ANCONA – Il centro si svuota col calar del sole. Il corso principale un tempo si animava anche nell’infrasettimanale. Chi usciva dagli uffici si riversava nei bar per un aperitivo veloce e poi a casa. Qualcuno si dilungava nel più modaiolo apericena. Un ricordo, ormai, di un periodo che sembra fin troppo lontano. La fotografia del centro città oggi è impietosa: i bar costretti a chiudere a metà pomeriggio. «Non c’è nessuno in giro» esclama Michele Zannini, titolare del Caffè Giuliani.
La città fantasma
L’immagine è quella di una città fantasma. Complice il freddo, il dilagare dei contagi, la paura di contrarre il virus, fatto sta che da una certa ora in poi nelle vie principali del cuore di Ancona non circola più nessuno. Le insegne dei bar e dei negozi restano accese a tenere compagnia ad un silenzio inquietante. Ma qualcuno ha optato per una scelta più drastica: abbassare la serranda prima del normale orario di chiusura.
«È la prima volta nella storia della nostra attività – afferma tra lo stupito e il preoccupato Zannini – durante i giorni feriali stiamo chiudendo alle 17. Mentre prima andavamo avanti fino al servizio serale della cena». Il grido d’allarme serpeggia tra i tanti esercenti del centro città. «Al massimo facciamo 3-4 aperitivi la sera – racconta Francesca Grieco, titolare insieme al marito del Caffè Roma, in Piazza Roma – non ne vale la pena. Quindi abbiamo deciso di chiudere intorno alle 19». Stesso refrain in Corso Mazzini, dove all’inizio della via s’affaccia lo storico caffè Alla Tazza d’Oro: «Non andiamo oltre le 19 anche noi – afferma il titolare Flavio Zoppi – mentre una volta restavamo aperti anche durante la settimana per gli aperitivi».
Gli effetti della pandemia
Il motivo di questa morìa di affluenza è presto spiegata: un anconetano su due, praticamente, è bloccato in casa dal covid. O ha contratto il virus o è in autoisolamento per aver avuto contatti diretti con qualche positivo. «Ma c’è anche chi è talmente impaurito, che preferisce evitare i locali pubblici» continua Zoppi. Ma il colpo d’occhio, da una certa ora in poi, è veramente inquietante. «Corso Garibaldi è praticamente deserto – spiega Zannini – non conviene tenere aperta un’attività con tutti i costi che comporta. Se dovessi chiamare il personale anche per la cena e non fare nemmeno un coperto sarebbe una perdita importante. Così ho preferito far fare le ferie ai ragazzi e farci trovare operativi per quando arriveranno tempi migliori». Infatti l’auspicio è che, passato il picco dei contagi, si torni presto ad una normale routine. E se il virus si comporta come ha dimostrato negli ultimi due anni, da marzo in poi le cose dovrebbero andare nettamente meglio. Anzi, con i vaccini si spera anche prima. «Il fine settimana invece restiamo aperti ad orario continuato – riprende Zannini – venerdì, sabato e domenica facciamo servizio pieno dalla mattina al dopo cena».