Ancona-Osimo

«Sì alle critiche, no alla violenza»

L'Unione Sportiva Ancona 1905 prende posizione sulle tensioni fra squadra e tifosi, condannando quanto accaduto nei confronti dell'ad David Miani e di allenatore e giocatori

La formazione dorica

ANCONA – «In relazione agli accadimenti dei giorni scorsi ed agli articoli che ne sono seguiti, l’U.S. Ancona 1905 invita tutte le parti interessate ad evitare strumentalizzazioni. La Società ed i propri tesserati sono consapevoli di avere degli obblighi nei confronti di tutta la città di Ancona e, in particolare, dei propri sostenitori. Ma al tempo stesso si ritiene che anche chi ha veramente a cuore le sorti del “Cavaliere Armato” e della sua storia calcistica, debba avvertire lo stesso obbligo». Così si apre il comunicato stampa diramato dal sodalizio sportivo del capoluogo.

«Le contestazioni – si legge – devono sempre restare nell’ambito della civiltà e del rispetto nei confronti di chi, in ogni caso, mette il proprio impegno e le proprie risorse – ancorché non facili da reperire – per garantire un futuro alla Società, pur non essendo del territorio. Il diritto di critica si può certamente esercitare, ma nel caso di un’attività sportiva, nella quale entrano in gioco anche aspetti psicologici, questo deve essere volto esclusivamente alla costruzione e non alla distruzione. Nei giorni scorsi un nostro tesserato ha certamente sbagliato, nel comportamento assunto in Tribuna in occasione della Semifinale di Coppa Italia, ma il fatto è stato oggetto di esame tra Società e giocatore, perché così deve essere e restare. Peraltro, la Società ritiene che mai in questa stagione alcun tesserato aveva assunto comportamenti irriguardosi nei confronti della città e dei suoi tifosi, per questo motivo condanniamo ogni azione violenta, come quelle avvenute prima nei confronti dell’AD David Miani e successivamente nei confronti dell’allenatore, Giovanni Pagliari e dei suoi giocatori». Presentate inoltre denunce alla Polizia Postale rispetto ad offese e minacce di morte riportate sui social network.

«Riguardo poi alla presa di posizione pubblica assunta dall’A.I.C., attraverso il signor Damiano Tommasi, volta a tutelare la parte economica dei calciatori – si legge ancora nella nota stampa -, l’U.S. Ancona 1905 lo invita in Sede per ricevere ogni spiegazione sulla questione stipendi, anche allo scopo di evitare di uscire dalle proprie competenze. La Società invita infatti l’A.I.C. a restare concentrata sulla parte relativa ai calciatori, e a non entrare nel merito della restante gestione del Club sportivo. Si respingono infatti al mittente le considerazioni relative ai rapporti con custode e massaggiatore non pagati, maglie terminate e quant’altro. Inoltre, a coloro che affermano che la Società è assente, ricordiamo alcuni elementi essenziali. La Società è stata rilevata in ottobre, quando si trovava sull’orlo del baratro a causa di una mancata capitalizzazione. In questi mesi, si è lavorato in silenzio per cercare di sistemare ogni cosa, nonostante che dopo  l’acquisizione delle quote fossero emerse problematiche economiche non previste».

Oggi l’Ancona 1905 non è una Società in default, si sottolinea dalla dirigenza, «a differenza di come qualcuno vorrebbe dipingerla. Entro il prossimo 30 giugno la Società sarà sistemata dal punto di vista economico e, in ogni caso, sarà fatto ogni sforzo per conquistare la salvezza, il che sarebbe importante come vincere il campionato. Già due volte l’Ancona ha dovuto fare i conti con dei fallimenti, ma si può stare sicuri che non si darà soddisfazione a chi già – a dieci giornate dalla fine del campionato – recita il “de profundis”, magari beandosi se le cose vanno male. Basta con il disfattismo, a fine campionato ci sarà tempo e modo per spiegare quali sono le ragioni perché non sono stati onorati certi impegni, ma adesso stringiamoci attorno alle sorti del “Cavaliere Armato”. Chi ama davvero l’Ancona ci aiuti a superare questo momento: mancano dieci finali, giochiamole insieme,  e ritroviamo l’orgoglio: Società, Squadra, Tifosi e Ambiente per la maglia, per il passato, per il futuro. Che ci sarà, anche dopo il 30 giugno 2017».

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