Ancona-Osimo

Sequestro di persona a “Casa de’ Nialtri”, un testimone: «La donna non era chiusa dentro, prendeva il sole»

Parla così, al processo che vede imputato un tunisino di 28 anni, il teste della procura. È un volontario dei centri sociali che oggi è stato sentito in aula dopo le accuse di una 42enne romana che hanno fatto finire a giudizio l'ex fidanzato per maltrattamenti, lesioni personali e sequestro di persona. Fatti che sarebbero avvenuti in via Cialdini

Il tribunale di Ancona

ANCONA – «L’ho trovata in balcone che prendeva il sole, non era chiusa dentro la camera». Parla così, al processo del presunto sequestro di persona avvenuto a “Casa de’ Nialtri”, l’edificio della Regione, in via Cialdini, occupato anni fa dai centri sociali per dare un tetto agli immigrati, il teste della procura. È un volontario dei centri sociali che oggi è stato sentito in aula dopo le accuse di una 42enne romana che hanno fatto finire a processo l’ex fidanzato, un tunisino di 28 anni, per maltrattamenti, lesioni personali e sequestro di persona. La donna, che ha testimoniato sui fatti il 3 ottobre, aveva sostenuto che l’uomo la picchiava se non faceva il Ramadan e la lasciava chiusa in camera, nell’edificio di via Cialdini, senza possibilità di uscire. Questo durante una relazione sentimentale intercorsa tra i due da marzo a luglio 2015. Stando al teste dell’accusa però il quadro sarebbe tutt’altro.

«Quando sono entrato in quell’edificio – ha riferito il volontario davanti al giudice Paolo Giombetti – ricordo la donna, l’ho vista prendere il sole in costume, sul balcone, libera. Le ho anche chiesto chi fosse perché non l’avevo mai vista prima e lei mi ha risposto in malo modo. Poi ho chiamato il suo fidanzato, che era ospite della struttura, e mi ha detto che era una sua amica e che sarebbe rimasta qualche giorno». Il volontario ha poi spiegato come erano le porte dell’edificio parlando di lucchetti ma utilizzati al posto delle serrature visto che gli infissi erano molto vecchi e le serrature rotte. «La struttura ha porte d’ufficio – ha aggiunto il volontario – che anche se sono chiuse è facile aprire perché leggere. L’unica porta che veniva chiusa era quella dell’ingresso, la sera, per motivi di sicurezza. Durante il giorno tutte le porte restavano aperte». L’avvocato che assiste il tunisino, il legale Laura Antonelli che difende l’uomo insieme a Paolo Tartuferi, ha mostrato al pm e chiesto di mettere agli atti le fotografie delle porte fatte dentro la struttura di via Cialdini. Nelle immagini si vedono le porte a pannelli e vetri di “Casa de’ Nialtri”, con dei piccoli lucchetti esterni a mo’ di serratura. Prossima udienza il 14 febbraio quando verranno sentiti i testimoni della difesa e l’imputato che ha sempre respinto le accuse sostenute dalla 42enne.