ANCONA – Scuola, cellulari vietati anche per uso didattico almeno fino alle medie: giusto o sbagliato? Per la psicologa anconetana Gloria Trapanese la nuova regola varata dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, è nella giusta direzione. Ma secondo la preside Cionchetti, dell’istituto comprensivo Ancona Nord, si tratta di «una vecchia normativa che è stata rispolverata».
«La normativa va rispettata, ma si rifà a una vecchia regolamentazione risalente al 2007 – spiega la dirigente Lorella Cionchetti, dell’Istituto Comprensivo Ancona Nord – Il telefono per uso personale, in classe, era inibito anche prima. Ora, lo si vieta anche per scopi didattici. Fino ad ora, lo autorizzavamo nel caso in cui gli strumenti scolastici per navigare in Internet non bastassero per tutti. Ora – continua la preside – grazie ai fondi derivanti dal Pnrr (il Piano nazionale ripresa e resilienza, ndr) stiamo allestendo spazi e predisponendo altra strumentazione per effettuare, ad esempio, ricerche sul web».
Quella firmata dal ministro Valditara è «una normativa che è stata rispolverata – dice – Da noi, ad ogni modo – riflette Ciochetti – gli alunni si sono sempre comportati bene. Quando entrano in aula spengono il telefono, lo tengono nello zaino e lo riaccendono all’uscita. Sì – ammette – alle volte è difficile far rispettare queste regole perché il cellulare forse viene visto dai come l’unico modo per rimanere in contatto con l’esterno e con il mondo durante l’orario scolastico». Nei prossimi giorni, Ciochetti chiamerà a rapporto i docenti per approntare una circolare da diramare a ridosso dell’inizio delle lezioni.
«Se la scuola può contribuire ad educare, beh dobbiamo farne tesoro», il commento della psicologa Trapanese, che prosegue: «L’argomento è ricco di sfaccettature e richiederebbe un approfondimento maggiore. Sono settimane che questa previsione normativa sta generando molte discussioni. Se sia giusto inibire lo smartphone all’interno del contesto scolastico? In linea generale – dice – non vedo nulla di sbagliato nel richiedere una sospensione dell’utilizzo del dispositivo digitale nelle ore scolastiche. Infatti, si sta riscontrando una serie di conseguenze a livello psico–fisico soprattutto per i preadolescenti e adolescenti che sono dei campanelli di allarme a cui non si può non guardare».
«Solo per citarne alcuni – continua – la dipendenza o il rischio di sviluppare una dipendenza dalla tecnologia, che è molto concreto e si manifesta con una serie di comportamenti, quali sbalzi d’umore, isolamento, perdita di controllo, ansia e depressione. Una dipendenza – fa l’esperta – che è favorita dal poter accedere allo smartphone ovunque ci si trovi e in qualsiasi momento della giornata. È facilmente intuibile che usare lo smartphone anche all’interno del contesto scolastico può in un certo senso incrementare casi di dipendenza dalla tecnologia».
«Questo aspetto però non è l’unico. C’è infatti pure l’isolamento ragazzo dal contesto sociale. Succede che Internet, il dispositivo mobile in sé, così come il facile accesso al social si trasformi spesso in un rifugio per i ragazzi. Soprattutto per i più timidi, coloro cioè che presentano tratti di timidezza tali che possono portare a una difficoltà nelle relazioni coi coetanei».
Secondo l’esperta, «l’isolamento, nei casi più gravi, può diventare una vera e propria malattia, che interessa anzitutto i preadolescenti. È chiaro che se un ragazzo giovane, inserito all’interno di un contesto scolastico, ha la possibilità di rifugiarsi anche nelle ore di lezione nello smartphone intrattenendo magari quelle che possono essere delle interazioni social, beh, arriverà a una compromissione a livello sociale molto importante».
C’è poi l’apprendimento da tenere in considerazione: «L’uso eccessivo dello smartphone può determinare un approccio superficiale all’approfondimento, una minore concentrazione e una maggiore tendenza alla distrazione. Se i ragazzi hanno sotto mano il dispositivo mobile anche per usi scolastici è molto facile che poi passino ad un uso più ludico e ciò può compromettere un adeguato apprendimento e una maggiore disattenzione (magari perché si ascolta la musica, si gioca, si rispondere ai messaggi a lezione)».
Il tutto col rischio di una maggiore disattenzione e di difficoltà di apprendimento. «La conseguenza è pure la minore capacità di rispetto nei confronti di altri. Famoso è il fenomeno che tutti conosciamo: il parlare con qualcuno mentre l’altro usa il telefono. Può essere utile insegnare ai ragazzi che in determinate circostanze, soprattutto quando c’è una figura adulta – un professore, un insegnante che presenta una lezione – è necessario fornire attenzione adeguata verso chi sta parlando».
In linea generale, per Trapanese, «la nuova normativa non è qualcosa di sbagliato rispetto al fatto che i poi ragazzi tornino a casa e riprendano in mano i tablet durante il pranzo o al pomeriggio. Sicuramente, anche dentro le mura familiari e casalinghe vanno fornite adeguate regole all’uso del telefono. Ma la scuola è un’istituzione educativa e se aiuta a educare dobbiamo farne tesoro».