ANCONA – Fa discutere e divide il mondo politico la proposta di legge di Fratelli d’Italia per la sepoltura dei feti. Il testo, presentato in Parlamento dal senatore Luca De Carlo, chiede di modificare l’articolo 7 del regolamento di polizia mortuaria nel quale la sepoltura del feto è discrezionale alla richiesta dei genitori, introducendo il diritto alla sepoltura anche senza richiesta formale della famiglia. Una procedura che riguarderebbe anche i bambini non nati di età inferiore alle 28 settimane di gestazione.
La proposta di legge inizialmente era stata presentata da De Carlo, più di un anno fa, alla Camera, poi con il passaggio del deputato al Senato, è stata presentata nei giorni scorsi anche a Palazzo Madama. Un documento che aveva ispirato anche una analoga proposta avanzata in Abruzzo, regione a trazione Fratelli d’Italia. A spiegare le motivazioni alla base della Pdl è lo stesso De Carlo.
«L’obiettivo – spiega il senatore – è quello di colmare un vuoto, una grandissima mancanza. Il feto è vivo anche a 28 settimane – afferma De Carlo -, per questo ha diritto ad una degna sepoltura: non deve finire nell’indifferenziata, indipendentemente dalle ragioni per cui non arriva a nascita. Non contesto, né vado a sindacare queste ragioni, e anzi, comprendo il dramma che c’è dietro ad un aborto, il mio è un approccio libertario, mi pongo dalla parte del feto».
Ad invocare che una proposta di legge analoga venga presentata anche nelle Marche è il Popolo della Famiglia che ha preso posizione sulla questione prima a livello nazionale e poi regionale.
Fabio Sebastianelli, coordinatore del Popolo della Famiglia delle Marche, lo chiede senza mezzi termini: «Si faccia anche da noi». Il partito, in base a quanto espresso dal leader nazionale Adinolfi, vorrebbe che la soluzione fosse applicata «in tutti i cimiteri d’Italia: serve a far riflettere, a ricordare che siamo un Paese che non fa più figli ma uccide appunto 70.000 bambini l’anno spesso per motivi che sono a dir poco futili».
Il Popolo della Famiglia torna a ribadire la necessità di ampliare i diritti delle donne «anche attraverso il reddito di maternità, ovvero il sostegno economico diretto per le donne che intendono partorire e dedicarsi alla crescita dei figli».
«Nelle Marche – aggiunge Sebastianelli- già nel 2015 è stato modificato il regolamento di polizia mortuaria obbligando ospedali e strutture sanitarie private accreditate a informare i genitori della possibilità della sepoltura per i feti. È stato fatto un primo passo, certo, ma non è abbastanza. Alla luce di quanto esposto, il Popolo della famiglia Marche invita il Governo della Regione Marche a formulare una proposta di legge che preveda la sepoltura obbligatoria dei feti che altro non sono che bambini, esseri umani, nel loro primo stadio di vita. Sepoltura che preferibilmente, per evitare costi alle famiglie, andrebbe fatta tramite convenzioni non onerose con associazioni di volontariato in grado anche (altro aspetto importante da non sottovalutare) di sostenere e aiutare le famiglie nella sofferenza del lutto».
Ma la proposta di legge del senatore di Fratelli d’Italia incontra una ferma opposizione da parte del mondo della sinistra. Duro il commento della consigliera regionale del Pd Manuela Bora, in prima linea nella difesa della Legge 194. «È una proposta choc, che per l’ennesima volta va a colpire l’autodeterminazione delle donne» afferma Bora, facendo notare che il testo arriva a poche settimane dalla legalizzazione dell’aborto nella Repubblica di San Marino.
Secondo Bora «è gravissimo» il fatto che nel «reinterpretare un regolamento cimiteriale, si voglia dare un giudizio morale fortemente negativo nei confronti delle donne che scelgono legittimamente di interrompere volontariamente la propria gravidanza. Ancora una volta si preferisce puntare il dito contro le donne che compiono una scelta molto sofferta, piuttosto che sostenerle in un momento di estrema difficoltà».
La consigliera dem parla di «scelta politica che rientra all’interno di un disegno dei movimenti “no choice”, quelli ai quali la Giunta Acquaroli strizza l’occhio, al punto da aver presentato una proposta di legge per la riforma dei consultori che non solo spalanca la porta a questi movimenti, ma addirittura concede loro la possibilità di utilizzare anche le strumentazioni pubbliche in maniera gratuita. Un provvedimento assolutamente incostituzionale e illegittimo, che voglio ben pensare non arrivi oltre».
Manuela Bora evidenzia che il disegno della «destra più estrema, che governa anche le Marche è quello di attaccare i diritti civili» delle donne come dimostra anche il mancato recepimento delle linee guida ministeriali per la somministrazione della pillola Ru486 nei consultori delle Marche. Insomma una destra che «procede a passo di gambero, riportando indietro le lancette dell’orologio di tanti anni, ma noi non glielo permetteremo» spiega, aggiungendo di aspettarsi «una grande mobilitazione». Bora infine fa notare anche le affermazioni dell’esponente trentino di FdI Luca Valentini contro la propaganda per la violenza sulle donne, auspicando da parte dell’Aula del Consiglio regionale delle Marche una presa di posizione.
Parla di «attacco subdolo alla legge 194» il senatore del Movimento 5 Stelle Mauro Coltorti: «È una proposta di legge che implicitamente mira a colpevolizzare le donne che scelgono l’interruzione di gravidanza. Si pensi ai casi in cui si scopre una malformazione che sarebbe incompatibile con la vita: si crede forse che la scelta sia semplice, indolore? Si pensa forse che le donne non soffrano già abbastanza quando per le più svariate ragioni decidono per un’interruzione di gravidanza? Sa il senatore De Carlo che ci sono donne che per superare il lutto di un aborto finiscono in terapia? Il testo della legge è vergognoso, oscurantista e ci riporta indietro al Medioevo».
Più possibilista invece Italia Viva, mentre è critico +Europa. «È un tema molto delicato che non va strumentalizzato, ma semmai va disciplinato con maggiore sensibilità» dichiara Piergiorgio Carrescia, membro dell’Assemblea Nazionale di Italia Viva. «In Italia il Regolamento di polizia mortuaria dispone che in caso di aborto spontaneo la famiglia, entro le successive ventiquattro ore, “deve” chiedere all’istituzione sanitaria la consegna dei resti fetali per avviarli a sepoltura. La madre o le famiglie però non si trovano in una situazione psicologica ideale per effettuare la richiesta che, talora, è presentata oltre i termini, quando cioè lo smaltimento del feto è purtroppo già avvenuto».
Carrescia ricorda che già nella scorsa legislatura «il tema era stato introdotto nella discussione politica con una Proposta di legge trasversale a prima firma dell’onorevole Vargiu, sottoscritta da deputati di diversa provenienza politica e culturale come gli onorevoli Binetti di area cattolica, Capezzone di estrazione radicale e parlamentare eletto nel centro destra, Walter Verini esponente del centrosinistra, ecc. Condivido quella proposta che non impone un obbligo ma afferma un principio di maggiore civiltà sanitaria invertendo la catena dei rapporti tra le famiglie e la struttura sanitaria, disponendo che sia l’Ospedale a raccogliere la volontà delle famiglie in merito al destino (consegna ai familiari per la tumulazione o smaltimento come rifiuti speciali) dei resti fetali. Occorrono soluzioni che tutelino la privacy delle madri e le sensibilità sia religiose sia non, dei familiari. Un tema così delicato non merita uno scontro ideologico».
Critiche le esponenti di Articolo Uno che parlano di «un altro tentativo di colpire, colpevolizzare le donne che ricorrono alla legge sull’interruzione della gravidanza» e pongono l’accento sull’«intervento impositivo delle aziende sanitarie». «Una Proposta illegittima e incostituzionale – affermano – . Articolo Uno manifesta tutta la sua ferma contrarietà alla proposta di legge di Fratelli d’Italia che offende le donne, continua a trasmettere il messaggio che l’aborto è un assassinio e di conseguenza che le donne che vi ricorrono sono delle assassine. Mette in discussione in modo ignobile e vile il principio di autodeterminazione della donna e non considera minimamente la sua sofferenza. Invece di aiutarla e sostenerla in un momento di grande fragilità la si vuole colpevolizzare. È veramente spregevole.
Non sembrano essere sufficienti a mortificare ingiustificatamente le donne che decidono di abortire i lunghi tempi di attesa, le procedure infinite, la presenza enormemente maggioritaria di obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie e le violenze psicologiche. La destra – concludono – continua in una campagna misogina dettata dall’odio nei confronti delle donne e nel disprezzo più totale delle leggi della Repubblica, confermate tra l’altro da un ampio consenso popolare».
Mattia Morbidoni coordinatore regionale di +Europa parla di «vile attacco alla libertà di scelta delle donne. Invece di stare vicino in un momento di difficoltà, Fratelli d’Italia vorrebbe metterle alla gogna scrivendo i loro nomi sulle lapidi – afferma – . Una proposta barbarica che mira a cancellare i diritti duramente conquistati in questi anni. La proposta di legge è già stata bocciata perché “Incostituzionale e illegittima” dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo. La proposta è infatti contraria alla legge 194, viola i principi costituzionali, gli articoli 8 e 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e 3 e 7 della Carta dei diritti dell’Unione Europea. Nonostante questo – prosegue – , il senatore De Carlo ha comunque deciso di presentare una proposta analoga in Senato e il governatore dell’Abruzzo, Marsilio, ha espresso un giudizio favorevole. +Europa è al fianco dei diritti delle donne e si batterà perché questa legge sia bocciata sia a livello regionale che nazionale».