Ancona-Osimo

Sciopero nazionale Tpl, il presidio davanti alla Prefettura di Ancona: «Nuovo contratto di lavoro e maggiore sicurezza»

Lavoratori e sindacati si riuniranno dalle 10 alle 12. «Inaccettabile il trattamento che ci riservano. Chiediamo misure urgenti, ricoprendo un ruolo essenziale per la popolazione»

Autobus

ANCONA – «Dispiace per l’utenza e per i disagi che si verranno a creare. Ma siamo allo stremo e sentiamo la necessità di riportare in piazza la voce un’intera categoria, che ricopre un ruolo essenziale nel tutelare il diritto alla mobilità delle persone. Che però, ai fatti, non ci viene riconosciuto: chiediamo un nuovo contratto di lavoro e maggiore sicurezza». La voce è quella di Andrea D’Inverno, delegato Rsu Filt Cgil e autista della società Conerobus nella vita di tutti i giorni. Le sue parole arrivano ad introdurre lo sciopero nazionale di domani, 1° giugno, delle lavoratrici e dei lavoratori del trasporto pubblico locale.

La manifestazione, che si svolgerà in contemporanea in altre città d’Italia, ad Ancona vedrà operatori e sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna protestare di fronte alla Prefettura, in piazza del Plebiscito. Il presidio si terrà dalle 10 alle 12. Successivamente una delegazione verrà ricevuta dal nuovo prefetto Darco Pellos. L’iniziativa è stata decisa per il mancato rinnovo del contratto di lavoro nazionale, scaduto oltre tre anni fa.

«Continuiamo a non ricevere risposte alle legittime richieste di miglioramento delle condizioni lavorative, sia normative che salariali», si legge nella nota di presentazione dei sindacati. Questo nonostante il comparto abbia garantito, pure durante la pandemia e con gli annessi rischi, un servizio determinante per la popolazione. «Malgrado gli sforzi, i sacrifici affrontati quest’anno dalle lavoratrici e dai lavoratori, e nonostante la disponibilità di più di 2 miliardi di euro stanziati dal Governo e destinati al settore (anche a salvaguardia della sostenibilità ambientale, sociale ed economica del Paese) le organizzazioni sindacali stanno ricevendo dalle rappresentanze datoriali proposte inaccettabili sul rinnovo del contratto – proseguono le sigle -. Le aziende non possono continuare ad ignorare le esigenze dei loro dipendenti e preoccuparsi esclusivamente di incrementare gli utili dei loro bilanci, che forse nei prossimi mesi appariranno meno catastrofici di quanto ci si aspetti. Di contro, molti dipendenti che, pur continuando a fornire il loro indispensabile contributo, sono stati sospesi dal lavoro e posti in cassa integrazione vedendo, come molti altri lavoratori nel Paese, drasticamente ridotto il proprio reddito».

E ancora: «Se l’atteggiamento delle aziende non cambierà, la protesta proseguirà con maggiore forza e convinzione, attraverso tutte le azioni consentite nella consapevolezza che, purtroppo, il disagio maggiore, oltre che sui lavoratori del settore, per il sacrificio economico che esse comportano, si ripercuoterà come sempre sulla cittadinanza». Nelle Marche sono interessati circa 1600 addetti, molti dei quali domattina in piazza. Come previsto dalla legge, saranno garantite le due fasce orarie 5,30-8,30 e 17,30-20,30. Per il resto i mezzi rimarranno fermi nei depositi e gli uffici chiusi, con il solo personale preposto durante i turni prestabiliti.

«Capite bene l’importanza del trasporto pubblico per le persone – prosegue Andrea D’Inverno -. Scioperiamo ma garantiremo ugualmente la mobilità. È impensabile che continuino a trattarci in questo modo. Per l’ennesima volta non siamo considerati. Dopo tre anni e cinque mesi che è scaduto il contratto di lavoro nazionale siamo ancora a zero. Questo perché, chi di competenza, non vuole assolutamente sedersi al tavolo per discutere del rinnovo. È doveroso fare lo sciopero. Non ci siamo mai tirati indietro, lavorando notte e festivi, a maggior ragione durante la pandemia. Non ci pesa, è il nostro lavoro. Ci pesano però le condizioni che ci pongono. Meritiamo di essere trattati in maniera corretta. Gli autoferrotranvieri sono esausti, chi vuole entrare in questo mondo ci rinuncia a priori, conoscendo la situazione. Un esempio? A Milano sono due volte che cancellano un concorso con 600 posti nel Tpl perché non si trovano persone disposte a lavorarci. I problemi sono tanti. Patenti costose e carichi di responsabilità enormi: è urgente un nuovo contratto di lavoro e garantire maggiore sicurezza ai lavoratori».

Aspetti sui quali insiste anche Luca Polenta della segreteria Filt Cgil Marche: «Il contratto collettivo va aggiornato, rivisto e vanno date garanzie ai lavoratori: non è più adeguato. Pensate, alcune indennità fanno riferimento agli anni ’70. Secondo aspetto: ci sono sempre più aggressioni, anche a seguito della pandemia, che ha alterato gli animi. Un autista non può aver paura di chiedere il titolo di viaggio o di invitare un utente ad indossare la mascherina, sapendo che rischia la pelle. Un possibile rimedio? Utilizzare figure preposte, come gli steward, che regolino il trasporto e garantiscano vigilanza. L’autista deve pensare solo a guidare. Il terzo tema è quello di realizzare un centro coordinato del trasporto, per migliorare la qualità del servizio e renderla più capillare. Saremo in piazza per tutte queste ragioni».