Ancona-Osimo

Scolmatori aperti, divieto di balneazione tra Palombina e Falconara. L’ira degli operatori: «Un’indecenza»

L'incubo senza fine: dopo la tempesta il divieto di balneazione. I titolari degli stabilimenti di Palombina e Falconara insorgono

Un cartello con il divieto di balneazione a Palombina
Un cartello con il divieto di balneazione a Palombina

ANCONA – E’ bastato il violento temporale di mercoledì pomeriggio 27 luglio per far piombare il litorale nord di Ancona nel solito incubo. Bagni vietati tra Palombina e Falconara. Ma anche nel tratto di mare al di sotto del Cardeto e sotto le piscine del Passetto ad Ancona. A comunicarlo è stato il Comune di Ancona. Il divieto dovrebbe restare in vigore al massimo per 48 ore, sempre che i primi rilevamenti dell’Arpam non segnalino il persistere dell’emergenza. Ma intanto gli operatori delle spiagge di Palombina e Falconara insorgono.

La rabbia

«E’ una vergogna – sbotta Paolo Cori, titolare dell’omonimo stabilimento – ogni estate sempre la stessa storia. E il dramma è che non si trova una soluzione». Gli operatori hanno più volte fatto presente il problema all’amministrazione comunale di Ancona, ma le soluzioni tardano ad arrivare. Intanto la balneazione resta vietata. «E ciò accade ogni volta che c’è un temporale – insiste Cori – siamo esausti». Sentimento condiviso anche dagli altri colleghi: «C’è il weekend in arrivo e siamo in queste condizioni – lamenta Claudio Fiorini Granieri, titolare del Tropical Beach – siamo sommersi di telefonate da parte di clienti che ci chiedono se si può fare il bagno». Ovviamente a risposta negativa arriva pure lo sfogo dei bagnanti. «Il problema sta diventando veramente importante – sottolinea Gianfranco Cirulli, titolare dello stabilimento Playa Solero e presidente dell’associazione bagnini di Palombina e Falconara – è ora che i Comuni interessati si muovano per trovare una soluzione».

Le soluzioni

Il Comune di Ancona aveva illustrato agli operatori un progetto per superare la criticità attraverso delle vasche di contenimento che avrebbero dovuto far confluire le acque reflue nella rete fognaria. «Progetto che c’è stato anche sottoposto, ma poi non se n’è saputo più niente» ribatte Fiorini Granieri. Oppure l’ipotesi di un’altra infrastruttura che attraverso delle apposite tubature convogli le acque reflue direttamente in mare ad oltre un miglio dalla costa come previsto dalle norme europee. «In altre località della costa adriatica sappiamo che questo tipo di soluzione è stato già adottato – incalza Cori – mentre qua siamo da punto e accapo ad ogni acquazzone». Intanto gli operatori si augurano di poter togliere la segnalazione di divieto di balneazione allo scoccare del weekend. Infatti entro 24 dall’emergenza l’Arpam deve eseguire un primo prelievo dell’acqua. Se l’analisi restituisce dati dentro i limiti, allora il divieto può rientrare. «Di solito avviene tutto tra le 36 e le 48 ore dall’istituzione del divieto – spiega Cirulli – se tutto va bene per venerdì, al massimo sabato l’interdizione verrà tolta». E quindi il weekend sarà salvo.