Ancona-Osimo

Sergio Santomo, «Non abbandoniamo. Il nostro impegno forte come sempre»

L’Ambalt, che aiuta i bambini malati di tumore, rilancia e consolida la propria mission nel territorio marchigiano che dura sin dal 1984. Le parole del delegato anconetano

ANCONA – «Continuiamo ad essere presenti e radicati nelle Marche e proseguiamo con forza la sfida iniziata oltre trent’anni fa ed a essere vicini a tutti i bambini encoematologici e le loro famiglie. Questo affinché vengano loro garantite le migliori terapie, la necessaria capacità professionale di medici ed infermieri, l’ottimale trattamento nel rispetto della qualità della vita e della dignità umana e un adeguato sostegno sul piano sociale ed economico. Voci maligne sostengono che stiamo per abbandonare il campo: nulla di più falso, il nostro impegno resta forte come sempre e più di sempre». Lo afferma il delegato anconetano dell’Ambalt Sergio Santomo. Che spiega come l’associazione, nata nel 1984, «raddoppierà i propri sforzi, in futuro, continuando ad essere presente all’interno dell’Ospedale pediatrico di Ancona, a realizzare progetti di carattere oncologico a livello regionale, e a collaborare attivamente col mondo istituzionale e associazionistico marchigiano e nazionale».

Il responsabile dorico dell’onlus ricorda poi che, «sin dalla nascita l’associazione si propone di sostenere, sul piano psicologico e sociale la famiglia del bambino. E poi di promuovere la conoscenza relativa alla patologia oncoematologica pediatrica, diffondere corrette informazioni sanitarie, stimolare la formazione di personale medico specializzato, assistere le famiglie e armonizzare i rapporti tra queste ultime e quanti curano il bambino. Rafforzeremo di certo la nostra mission, tanto che abbiamo appena rinnovato il nostro sito».

L’Associazione, conclude Santomo, «È presente anche oltre i confini nazionali, partecipando al network del Kosovo Guariamoli.org, già attivo, con le associazioni che sono impegnate ad offrire una speranza di guarigione e di vita serena a tanti bimbi malati, vittime della guerra e della povertà. Questo è possibilie – aggiunge – attraverso l’organizzazione di viaggi in Italia per gli interventi chirurgici e le terapie mediche loro necessari e non possibili in patria. Si tratta di una rete di associazioni operanti nel medesimo ambito tecnologicamente attrezzato per trovare la soluzione di cura più veloce possibile per ciascuno di loro».