttosto che una risorsa. Il personale non aumenta e non ci danno le attrezzature e siamo costretti a lavorare sempre di corsa e non in maniera ottimale. Noi facciamo tante ore di straordinari e non ce le pagano. Ci sentiamo un peso».

I manifestanti sono stati poi ricevuti all’interno della sede della Regione Marche da Federico Talè, consigliere regionale e delegato dal Presidente Ceriscioli a seguire da vicino le questioni che riguardano il comparto della sanità.

Da sin. Federico Talè e Oriano Mercante

«Il sottofinanziamento – hanno detto i delegati di tutte le sigle Anaao Assomed, Cimo, Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn, Fvm Federazione Veterinari E Medici – Fassid, Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Coordinamento Nazionale Delle Aree Contrattuali Medica Veterinaria Sanitaria Uil Fpl, rivolgendosi a Talè – crea una sanità a due velocità, una per ricchi e una per coloro che non possono permettersi visite a pagamento. Questo rafforza la sanità privata e si assiste, anche nella nostra regione, alla chiusura di ospedali pubblici e al convenzionamento di cliniche private». Assunto l’incarico da circa un mese Federico Talè ha illustrato le priorità su cui la Regione Marche sta lavorando per soddisfare le esigenze della sanità regionale. «Liste d’attesa, pronto soccorso e la modifica della delibera 1331 che riguarda la gestione dei centri diurni per disabili sono i tre temi su cui ci stiamo concentrando in via prioritaria – ha detto Talè – con l’obiettivo di stabilizzare i precari come già accaduto per 1800 operatori, cercando risorse per nuove assunzioni e per finanziare la legge Balduzzi sul lavoro aggiuntivo».