ANCONA – «I test salivari nelle scuole sentinella? Un esperimento che rischia di rivelarsi fallimentare». La bocciatura al piano di monitoraggio dei casi covid nelle scuole sentinella, entrato da pochi giorni nella sua seconda fase, arriva da Riccardo Rossini, presidente di Anp, l’Associazione nazionale dei presidi.
Rossini parla di «bassa adesione fra i ragazzi» e, entrando nel vivo dei dati, fa notare che su 5.500 test eseguiti nelle 98 scuole sentinella è emerso un solo caso positivo al virus: per il presidente dei presidi marchigiani, quello testato è «un campione poco rappresentativo della popolazione studentesca» costituita da oltre 20mila studenti.
E il fatto che sia emerso un solo positivo, mentre «le classi in quarantena continuano ad aumentare», non sembrerebbe deporre a favore di un’attendibilità del piano di monitoraggio, in quanto per ora emergono solo «tamponi negativi».
Il piano prevede l’esecuzione di tamponi salivari molecolari, test poco invasivi e dunque adatti anche ai bambini più piccoli. Secondo Rossini, tuttavia, nonostante «il nobile tentativo», questo tipo di monitoraggio «condiviso con le associazioni sindacali e genitoriali si sta prefigurando fallimentare».
«Bisognerebbe avere il coraggio di rendere obbligatorio il Green pass anche tra gli studenti» in età vaccinabile (dai 12 anni in su), «non si capisce perché i ragazzi debbano avere il Green pass per entrare in discoteca, nei musei e nei cinema, ma non per andare a scuola, dove ci sono assembramenti giornalieri».
Il “capo” dei presidi delle Marche fa poi notare che il nuovo protocollo di contrasto al Covid, recentemente adottato a livello nazionale, il quale prevede test ripetuti nelle classi, «è una procedura troppo complessa» che con i contagi in crescita in maniera esponenziale vede saltare il tracciamento.
Inoltre sottolinea che per accedere a scuola docenti, bidelli, amministrativi, genitori e chiunque a vario titolo debba entrare a scuola, devono avere la certificazione verde, tutti tranne gli alunni, «ma così si rischia di non compiere il giro di boa necessario ad uscire dalla pandemia».
«Dobbiamo assolutamente evitare un nuovo lockdown – spiega -, solo nella mia scuola dall’inizio dell’anno ho avuto 19 classi in quarantena e negli ultimi giorni i primi tre casi positivi nella stessa classe, segno che le cose stanno cambiando velocemente».
Rossini fa notare, nella sua disanima, che la maggiore concentrazione di casi positivi fra gli studenti si ha «nelle prime e seconde classi» delle scuole medie, mentre dalle terze in su, quelle dove c’è «il maggior numero di studenti vaccinati contro il covid, si hanno pochi casi positivi». Proprio da questo dato l’idea di estendere il Green pass agli over 12.
In vista della definizione dell’esame di maturità, il presidente dei presidi, auspica per il ritorno alle prove scritte: «Lasciare l’esame ridotto sarebbe un errore – spiega -, le lezioni sono in frequenza, bisogna pensare positivo e tornare alla normalità». Secondo Rossini si rischia un «appiattimento» della preparazione degli studenti e inoltre con l’ultimo esame di maturità, eseguito sono in forma orale, si è visto «un numero di 100 e 110 e lode mai registrato» finora.
Il nodo della questione è il fatto che «con il solo esame orale, si conferma l’iter scolastico» degli studenti, e si rischia di «depotenziare» l’esame di Stato, rendendolo «un grande scrutinio». In questo modo, secondo Rossini, si va a perdere il «valore simbolico» della maturità che rappresenta «il primo esame nella vita degli studenti, quello che lascia il segno nella memoria di tutti».